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Piantedosi: pressione migratoria fortissima. «C’è il rischio di radicalizzazioni islamiste»

L’aumento del flusso proveniente dalla Tunisia è circa il 376% rispetto all’anno scorso (con 91.000 migranti sbarcati)

di Nicola Barone

Migranti, Piantedosi: Ad oggi arrivate oltre 140mila persone

4' di lettura

«Uno dei principali fattori scatenanti dei flussi migratori è costituito dai conflitti armati. E in questo momento alle porte dell’Europa ce ne sono due, la guerra in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese, entrambi incerti e suscettibili di provocare un impatto sulle dinamiche dei flussi. Senza dimenticare che il conflitto in Medio Oriente reca con sé anche il rischio di innescare radicalizzazioni islamiste come solo pochi giorni fa è avvenuto in Francia con l’assassinio di un insegnante da parte di un fanatico islamista e ieri sera a Bruxelles con l’uccisione di due cittadini svedesi». Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in un’informativa alla Camera.

Fortissima pressione dei migranti

Ad oggi quest’anno sono arrivate via mare 140.586 persone, mentre nello stesso periodo degli anni 2021 e 2022 ne erano arrivate, rispettivamente, 49.764 e 75.833. «Da molti mesi stiamo subendo una fortissima pressione migratoria attraverso il Mediterraneo centrale, diretta verso l’Italia e quindi verso l’Europa», spiega il ministro secondo cui l’aumento del flusso proveniente dalla Tunisia è circa il 376% rispetto all’anno scorso (con 91.000 migranti sbarcati), mentre si osserva una diminuzione di quello proveniente dalla Libia di circa il 4% (con 38.250 migranti).

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Intensificate relazioni bilaterali con Tunisia

«Anche sulla base di questa evoluzione dei flussi migratori - aggiunge Piantedosi - il Governo ha, pertanto, intensificato le relazioni bilaterali con la leadership tunisina facendosi interprete, in tutte le sedi internazionali, delle necessità di un Paese che vuole collaborare lealmente nella lotta all’immigrazione illegale ma è soffocato da una crisi economica fortissima. Credo, quindi, che sia interesse di tutte le parti realizzare rapidamente i contenuti dell’accordo stipulato tra Ue e Tunisia, nella conclusione del quale l’Italia ha giocato un ruolo determinante».

94mila arrivi a Lampedusa nel 2023

A Lampedusa sono sbarcate, dall’inizio dell’anno al 6 ottobre, oltre 94mila persone pari a circa il 70% del totale delle persone arrivate in Italia via mare nel corso del 2023. «Da un’isola di circa 6.000 abitanti, posta al centro del Mediterraneo - ricorda il ministro - abbiamo trasferito 64.051 persone nel solo periodo dall’1 giugno al 30 settembre. Nello stesso periodo è stata registrata una media di 1.214 presenze giornaliere, con un picco di 6.344 il 13 settembre. Tuttavia, l’impatto delle iniziative adottate per il potenziamento del dispositivo di trasferimento ha consentito già il 16 settembre di ridurre le presenze a 1.796 ospiti, ossia di 4.548 unità in sole 72 ore. L’andamento delle presenze nel mese di ottobre, con una media giornaliera diminuita a 256,8 unità, testimonia ulteriormente l’efficienza delle iniziative adottate che hanno consentito di contenere le presenze sempre entro il limite di 640 unità corrispondente all’attuale capienza del centro».

Meloni e Von der Leyen all'hotspot di Lampedusa

«L’Ue ci finanzi i Cpr»

«Abbiamo varato un programma per l’incremento dei Centri per i rimpatri per la cui realizzazione chiediamo che l’Unione europea ci supporti con risorse finanziarie straordinarie», è quanto esplicitato dal ministro dell’Interno. «Si tratta, infatti, di strutture che tornano a beneficio dell’intera Unione e i cui oneri, quindi, non è ragionevole che siano sostenuti dai soli Stati maggiormente esposti agli arrivi».

3.471 i rimpatriati nel 2023

Al 4 ottobre sono stati rimpatriati 3.471 migranti, rispetto ai 2.997 dell’analogo periodo di riferimento del 2022 e ai 2.802 del 2021. «È importante sottolineare che il 70% degli stranieri rimpatriati è transitato per un Cpr. Ad oggi, circa il 50% degli stranieri lì trattenuti viene rimpatriato». Questi dati secondo Piantedosi «segnalano una correlazione positiva tra numero dei rimpatri e posti disponibili nei Cpr, che oggi sono insufficienti. Per questo il governo ha messo in campo diverse misure per ampliarne la capacità ricettiva. Oltre alla ristrutturazione dei Cpr esistenti, sono in fase di realizzazione interventi di manutenzione straordinaria che consentiranno, entro la fine dell’anno, il recupero di 218 posti. Il governo considera, tuttavia, prioritario realizzare nuovi Cpr con l’obiettivo di disporre di almeno un Centro per Regione». Il trattenimento nei Cpr «effettuato sulla base di un provvedimento convalidato dal giudice - sottolinea ancora il ministro - riguarda esclusivamente i migranti adulti privi di titolo a restare in Italia e, come tali, destinati ad essere espulsi, i quali non collaborino alla loro identificazione ovvero presentino profili di pericolosità sociale. Si tratta, quindi, di soggetti che non solo sono sul territorio in posizione irregolare, ma che manifestano proprio quelle condizioni di pericolosità sociale che gli stessi sindaci e i loro cittadini temono chiedendo interventi risolutivi. Pertanto, proprio in ragione delle loro finalità, la presenza di tali strutture non diminuisce, bensì aumenta i livelli di sicurezza dei territori di localizzazione».

La presenza di navi ong catalizza flussi

«La presenza delle ong continua a costituire un catalizzatore dei flussi attraverso il canale di Sicilia sebbene gli interventi normativi in materia di gestione dei flussi migratori, introdotti con il decreto legge del gennaio scorso, abbiano sensibilmente contribuito a disciplinarne le attività assoggettandole alle direttive emanate dalle autorità competenti per il search and rescue e a quelle di pubblica sicurezza». Viene dunque riaffarmata la tesi del cosiddetto pull-factor. « Dalle informazioni acquisite dai migranti, è emerso che i trafficanti tendono a sovraccaricare le imbarcazioni e a rifornire le stesse di una quantità minima di carburante, in previsione dell’intervento delle navi ong presenti nelle acque del Mediterraneo centrale».

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