A conti fatti in una sola seduta la capitalizzazione di Piazza Affari è scesa di 20 miliardi, da 636 a 616 miliardi. Se il conteggio però parte dai massimi di maggio (701 miliardi) il passivo azionario attribuibile allo scarso gradimento degli investitori sulle politiche che il nuovo governo intende mettere in atto sfiora i 90 miliardi.
Ci sono però dei segnali che indicano che al momento non siamo di fronte al panic selling. In momenti come questo gli operatori si concentrano sulla curva dei rendimenti e osservano lo spread tra i titoli a 10 e quelli a 2 anni.
Oggi i BTp a 10 anni rendono il 3,2% e quelli a 2 anni l'1,15%. Il differenziale è quindi superiore ai 200 punti base. A maggio, nei momenti di tensione più alta quando i rendimenti dei biennali avevano superato il 3%, questo spread si era praticamente annullato. Quindi finché c'è spread (e almeno nell'orbita dei 200 punti base) tra questi due titoli, c'è speranza che il quadro non peggiori.
Con questo “venerdì nero” - con le quotazioni che tuttavia nel finale sono un po’ risalite rispetto ai minimi di giornata - gli investitori hanno lanciato un chiaro messaggio al governo:
bisogna evitare lo scenario peggiore (scontro con Bxuxelles) e trattare. Si apre quindi una delicata fase di trattative che potrebbe durare due mesi (entro fine novembre la Commisione europea dovrà dare il nullaosta alla legge di Bilancio). Ne è consapevole anche
il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che ha definito la manovra «fuori dai paletti Ue» sottolineando allo stesso tempo che «non abbiamo nessun interesse ad aprire una crisi tra la Commissione e l'Italia, nessuno ha interesse a farlo perché l'Italia è membro importante della zona euro». A confermare il dialogo anche il vicepremier Luigi Di Maio: «Ora parte l'interlocuzione».
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