Piantedosi: la sicurezza si fa anche educando i giovani. Non esistono obiettivi irraggiungibili
C’è un programma importante sulla ridestinazione a scopi benefici dei beni confiscati
I punti chiave
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È iniziata al Castello medioevale di Caivano la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto di Napoli Claudio Palomba. Alla riunione prende parte il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in precedenza ha visitato a Napoli la sede della Fondazione ’A voce d’e creature’ di don Luigi Merola. Presenti alla riunione del comitato a Caivano anche il neo procuratore di Napoli Nicola Gratteri e il capo della Polizia Vittorio Pisani.
I carabinieri scoprono armi e droga in un casolare
In questa giornata i carabinieri di Caivano hanno scoperto un arsenale di armi e droga in un casolare, murato all’interno delle pareti. Fra mattoni e cemento c’erano 10 chili di droga, armi da guerra e munizioni, scoperti grazie all’uso di un metal detector. Due persone sono state arrestate. Sequestrate quattro pistole con matricola abrasa cariche di munizioni (Una glock, una beretta 92FS, una beretta 98FS, una tanfoglio 21) e una mitragliatrice Scorpion. Quasi 600 proiettili di vario calibro, 6 chili e mezzo di hashish, 2 chili e 300 grammi di cocaina e quasi un chilo di marijuana.
La sicurezza si fa anche educando i giovani
«La sicurezza dei cittadini non si assicura solo con la pur positiva e apprezzata attività delle forze di polizia, ma anche sollecitando la cosiddetta coesione sociale, educando i giovani e con iniziative come questa» ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in visita a Napoli alla Fondazione “A voce d’e creature”, rispondendo alle domande dei bambini che frequentano la struttura fondata da don Luigi Merola in un bene confiscato alla criminalità organizzata. «Cercheremo sicuramente di sostenere sempre al meglio iniziative come questa. La criminalità si nutre con la disperazione delle persone, con l’emarginazione, l’abbandono, la convinzione di alcuni giovani di pensare di essere destinati a una vita di criminalità. Bisogna vivere situazione come queste per capire che esistono reti possibili, squadre possibili».
Fondi per beni confiscati mai troppi
«Fondi per i beni confiscati? Ce ne sono già, sono già abbastanza. Certo non sono mai troppi, ma sicuramente daremo massima attenzione», ha detto Piantedosi, dalla sede della Fondazione che è un bene confiscato alla criminalità organizzata. «Sono qui non solo per testimoniare qualcosa che si è fatto - ha aggiunto Piantedosi - ma anche per proiettarlo verso quello che si può e si deve fare. Noi abbiamo un programma importante, per esempio sulla ridestinazione a scopi come questi dei beni confiscati. Poi ci vogliono molte persone come don Luigi che vogliono e sappiano fare questo».
Non esistono obiettivi irraggiungibili
«Cercheremo sempre di sostenere sempre iniziative come queste», ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in visita alla fondazione ’a voce d’e creature’ a Napoli. Rivolgendosi ai ragazzi presenti il ministro ha «detto che non esistono obiettivi irraggiungibili» e li ha invitati a dire ad altri l’esperienza che stanno facendo. «La vostra determinazione - ha detto Piantedosi ai ragazzi - deve essere solo sollecitata da contesti come questo, deve scattare la scintilla, deve scendere la scintilla come lo spirito santo perché quanto c’è di buono in voi possa esprimersi. Esperienze come questa che hanno capienza limitata possono moltiplicarsi attraverso la testimonianza».
Don Merola, visita Piantedosi significa che Stato crede in noi
«La presenza delle istituzioni è importante perché noi non siamo isole, non possiamo camminare da soli», ha detto don Luigi Merola, parroco ’anticamorra’ e presidente della Fondazione ’A voce d’e creature’, con sede in un bene confiscato in via Piazzolla al Trivio a Napoli. Il ministro in fondazione, ha aggiunto don Merola, «significa non solo che lo Stato crede nel nostro metodo, ma significa anche mettere una mano sulla nostra spalla e dirci che non siamo soli. Finora siamo andati avanti solo con finanziamenti privati, ma ci auguriamo che lo Stato sostenga concretamente i beni confiscati. Questa villa l’abbiamo ristrutturata noi, ci sono voluti più di 300mila euro, abbiamo fatto un campo di calcetto. Basta poco per salvare la città, non è vero che non si può».
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