Piazza Affari divide i gestori sull’opportunità di esporsi alle azioni tricolori
Il 48,6% degli esperti pensa che le azioni italiane siano da sovrappesare in portafoglio rispetto alla loro incidenza moderata sugli indici globali, nonostante la crisi energetica e le incognite politiche. Piacciono i leader globali
di Marzia Redaelli
3' di lettura
Piazza Affari divide le opinioni.Nell’indagine svolta da Plus24 presso i gestori dei risparmi, il 48,6% (su 37 partecipanti) consiglia di sovrappesare le azioni italiane rispetto alla loro importanza negli indici globali (che è marginale) perché ritengono che presentino buone prospettive, nonostante le difficoltà (la guerra, l’inflazione, la recessione in vista e l’ennesima crisi politica). Viceversa, il 45,9% degli intervistati ritiene che occorra prudenza e non sia il caso di esporsi troppo.
Le preferenze
Quello che piace, in generale, è l’eccellenza in alcuni settori specifici, che genera una domanda globale e risente meno degli incagli economici e politici di casa nostra. Oppure, il settore bancario che potrà godere del rialzo dei tassi di interesse, al netto dei problemi per la crescita. E poi c’è il fattore tempo: se l’investimento è di lungo periodo, si può sopportare un rischio maggiore.
Viceversa, in un breve lasso tasso temporale, meglio non azzardare. Ma questo principio vale per tutte le scelte di portafoglio. Roberto Brasca, ad di Alisei Sgr, spiega che il mercato azionario italiano è solo una frazione dell’economia reale, concentrato su pochi settori e con pochi investitori di lungo periodo come i fondi pensione. «Nello stesso tempo - aggiunge Brasca - ha un premio per il rischio elevato e, in caso di sviluppi positivi, può dare velocemente risultati superiori alla media, come dimostrato negli anni da alcune eccellenze quotate sul segmento Star».
L’appeal del dividendo
Il tema dei dividendi è un’altra direttrice che guida gli investimenti su Piazza Affari. IMPact Sgr fa notare che il rapporto prezzo/utili delle azioni italiane è a sconto rispetto alla media storica; dunque, i dividendi offrono una buona remunerazione del capitale investito. Molte delle società che piacciono per la leadership globale sono a piccola o media capitalizzazione.
Le preferenze
Antonio Amendola, che gestisce un fondo sulle piccole e medie imprese (AcomeA Pmi Italia) segnala Biesse, Take Off, Azienda Bresciana Petroli Nocivelli, Tinexta, Zignago Vetro tra quelle che hanno buoni fondamentali come basso indebitamento, margini sostenibili, vocazione internazionale e vantaggi dal rincaro delle materie prime. Francis Ellison di Columbia Threadneedle Investments, preferisce i leader mondiali del lusso e dell’industria, per esempio Campari.
Sergio Groppi di Amundi Sgr, sceglie società legate a temi di lungo periodo, come la transizione ecologica, le infrastrutture e la digitalizzazione. Luca Mori di Algebris Core Italy Fund si concentra sulla cybersecurity, sull’intelligenza artificiale, la fibra, il cloud e sull’adeguamento delle infrastrutture, temi sui quali tutti i paesi dovranno investire.
Angelo Meda, responsabile azionario di Banor Sim, afferma che titoli come Amplifon, Brembo, Interpump, DiaSorin o DeLonghi, che hanno un’esposizione limitata all’economia domestica, presentano valutazioni interessanti e, in caso di ribassi per problemi legati alle vicende italiane, potrebbero essere un’ottima occasione di acquisto. Pierluigi Lonero, Buy-side Equity analyst di Dpam, aggiunge Ferrari o Moncler alla lista dei leader globali.
Il freno politico ed economico
Le perplessità sulle azioni italiane, invece, riguardano il rallentamento economico, al quale si aggiunge l’instabilità politica. «In questa fase non crediamo sia il caso di sovrappesare le azioni italiane - afferma Giuseppe Sersale, partner e fund manager di Anthilia Sgr -. Si assiste a un peggioramento del quadro macro, a causa dell’impatto della crisi energetica sui costi delle aziende, in particolare del settore manifatturiero; delle difficoltà dei partner commerciali (Germania in primis) e delle implicazioni derivanti dalla guerra in Ucraina, che continua a pesare sulla fiducia degli investitori. Dunque, margini aziendali e profitti potrebbero calare sensibilmente nei prossimi trimestri».
David Basola di Mirabaud AM ricorda il triste primato dell’indice italiano, che è in territorio negativo dall’introduzione dell’euro, anche considerando i dividendi reinvestiti, mentre l’indice spagnolo ha fatto il 100%, quello tedesco il 175 per cento.
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