ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùSalute

Piano anti-obesità del governo: lo sport potrà essere prescritto dal medico

Secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci «praticare regolarmente attività fisica è l’ulteriore leva su cui possiamo agire per contrastare la sedentarietà»

di Nicola Barone

(Olivier Le Moal - stock.adobe.com)

4' di lettura

Secondo le ultime stime relative al 2020 un miliardo di persone, cioè una su sette, convivono con l’obesità, e nel 2035 saranno quasi 2 miliardi, quasi uno su quattro degli abitanti del nostro pianeta, tra cui 400 milioni di bambini. Le proiezioni nel tempo raccontano di una marcia costante e impetuosa, meritevole di un cambio di approccio rapido e sostanziale. Per l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica mondiale. Il discorso vale naturalmente anche per l’Italia, ed è alle contromisure che si lavora a più livelli.

Schillaci: la chiave di volta è la prevenzione

I numeri corrono al punto che sta prendendo corpo l’idea di realizzare un Programma nazionale che comprenda anche modalità di prescrizione dell’esercizio fisico e di erogazione sul territorio nazionale. È ciò a cui ha fatto riferimento il ministro della Salute Orazio Schillaci, in occasione della presentazione della giornata mondiale dell’obesità prevista il 4 marzo. La soluzione allo studio sarebbe di intervenire attraverso i Livelli essenziali di assistenza (Lea) garantendo così l’esigibilità delle prestazioni. Per Schillaci si tratta di «una sfida importante, da affrontare insieme e la chiave di volta è la prevenzione, incoraggiando l’adozione di stili di vita salutari a partire da una corretta e sana alimentazione e dal contrasto alla sedentarietà».

Loading...

La portata del fenomeno

In Italia sono 6 milioni le persone con obesità, circa il 12% della popolazione adulta, secondo dati del quarto Italian Barometer Obesity Report, presentato lo scorso 29 novembre. Nel nostro Paese le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni, ovvero più del 46% degli adulti (oltre 23 milioni di persone), e il 26,3% tra bambini e adolescenti di 3-17 anni (2 milioni e 200mila persone). «Considerare l’obesità una priorità sociosanitaria» è anche la richiesta contenuta in una lettera firmata dai presidenti dell’Intergruppo parlamentare obesità e diabete e dai rappresentanti della comunità scientifica e dei pazienti, che sottolineano la dimensione del fenomeno nel nostro Paese.

Sale spesa pubblica per malattie correlate

Esiste una stretta correlazione «con lo sviluppo di malattie croniche non trasmissibili come il diabete, le malattie cardiovascolari e i tumori, responsabili, a loro volta, di un alto numero di decessi e di anni vissuti in cattiva salute, con un aggravio notevole dei costi sanitari e sociali, ha spiegato ancora Schillaci, evidenziando che «la spesa pubblica per malattie correlate e prevenibili continua a crescere: siamo a 67 miliardi, è evidente, quindi, che ridurre l’obesità significa contrastare l’insorgenza di queste malattie migliorando lo stato di salute nella popolazione e la sostenibilità economica del sistema».

Le azioni in corso, Regioni attivate

Il ministero della Salute è impegnato in strategie nazionali con un ruolo attivo delle Regioni, in coerenza con gli obiettivi del Programma “Guadagnare salute” e del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025. Questo prevede, quale strategia per ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie croniche non trasmissibili, la promozione di corretti stili di vita nella popolazione e nei soggetti a rischio e identifica il contrasto all’obesità e sovrappeso, la riduzione dell’inattività fisica e della sedentarietà, l’aumento del consumo di frutta e verdura, la riduzione del consumo eccessivo di sale come “Linee strategiche di intervento” che tutte le Regioni devono perseguire nei Piani Regionali della Prevenzione. Strategie in cui, per il ministro, è importante anche il supporto dei medici di famiglia e dei pediatri per contribuire a promuovere l’adozione di stili di vita sani da parte di bambini, adulti e anziani.

Piano nazionale delle malattie croniche

«Se non affrontiamo l’obesità, la spesa medica per il trattamento delle malattie che ne derivano finirà per condizionare le generazioni future con importanti conseguenze negative sul sistema sanitario e sulla nostra società tutta», avverte Andrea Lenzi, presidente Open Italy e presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (Cnbbsv) della presidenza del Consiglio dei ministri. «È giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete alle persone con obesità e soprattutto che coinvolgano e siano disponibili per l’intera popolazione, partendo - ricorda Lenzi - dalla inclusione dell’obesità nel Piano nazionale delle malattie croniche (Pnc), a cui stiamo lavorando nella Cabina di regia del Pnc al ministero della Salute, al fine di aumentare il supporto e anche per diminuire le disuguaglianze di accesso alle cure sul territorio».

Medici di famiglia in linea, trattamento fondamentale

La proposta trova consenso tra i medici di famiglia. «È un’iniziativa lodevole quella del ministro ma noi lo facciamo da 20 anni - spiega Claudio Cricelli presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) -, abbiamo già fatto addirittura il ricettario per la prescrizione dell’attività fisica secondo dei criteri che vanno in base all’età, al sesso, alle patologie». Il problema è «che queste cose le fa la società scientifica e naturalmente vengono considerate iniziative d’elite ma l’attività fisica per noi è un trattamento preventivo e terapeutico fondamentale. Il movimento fisico addirittura probabilmente impatta su patologie cardiovascolari, diabete e metaboliche forse più anche dell’alimentazione».

Pediatri: nostro impegno promozione di corretti stili di vita

Anche la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) plaude alle dichiarazioni del ministro Schillaci sull’importanza della prevenzione intesa come corretta e sana alimentazione e contrasto alla sedentarietà. «Noi pediatri siamo quotidianamente impegnati nell’educazione sanitaria delle famiglie affinché i nostri ragazzi possano crescere sani. La promozione e il sostegno all’adozione di corrette abitudini, fin da piccolissimi, è parte integrante del Dna della nostra Professione», spiega il presidente Antonio D’Avino. «Attraverso i cosiddetti “Bilanci di Salute” i pediatri di famiglia realizzano periodicamente visite programmate che coinvolgono i bambini dalla nascita fino all’adolescenza. Il pediatra di famiglia, insieme ai genitori, valuta lo sviluppo e la salute complessiva dei più piccoli, ma anche lo stile di vita, inteso come alimentazione e attività fisica e/o sportiva. Non possiamo che esprimere al ministro della Salute la piena disponibilità e supporto dei pediatri di famiglia per un confronto operativo al fine di rafforzare le strategie per promuovere la prevenzione in età pediatrica e adolescenziale».

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti