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Phoebe Philo, debutta il brand della designer britannica. Pochi capi e senza stagione

È finita l’attesa delle adepte di Philo che aveva lasciato Céline nel 2018: la designer accelera sulla crudezza, produce pochi pezzi e promuove un’idea di permanenza responsabile

di Angelo Flaccavento

Un’immagine dal sito appena lanciato

2' di lettura

Alle ore 16.05, l’email ufficiale - previa iscrizione al sito: phoebephilo.com is now open. L’attesa estenuante, durata mesi dalla registrazione del dominio, e anni dalla separazione tra Philo e Céline, che nel 2018 ha lasciato sbigottite e affrante orde di Philophiles, è finalmente terminata. Le adepte del culto di Phoebe, del suo modo intelligente di creare una estetica nella quale le donne si riconoscono, con quel tocco unico nel catturare la fantomatica, inafferrabile coolness cui tutti aspirano e che in pochi sanno cosa sia, hanno di che gioire: Philo riprende esattamente dove aveva lasciato, accelerando sulla crudezza, aggiungendo una certa ruvida sfrontatezza. Sull’etichetta, discreto come non mai, adesso c’è il suo nome, e l’operazione nasce con il parziale sostegno di LVMH.

Prodotta in piccole quantità - volutamente inferiori alla domanda - e rilasciata in drops periodici esclusivamente attraverso il sito - questo è l’edit A1 - la collezione non ha stagione e promuove una idea di permanenza. In questo senso, è responsabile, e presenta una varietà di stili, attraverso abbigliamento e accessori inclusi occhiali da sole e gioielli, adatti a diversi tipi fisici e occasioni. Tutto torna, ma il senso di urgenza cui Philo ci ha abituati è in larga parte assente.

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Rifacendo se stessa, anche nella frontalità senza fronzoli dello stile fotografico - non lavorando però più con Juergen Teller pur scimmiottandolo - Phoebe Philo non è poi troppo diversa dai tanti imitatori - inutile fare i nomi, tanto siedono ad ogni altezza dello spettro modaiolo - che in questi anni hanno cercato di occupare il vuoto da lei lasciato. Altrettanto visto è il gusto per il pastiche di molte cose, con aperture però inattese, come certe silhouette che ricordano la pelle di Claude Montana, e una fisicità potente che molto omaggia la bodybuilder in stiletto Lisa Lyon, da poco scomparsa.

È un collage che sa tanto di questo momento confuso, e che in questo senso è un caveat anche per una creatrice di tal portata: non si può fare tutto da soli, chiudendosi nel proprio mondo. Non sorprende che il primo pezzo ad andare sold out sia il solo veramente potente: un collier d’argento che recita la parola MUM, rivendicazione di una condizione, la maternità, che Philo ha anteposto a tutto, anche alla carriera, e che risulta detonante in un contesto di moda cosí astrattamente muscolare.

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