Piccole e medie imprese, per 8 su 10 la sostenibilità è una priorità assoluta
È quanto emerge dall’Osservatorio di Deloitte Private. Intervistate 300 Pmi italiane sulle tematiche Esg
di Davide Madeddu
I punti chiave
3' di lettura
Paola d’ordine sostenibilità. Per 8 piccole e medie imprese su 10 è una priorità assoluta. Non solo, le aziende guardano positivamente al futuro nonostante l’inflazione, la crisi energetica e quanto avviene nello scenario geopolitico internazionale. È quanto emerge da un’indagine portata avanti dall’Osservatorio di Deloitte Private, su un campione di 300 aziende italiane di piccole e medie dimensioni. Le imprese intervistate, come sottolineano i promotori, si trovano a dover attuare strategie volte a monitorare una molteplicità di rischi di diversa natura. «Per affrontare l’impatto di tali fenomeni esterni e continuare a crescere – viene sottolineato –, le imprese dichiarano che nel breve termine sarà importante concentrarsi su determinate azioni, come incrementare le iniziative di sostenibilità ed espandere l’ecosistema di business».
Partendo dallo scenario attuale, Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader rimarca che «per le aziende italiane è essenziale adottare un approccio che generi solidità finanziaria ed organizzativa e sia in grado di soddisfare le aspettative degli stakeholder anche in condizioni difficili. In un mercato sempre più globale e interdipendente, ricorrere a modelli di business più sostenibili e aprire a logiche di collaborazione può rappresentare il percorso da compiere per far fronte alla molteplicità delle sfide in atto. Per le Pmi risulta fondamentale presidiare gli standard Esg e collaborare all'interno di ecosistemi virtuosi».
La survey: snobbata la G di Governance
Le evidenze della survey confermano come la sostenibilità sia divenuta una priorità assoluta per le imprese: circa 8 su 10 la pongono come prioritaria nella propria agenda (80%) o si dichiarano convinte che la sostenibilità consenta di preservare il valore aziendale (79%), potenziando la capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, sociali ed economici.
I due terzi delle aziende intervistate attribuiscono grande importanza a tutti e tre gli ambiti (Esg) in cui si declina la sostenibilità (ambientale, sociale e di governance), dando però maggiore priorità alla componente S (38%) e alla componente E (33%), rispetto alla componente G (22%).
Queste tre dimensioni sono infatti le aree chiave su cui le imprese sono chiamate a confrontarsi con i propri fornitori, clienti e più in generale con l'intero insieme di stakeholder dell'ecosistema in cui operano, incluse banche e istituzioni finanziarie. «Per valorizzare pienamente la logica di ecosistema anche a livello di strategia Esg, tuttavia, le imprese – argomenta Lanzillo – devono adottare un approccio meno opportunista ed episodico e più sistematico e strutturale, dove le relazioni con gli altri stakeholder assumono maggiore continuità e una valenza più strategica».
Gioco di squadra
Necessario, quindi fare il cosiddetto gioco di squadra. L’appartenenza a un raggruppamento di imprese virtuose, attraverso il raggiungimento di determinati standard Esg, è ritenuta cruciale dal 74% delle aziende intervistate, per migliorare le capacità imprenditoriali dei rappresentanti aziendali e consentire di acquisire nuove idee tramite contaminazione (55%).
Non a caso la predisposizione alla collaborazione è confermata dal fatto che un quinto del campione dichiara di avere aumentato il numero di soggetti con cui interagisce.«Fare squadra all'interno di un ecosistema per il 72% delle imprese rende più semplice ed efficiente attuare strategie e programmi di sostenibilità - conclude Lanzillo -. Collaborare con altre imprese e istituzioni consente infatti di affrontare meglio le sfide attuali e prospettiche, progettando soluzioni innovative grazie al rafforzamento delle rispettive competenze ed expertise e riducendo i costi di esecuzione della strategia condivisa».
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