municipi fino a 5mila abitanti

Piccoli Comuni sempre più mini. Mezzo secolo di cambiamenti

di Antonello Cherchi

(Imagoeconomica)

3' di lettura

I piccoli comuni diventano sempre più mini. Nei municipi fino a 5mila abitanti la popolazione si è progressivamente ridotta, con un calo che dal 1971 al 2016 fa registrare quasi un -13 per cento. E questo mentre il numero degli italiani cresceva del 12 per cento. È l’effetto di un progressivo spopolamento dei municipi minori, che si è fatto via via più intenso: dal 2011 al 2016 ha perso abitanti ben più della metà dei 5.570 piccoli centri.

È anche per invertire questa tendenza che è stata approvata di recente la legge per salvaguardare i comuni con una popolazione fino a 5mila abitanti. La nuova normativa prevede una serie di interventi per ridurre l’isolamento delle amministrazioni locali minori attraverso un rilancio delle attività economiche locali, l’accesso alla rete internet, la valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio, il risanamento e recupero del patrimonio edilizio, la riattivazione di servizi.

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Calo inarrestabile
Non solo Moncenisio, in provincia di Torino, Monterone (Lecco), Pedesina (Sondrio) o Briga Alta (Cuneo), i quattro comuni che non raggiungono i 40 abitanti e che rispetto a poco meno di cinquant’anni fa hanno visto le loro vie spopolarsi, con il record di Briga Alta, che nel 1971 contava 160 residenti e ora è quattro volte più piccolo. Non sono solo gli arroccati centri montani ad aver visto i propri abitanti andar via. L’effetto spopolamento ha colpito in maniera pesante molti dei municipi con una popolazione fino a 5mila abitanti, che è la linea di confine al di sotto della quale la nuova legge intende intervenire.

Oltre ai piccolissimi abitati, particolarmente soggetti alla riduzione di popolazione, di casi se ne trovano tantissimi. Per esempio, San Basile, in provincia di Cosenza, che dal 1971 ha perso 645 residenti e ora si trova a quota 1.055 abitanti. Oppure Enego (Vicenza), ridottosi da 3.090 a 1.699 persone. O ancora Orgosolo (Nuoro), che al momento conta 4.229 anime contro le 4.800 di quasi mezzo secolo fa.

È stata una tendenza che in tutti questi anni non ha subìto tentennamenti. Anzi, nell’ultimo periodo si è persino accentuata. L’ultimo censimento del 2011 aveva fotografato, nei centri fino a 5mila abitanti, una popolazione di 10,1 milioni di persone. In sei anni sono mancate all’appello oltre 67mila persone. Conseguenza del fatto che è diminuita del 73% (la quota era il 62% nel 1971) la popolazione nei municipi fino a mille abitanti, del 70% (era il 54% poco meno di cinquant’anni fa) in quelli tra mille e 2mila abitanti e via a scendere fino al 48% di abitanti in meno (era il 47% nel 1971) nei centri da 4mila a 5mila residenti.

L’effetto è che rispetto al 1971 cresce solo la popolazione dei comuni fino a mille abitanti, perché sempre più municipi si addensano al di sotto di quella soglia. Nelle altre fasce - sempre considerando i centri fino a 5mila abitanti - il calo di residenti è generalizzato, per cui, con un effetto a cascata, diminuisce sia il numero di comuni sia il totale degli abitanti presente in ciascuna fascia.

Le contromisure
Il problema non è, dunque, di oggi e neanche le possibili soluzioni sono maturate nell’ultima ora. Già nella precedente legislatura, infatti, una proposta analoga a quella approvata di recente era quasi arrivata al traguardo. L’obiettivo era sempre lo stesso: evitare questa china pericolosa. Anche perché - come sottolinea la relazione alla nuova legge - in quei piccoli comuni lavorano quasi un milione di imprese, sono presenti circa il 16% dei musei, monumenti e aree archeologiche di proprietà statale e c’è un’abbondanza di prodotti a denominazione di origine protetta,visto che il 94% dei centri può vantarne almeno uno.

La legge si propone di contrastare e investire la tendenza all’isolamento e allo spopolamento, intervenendo su vari fronti(economia, turismo, servizi, patrimonio edilizio) e per farlo mette a disposizione un fondo di dieci milioni per l’anno in corso e di 15 a partire dal 2018 e fino al 2023. Risorse a cui si aggiungono quelle stanziate dalla Stabilità per il 2016 per i cammini di particolare valore storico: 3 milioni in tutto.

Il primo passo sarà, però, contare i comuni che - nell’ambito dei municipi fino a 5mila abitanti - hanno le caratteristiche per usufruire dei nuovi aiuti: che si stanno, per esempio, spopolando o corrono rischi idrogeologici oppure sono in forte regressione economica o sono a corto di servizi. Con l’obiettivo di fermare l’emorragia e farli tornare a crescere.

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