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Gli affitti brevi minacciano la sopravvivenza dei piccoli alberghi in Italia

L’allarme di Assohotel-Confesercenti: piccole strutture schiacciate dalla crescita esponenziale degli affitti brevi e dalle politiche concorrenziali aggressive delle grandi strutture

Imagoeconomica (Leonardo Puccini)

3' di lettura

Da una parte il boom degli affitti brevi, dall’altra le “politiche aggressive” degli hotel di categoria superiore. È in questa morsa che i piccoli alberghi stanno pagano dazio e rischiano di lasciare sul terreno un prezzo ancora più alto se non si mette mano alla questione. È questa la riflessione di Assohotel - l’associazione che riunisce le imprese della ricettività turistica alberghiera di Confesercenti - che emerge da un’analisi sul sistema ricettivo italiano condotta da Cst e che stima la scomparsa di quasi 2.800 di piccoli alberghi negli ultimi 10 anni.

Affitti brevi sotto la lente

«Gli affitti brevi – sottolinea lo studio – vanno oltre quota 500mila e tolgono spazio agli alberghi a gestione familiare, che hanno costi superiori, a partire dal fisco, e non riescono a competere». In particolare, «alberghi e pensioni a gestione familiare, che un tempo rappresentavano un punto di forza del sistema ricettivo nazionale ma che ora faticano a restare sul mercato. In dieci anni sono scomparsi 2.790 hotel a uno e due stelle, sempre più schiacciati dalle aggressive politiche tariffarie degli hotel di categoria superiore e al tempo stesso sopraffatti dall’aumento delle proposte di appartamenti in affitto».

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I numeri della crisi dei piccoli alberghi

E così, nel 2011 in Italia c’erano 10.266 hotel a 1 e 2 stelle che offrivano il 13,3% dei posti letto del settore alberghiero. Oggi ne restano 7.476 e garantiscono il 9,6% dei posti letto del comparto. Il loro ridimensionamento non è legato alle difficoltà del periodo pandemico, visto che dal 2011 il calo medio annuo è stato del 3%. Dieci anni fa gli hotel a 1 stella in Italia erano 3.612 e nel 2022 sono scesi a 2.385. Stesso trend per i 2 stelle che nel 2011 contavano 6.654 imprese e nel 2022 si sono ridotti a 5.091. In termini percentuali il calo dei primi è stato del 34% e la diminuzione dei secondi si ferma al -23,5%. Una situazione particolare, dalla quale non sfuggono nemmeno i 3 stelle che in 10 anni hanno registrato una diminuzione del -2,5 per cento.

Differenze geografiche

Nel 2022 il maggior numero di hotel a 1 e 2 stelle era concentrato nelle regioni del Nord Est (43,7%), mentre nelle regioni del Sud e Isole erano distribuite solo il 13,5% del totale. Proprio in queste aree negli ultimi 10 anni si è registrata la diminuzione percentuale più elevata, a differenza delle regioni del Centro dove la diminuzione si è fermata al -20%.

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La doppia morsa

L’insidia per i piccoli alberghi, osserva Assohotel, viene dunque non solo dalla competizione «con le strutture medio-grandi, che hanno una maggiore capacità finanziaria ed economica, ma anche con il fenomeno degli appartamenti, che hanno costi di gestione del tutto marginali rispetto a quelli delle imprese ricettive e sono privi di obblighi sul livello minimo dei servizi».

Messina (Assohotel): favorite le «non imprese»

«La deregulation di fatto in cui si è sviluppato il mercato degli affitti brevi in Italia – rileva Vittorio Messina, presidente di Assohotel Confesercenti – sta portando a gravi squilibri nel comparto ricettivo. Stiamo favorendo le “non-imprese” a tutto svantaggio delle attività imprenditoriali, che sono sottoposte ad un prelievo fiscale più oneroso e sostengono costi maggiori per essere in regola con la normativa. Condividiamo dunque pienamente l’obiettivo principale della proposta di legge sulle locazioni brevi del governo, ossia quello di regolamentare il fenomeno».

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