Vaccini, piano da rivedere senza altre dosi Pfizer. È caos regioni
Dopo lo stop ad Astrazeneca per gli under 60, Lombardia e Emilia Romagna chiedono più scorte di Pfizer.
di Andrea Gagliardi
I punti chiave
5' di lettura
L’ultimo atto ufficiale è stato il parere con cui l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la vaccinazione mista per gli under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di AstraZeneca, ma le Regioni continuano ad andare in ordine sparso. Chi si adegua alle indicazioni e chi continua a dire no al mix di vaccini; chi sospende i richiami con i farmaci a mRna al posto di Astrazeneca finché non avrà garanzie su ulteriori forniture e chi lascia la possibilità di scegliere se avere o meno la seconda dose con il farmaco anglo-svedese anche se si hanno meno di 60 anni. Quanto a J&J è raccomandato agli over 60 (solo in alcuni casi limitati potrà continuare a essere somministrato anche agli under 60). Ma alcune regioni come la Puglia e la Campania hanno deciso in via precauzionale di sospenderne la somministrazione alla popolazione under 60.
I fronti aperti dalle Regioni
Insomma, i territori continuano a non avere una linea comune anche dopo la circolare del ministero della Salute che ha dato indicazioni perentorie: il vaccino di Astrazeneca va somministrato solo agli over 60, mentre chi ha meno di sessant'anni e ha già fatto una dose del siero a vettore virale dovrà fare la seconda con Pfizer e Moderna. Non solo. Le Regioni aprono un nuovo fronte: con i vaccini a vettore virale ormai marginali servono più dosi di Pfizer e Moderna per non rallentare la campagna e raggiungere l’immunità di gregge a settembre.
Il risultato è il caos, che si va ad aggiungere alla confusione e alla perdita di fiducia da parte dei cittadini provocata dall’apertura al mix sui vaccini - sul quale le posizioni degli esperti sono tutt’altro che granitiche - e dall’ennesimo cambio di rotta, il quarto dall’inizio dell’anno, su Astrazeneca imposto dagli esperti alla luce delle nuove evidenze scientifiche e del miglioramento della situazione epidemiologica. Una confusione confermata nella nota con cui l’Ema, parlando di “disinformazione” e ribadendo che il vaccino di Astrazeneca «resta autorizzato per tutta la popolazione».
Speranza: indicazione perentorie, i territori si allineino
Il governo dal canto suo scandisce che la linea non cambia. Prima il ministro della Salute Roberto Speranza e poi il presidente del Consiglio Mario Draghi hanno ribadito che la linea da seguire sui vaccini è una sola ed è quella indicata dall’esecutivo. «Le nostre indicazioni - dice Speranza - sono perentorie e devono essere seguite. Non è un dibattito politico, non è un presidente del consiglio, un ministro o un presidente di regione che decide: la comunità scientifica internazionale ha dato indicazioni su Astrazeneca che sono cambiate sulla base delle evidenze scientifiche e noi dobbiamo seguirle». Una presa di posizione che ha l’obiettivo di stoppare le polemiche sugli open day e i dubbi dai presidenti che si sono trovati a dover rivedere l’organizzazione della campagna dopo il cambio di rotta, il quarto, sul vaccino di Astrazeneca.
Figliuolo: bilanciate dosi in 11 regioni
«Stiamo riprogrammando insieme alle Regioni, dando supporto nelle riprenotazioni e andando bilanciare con riserve strategiche. Abbiamo bilanciato con undici regioni per mitigare i disagi ai cittadini». Così il Commissario per l’Emergenza Covid, Francesco Figliuolo è intervenuto sulla riprogrammazione delle somministrazioni alla luce delle nuove disposizioni sugli under 60.
Il parere dell'Aifa
Con un parere pubblicato il 14 giugno una parola definitiva sul mix di vaccini è infatti arrivata dall'Aifa che ha approvato la vaccinazione mista per gli under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di vaxzevria, il siero di AstraZeneca. «Sulla base di studi clinici pubblicati nelle ultime settimane, la Commissione tecnico scientifica dell'Aifa - si legge - ha ritenuto, a fronte di un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e un buon profilo di reattogenicità, di approvare il mix vaccinale (prima dose con Vaxzevria e seconda dose con Comirnaty o, per analogia, con il vaccino Moderna)».
