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Pichetto: «Con nuova Strategia energetica percorso più sostenibile per l’economia»

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica: «Stiamo lavorando per mantenere gli impegni presi, ma abbiamo seguito un approccio realistico e tecnologicamente neutro nell’aggiornamento del Piano nazionale»

di Celestina Dominelli

Energia, Pichetto "Proposta Pniec entro il 30 giugno"

5' di lettura

«Con questo documento l’Italia conferma il suo sforzo sul clima e la sicurezza energetica, in linea con l’impegno che l’Europa ha chiesto a tutti i Paesi membri. Ma, nel metterlo a terra, vogliamo privilegiare un percorso che sia realistico e sostenibile per il nostro sistema economico e sociale. E che tenga anche conto della necessità di conciliare le diverse posizioni e proposte. L’impegno del governo sarà quello di coinvolgere tutti i soggetti interessati, dal Parlamento alle Regioni, ai diversi portatori di interesse, con l’auspicio che vogliano contribuire con proposte costruttive».

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha appena inviato alla Commissione Europea la proposta di aggiornamento del Piano Nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), nel quale vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 su fonti rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, nonché i target in tema di sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca e innovazione (si veda articolo a lato). Con una precisa road map sulle misure che serviranno per centrare i diversi traguardi.

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Lei ha parlato di un percorso sostenibile, il Piano del 2019 era irrealistico?

Il Pniec del 2019 è il primo piano che l’Italia ha presentato durante il governo Conte 2. Gli obiettivi globali indicati erano molto ambiziosi, in alcuni casi superiori a quelli obbligatori. Ma quella strategia è stata messa a punto in un contesto totalmente diverso da quello attuale, in cui prima il Covid e poi il conflitto in Ucraina, con la gravissima crisi energetica che ne è conseguita, hanno costretto i governi a rivedere le proprie strategie.

Come siete arrivati a questo nuovo documento?

Nell’aggiornare il Piano, il Mase è partito da una ricognizione dei principali indicatori energetici ed emissivi per definirne lo stato dell’arte al 2021 (anno di riferimento per la costruzione del nuovo Piano) e la previsione al 2030 a politiche vigenti. È emerso un gap importante su tutti i valori.

Su quali, in particolare, si registra un divario?

Sulle rinnovabili la penetrazione a politiche vigenti assume un valore del 27%, contro un obiettivo del Pniec 2019 del 30 per cento. Il consumo finale, stante l’attuale percorso, assume un valore di 109 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), mentre in quel documento l’asticella era fissata a 104 Mtep. Sulla riduzione delle emissioni nel settore non industriale (non Ets), a politiche vigenti, l’asticella è del 28,6% contro un target del Pniec 2019 del 34,6 per cento. A fronte dei nuovi obiettivi al 2030, le politiche adottate in precedenza non sono quindi sufficienti neppure a raggiungere i target del precedente Pniec.

Sia il Fit for 55 che il RepowerEu della Commissione Europea incrementano ulteriormente gli obiettivi su tutte le dimensioni. Rischiamo di non centrarli?

Stiamo lavorando per cercare di mantenere gli impegni presi. Il nuovo Piano ha l’arduo compito di coprire il gap esistente rispetto agli obiettivi che il Pniec 2019 si era dato e di raggiungere i nuovi e più sfidanti obiettivi fissati dalla Ue. Nell’aggiornamento è stato seguito un approccio realistico e tecnologicamente neutro, che prevede una forte accelerazione su fonti rinnovabili elettriche, produzione di combustibili rinnovabili (biometano e idrogeno), ristrutturazioni edilizie ed elettrificazione dei consumi finali (pompe di calore). E ancora, sulla diffusione delle auto elettriche e sulle politiche per la riduzione della mobilità privata, nonché sulla Ccs (sequestro e cattura della CO2). Ciò è stato fatto prevedendo l’aggiornamento e la messa a punto di politiche già esistenti, la piena attuazione di quanto previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la predisposizione del nuovo capitolo RepowerEu e ulteriori politiche che andremo a identificare con gli altri ministeri.

Tutto questo ci consentirà di evitare cartellini rossi?

Secondo le valutazioni fatte ad oggi, saremo in grado di raggiungere quasi tutti i nuovi e più sfidanti obiettivi. Su due fronti - riduzione dei consumi e taglio delle emissioni nei settori non industriali (trasporti, civile e agricoltura) -, i target che ci vengono chiesti a livello Paese sono estremamente sfidanti. E, in base alla valutazione degli indicatori energetici ed emissivi al 2030, derivanti dall’applicazione dell’approccio appena delineato, emerge che, nonostante gli sforzi, siamo lontani dal raggiungere gli obiettivi al 2030. Nello specifico, il Fit for 55 pone un target di 94 Mtep al 2030 per il consumo finale, ma, secondo le nostre stime, l’asticella si attesterebbe a 100 Mtep. Quanto al taglio delle emissioni per i settori non Ets, prevediamo un -36% contro un obiettivo vincolante dell’Europa fissato a -43,7 per cento.

Come vi muoverete per recuperare il terreno perduto?

Occorrerà valutare nuove misure straordinarie per l’ulteriore riduzione dei consumi e delle emissioni nel settore civile, nei trasporti e nell’agricoltura e trovare l’adeguata copertura finanziaria. In vista della predisposizione del Piano definitivo, sarà necessario attivare una interlocuzione costante con l’Europa che tenga conto di alcune specificità della situazione italiana di medio termine, con riferimento ad alcuni target specifici. Infine, nell’ottica di un approccio “pragmatico” e di attenzione al tessuto “industriale” e “sociale” del nostro Paese, una particolare attenzione intendiamo darla alle attività di monitoraggio e di analisi di impatto, anche in termine di costo-efficacia, delle politiche e misure da mettere in campo. Abbiamo un anno a disposizione, fino al 30 giugno 2024.

Lei prima accennava alla messa a punto del nuovo capitolo del Pnrr per intercettare i fondi del RepowerEu. Potrebbe essere quella la leva per ottenere un ulteriore spazio d’azione?

È in corso un confronto con la Commissione sulla riallocazione di alcuni fondi Pnrr capitolo RepowerEu, sui fondi di coesione e sul fondo sovrano. Sarebbe importante legare questo esercizio al più generale tema della politiche per la decarbonizzazione. L’aggiornamento del Pniec evidenzia che, per centrare o avvicinarci agli obiettivi europei di decarbonizzazione, servono nuove politiche e fondi per sostenerle. Solo così l’Italia potrà ridurre la propria dipendenza energetica da Paesi esteri e garantire una maggiore sicurezza degli approvvigionamenti.

Torniamo al Recovery Plan. Si è parlato molto delle difficoltà presenti su alcuni investimenti legati alla transizione green, come le stazioni di rifornimento per l’idrogeno ma anche le infrastrutture di ricarica elettrica Cosa dobbiamo aspettarci?

Innanzitutto ribadiamo che i nostri target al 30 giugno sono confermati. Le stazioni di rifornimento per l’idrogeno sono una competenza del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Per il mio ministero la rimodulazione in corso impatterà dal punto di vista quantitativo sostanzialmente solo su uno dei due subcriteri riferito alle infrastrutture di ricarica elettrica per le aree extraurbane, ma sarà pienamente recuperato nella successiva milestone 2024 del medesimo investimento.

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