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All'Occidente e ai suoi governi è «richiesta una nuova visione, è necessario riconcepire l'economia, per far sì che le persone possano riconcepire anche la loro vita lavorativa. I governi si concentrino non solo sul focus dei successi materiali» perché «l'impresa principale è quella di creare qualcosa di nuovo». Così Edmund Phelps, premio Nobel per l'Economia nel 2006 e director del Center on Capitalism and Society della Columbia University, nel corso della sua conferenza al Festival dell'economia di Trento dal titolo «L’innovazione che viene dal basso, non calata dall'alto» alla luce della fase post-pandemica.
«Quando c'è più dinamismo – spiega l'economista – la società cresce di più» ma «i valori sono soggetti al cambiamento. Dal 1970 in poi, l'innovazione è diminuita, prima in Germania, poi in Uk e, successivamente, in Italia, Usa e Francia. E come risultato il tasso di crescita della produttività ha rallentato fortemente a partire dal 1995. C’è stato un livello di crisi a causa della mancanza di innovazione» e «il costo economico provocato dalla perdita di innovazione in Occidente, la nuova stagnazione colpisce i lavoratori che credevano che la loro retribuzione sarebbe aumentata nel corso del tempo. Anche i nuovi capitali sono stati scoraggiati da questa situazione, dal 1973 fino ai decenni successivi». Da questo punto di vista, ripete più volte, «la grande perdita di innovazione interna potrebbe aver portato a una perdita considerevole di opere, lavori, che si legavano alla soddisfazione personale. I lavoratori impegnati in nuovi prodotti e nuove tecnologie potrebbero essersi sentiti privati di premi e soddisfazioni legati al loro lavoro».
Ma quali forze – si chiede Phelps rivolto alla platea – hanno causato questo calo di innovazione? «Ci sono molte persone che negano questa cosa» mentre alcuni «potrebbero attribuire questa perdita di innovazione alle minori scoperte scientifiche, altri l'hanno associata alla corruzione». Phelps fa come esempio quello dell’home working negli Usa: «Molti lavoratori lo fanno, questo suggerisce che molti non hanno premi, gratificazioni, non partecipano a team, quindi vediamo questo cambiamento nell'innovazione rispetto al passato. E quindi – sintetizza – la crescita e i valori sono collegati, abbiamo una contrazione nei valori moderni» che porta a «una perdita della crescita».
In conclusione, ribadisce, «abbiamo bisogno di una società migliore per avere un’economia migliore, ma la nostra società ha dei problemi». Da qui il suo invito ai leader occidentali a «una nuova visione per riconcepire l’economia. Immagino economia che sia in gran parte uno spazio esplorativo, con studi creativi per esplorare nuove cose e in questo nuovo modo anche il lavoro è davvero coinvolgente».
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