Lo strappo della Campania
Le Regioni hanno fatto fatica ad adeguarsi. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca si è subito messo di traverso. E ha stoppato i richiami facendo sapere che non avrebbe dato seguito all’indicazione di vaccinare con Pfizer e Moderna gli under 60 che hanno avuto la prima dose di Astrazeneca. Poi, però, il dietrofront. All’indomani del parere dell’Aifa fonti della presidenza della Regione hanno fatto sapere che la Campania farà ripartire dal 16 giugno i richiami per i cittadini che hanno fatto la prima dose di vaccino contro il covid19 con Astrazeneca. E che i convocati sotto i 60 anni riceveranno la dose eterologa con Pfizer o Moderna, mentre coloro che hanno oltre 60 anni avranno il richiamo di Astrazeneca.
Possibilità di scelta in Puglia
Anche la Puglia si è mossa in autonomia. La regione, sostiene Michele Emiliano, seguirà le indicazioni del governo e però, «chi volesse fare la seconda dose con Astrazeneca avrà questa possibilità, fermo restando che l’atto della vaccinazione è l’atto del singolo medico che valuterà caso per caso».
Lombardia ed Emilia Romagna: servono più dosi Pfizer
La Lombardia continua invece a tergiversare da tre giorni. Prima ha detto no al mix salvo poi fare marcia indietro, ma i richiami non sono ancora partiti. Il perché lo spiega il presidente Attilio Fontana: servono più dosi di Pfizer e Moderna. «Appena sapremo cosa ci risponde il governo, sia sulla fornitura di eventuali dosi aggiuntive sia sulla conferma delle modalità, noi potremo stabilire una data». E ancora: «Dovremmo rivedere tutta la programmazione, perché le dosi destinate al richiamo Pfizer erano destinate solo a chi aveva fatto la prima dose Pfizer. Quindi o arrivano dosi in più o dovremo rivedere la programmazione». E più dosi dei due farmaci a mRna le chiedono anche quelle regioni che hanno annunciato si atterranno alle indicazioni governative: l’Emilia Romagna, che deve fare i richiami a 40mila persone e per questo «servono più scorte». E il Lazio, che ha riportato il richiamo di Pfizer e Moderna da 35 a 21 giorni.
E le altre regioni che fanno? La Liguria si è adeguata. E si sono allineati la Toscana, il Piemonte - dove la buona notizia è che in un’ora sono andate sold out tutte le prenotazioni per gli open day riservati ai giovani da venerdì a domenica, segno che la voglia di normalità tra i ventenni prevale sulle paure - il Veneto.
Scorte appena sufficienti
Per il premier Draghi bisogna tornare a correre e «portare a termine la campagna nel modo migliore possibile» visto che Figliuolo ha garantito che da qui a fine settembre arriveranno circa 55 milioni di dosi Pfizer e Moderna. Sempre se, come ha ammesso lo stesso Commissario, non ci saranno nuovi intoppi. Figliuolo, ad esempio, ha detto che entro fine settembre attende 6,5 milioni di dosi di Curevac ma stando alle parole del coordinatore della task force dei vaccini dell’Ema Marco Cavaleri, l’esame del vaccino da parte dell’Agenzia potrebbe essere possibile «verso la fine dell’estate». Dunque i tempi sono strettissimi. E c’è sempre un’incognita: i 3,5 milioni di over 60 ai quali non è stata ancora somministrata la prima dose accetteranno di vaccinarsi? Se decideranno di farlo, accetteranno di vaccinarsi con Astrazeneca o Johnson&Johnson? Non fa ben sperare il fatto che in pochi si siano presentati il 12 giugno all’Open Day Astrazeneca riservato a Bergamo a 4 mila over 60 anni.
L’incognita varianti
Ma i problemi non sono finiti: la possibilità di dover fare in autunno una terza dose si fa sempre più concreta come conferma l’Ema e dunque bisognerà mettere a punto l’ennesimo piano. Senza contare che le varianti, lo dimostra quanto sta avvenendo in Gran Bretagna, potrebbero scombinare di nuovo tutti i piani. Ed infatti Draghi non esclude che se nell’isola i contagi continueranno a salire, l’Italia potrebbe rimettere la quarantena per chi arriva dall’Inghilterra. Il che significherebbe dire addio ai turisti.
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