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Potrebbe sembrare un’illusione ottica. I titoli bancari, che spesso hanno affossato (a torto o ragione) Piazza Affari, da inizio anno vanno meglio del listino complessivo. Dal primo gennaio scorso il Ftse Italia all share bank è cresciuto del 24,45%. Si tratta di un andamento migliore di quello del paniere che rappresenta tutte le società, il Ftse all share. Quest'ultimo è infatti salito del 18,9%. Un po’ meglio hanno fatto le Blue chip (i 40 titoli del Ftse Mib) che, sempre da inizio anno, sono cresciute del 19,7%. Ma la performance è sempre inferiore a quella del settore bancario. Le stesse medie capitalizzazioni, poi, non riescono a tenere il passo dei titoli bancari. Insomma le banche, con le ovvie distinzioni da titolo a titolo, sono “top performer” del 2019.
Al che viene da chiedersi: perchè questa performance? La risposta, secondo diversi esperti, è da ritrovarsi nella politica monetaria della Bce. In particolare nell’attesa per il nuovo programma TLtro (Targeted Longer-Term Refinancing Operations). Le condizioni non sono state ancora definite. Tuttavia è chiaro che le gli istituti di credito potranno trarne giovamento. Il meccanismo del TLtro è noto. La banca, all’interno di quote precise dei suoi impieghi, potrà finanziare l’economia reale. Un impiego che, se tutte le condizioni verranno rispettate, consentirà all’istituto di ricevere dalla Banca centrale denari a tassi scontati. Il meccanismo, insomma, permette alle banche di ridurre il costo del funding.
Certo: il presidente della Bce Mario Draghi ha annunciato che, a differenza della precedente volta, il tasso di finanziamento sarà variabile. Il che potrebbe creare dei problemi. Ciò detto, però, lo stesso Draghi non ha chiuso le porte ad un eventuale ulteriore ribasso dei tassi nel caso ce ne fosse bisogno.
Non solo. allo stato attuale non è chiaro come il TLtro3 funzionerà precisamente. E tuttavia, se non fosse prevista una penale per l’uso del soldi del programma al fine di acquistare titoli di Stato, è probabile che le banche faranno carry trade tra il rendimento dei governativi e il costo del prestito.
Insomma: ancora una volta Draghi viene in aiuto dell’economia reale e del sistema (istituti di credito compresi). Gli investitori lo sanno e comprano i titoli bancari.
Poi bisognerà vedere cosa accadrà in futuro. Non va dimenticato che, allargando un po’ lo sguardo, la situazione positiva rispetto alle azioni degli istituti di credito italiani cambia completamente. Sull’arco di tempo di un anno il Ftse Italia all share bank cede il 24,3% a fronte del ribasso del 7,7% del listino nel suo complesso. La riprova, da un lato, che le prospettive sull’Ltro sono tra le principali cause del rialzo del 2019; e dall’altro che, con le molte variabili in gioco (dalle elezioni europee fino alla “trade war”) , il rischio caduta è dietro l’angolo
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