Pidocchi, è allarme nelle scuole: ecco come liberarsene
Trenta secondi: è il tempo necessario perché i pidocchi si spostino da una testa infestata all’altra. Il 10% dei bambino è colpito ogni anno da questi ospiti indesiderati. Invasione dalle materne alle medie
I punti chiave
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Trenta secondi: è il tempo necessario perché i pidocchi si spostino da una testa infestata all’altra. Conoscere il parassita più diffuso fra i piccoli può aiutare i genitori a combatterlo. Secondo stime di esperti internazionali ogni anno sono colpiti dai pidocchi circa il 10% dei bambini della scuola primaria. Negli Usa i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) forniscono dei numeri per dare un’idea della diffusione e stimano da 6 a 12 milioni di infestazioni tra i bambini di età compresa tra 3 e 11 anni, la fascia d’età più colpita. «Casi di pediculosi in classe». Si legge spesso fra i messaggi delle bacheche delle scuole, in particolare quelle dell’infanzia e le primarie. Un avviso che quando approda nelle chat dei genitori può generare il panico. A poco più di un mese dalla prima campanella sono già scattati moltissimi primi allarmi pidocchi.
A Milano situazione a macchia di leopardo
Solo su Milano, per fare un esempio, da un rapido sondaggio fra mamme di diversi quartieri, emerge una situazione a macchia di leopardo. Sono numerose le classi di diversi istituti della metropoli che hanno rilevato infestazioni. Nelle materne e alle scuole primarie può essere un inferno quotidiano, con messaggi di allerta e avvisi a pioggia, ma neanche gli asili nido e le scuole secondarie di primo grado vengono risparmiate. Molti genitori rilevano: «Qui non si tratta di ritorno dei pidocchi. L’epidemia non si è mai fermata». «Neanche in estate», conferma soprattutto chi ha avuto bimbi che hanno frequentato a giugno e luglio. «Due figli, due scuole diverse e in entrambe ho ricevuto l’informazione di casi di pidocchi già alla terza settimana dopo l’inizio della scuola», è una delle segnalazioni. E nella Capitale gli allarmi pidocchi si rincorrono nelle scuole.
Difficile libersene
Quel che è certo è che, una volta ’entrati’ in famiglia, risulta difficile liberarsene. «Da luglio combattiamo con reinfestazioni», evidenzia una mamma che vorrebbe «più comunicazione» tra le famiglie e dalla scuola e «più informazione» sul protocollo da seguire. Esigenza molto comune e condivisa. «Alle elementari un continuo di ospiti in testa, stiamo impazzendo»; Alle medie arrivata comunicazione», riportano altre testimonianze. «Alla materna già invasi», fa eco un’altra mamma. «Dall’anno scorso non se ne esce», raccontano in molte.
Trattamento immediato ai componenti della famiglia
Come si reagisce alla scoperta di pidocchi e uova? Trattamento immediato a tutti i componenti della famiglia, pettinino da passare con pazienza ciocca per ciocca per eliminare le uova, lavaggio di lenzuola, tessuti domestici e indumenti in lavatrice a 60 gradi, e dopodiché controllo teste quotidiano con inflessibilità ’militaresca’. In tanti, dopo aver eliminato l’infestazione con prodotti a base di sostanze attive ad hoc - passaggio necessario e ineludibile - tenta la via di lozioni, spray, essenze e oli preventivi per evitare il ritorno del ’nemico’. Dalla lavanda al Tea tree oil, dall’aceto o a prodotti vari proposti dalle farmacie. Tutto, pur di non ricascarci. C’è chi ha bandito i pigiama party, chi dice ai figli di non accalcarsi sulle giostre, chi sogna «un servizio nelle scuole: aula ’spidocchio’ con lavatesta», scherza (neanche tanto) una mamma. Ma il suo è uno spunto che rimarca la necessità sentita da più parti di una ’sorveglianza sanitaria’. Un altro elemento messo in evidenza è l’impatto economico dell’epidemia di pidocchi. I trattamenti - specie se continui - costano, e pesano sulle tasche delle famiglie. Un problema che, per quelle numerose, si amplifica ancora di più.
Averli non è sinonimo di scarsa igiene
Non mancano i falsi miti da sfatare: «I pidocchi strisciano», o meglio camminano con le loro zampette uncinate e si spostano per contatto diretto fra teste o oggetti contaminati, «ma non possono saltare né volare», è uno dei punti che vengono precisati dagli esperti. Altro elemento: «I casi di pediculosi sono presenti in tutte le regioni italiane e in tutti i ceti sociali. Va specificato bene che contrarli non è legato a basse condizioni socio-economiche e non è neanche sinonimo di scarsa igiene», precisa il pediatra Italo Farnetani, sentito dall’Adnkronos Salute. I pidocchi semplicemente amano i capelli, puliti o meno che siano. Quindi è semplicemente la ’sfortuna’ di trovarsi nei loro paraggi che fa la differenza. Il prurito è il segnale più comune della loro presenza. Ed è più facile trovarli dietro le orecchie e all’altezza della nuca. C’è, spiega Farnetani, «un problema di trattamenti idonei, che sono cruciali». Anche se negli anni la letteratura scientifica ha evidenziato casi di resistenza localizzata dei pidocchi a particolari agenti e si sia parlato dei ’super lice’ (super pidocchi resistenti), in primo luogo basta che, all’interno di una classe in cui si rileva un’infestazione, «uno dei bimbi con pediculosi non faccia (o non faccia bene) il trattamento per farli tornare», ricorda l’esperto.
Aumentano con la maggiore permanenza nelle aule
La situazione, anche in Italia, «peggiorerà con l’arrivo della stagione fredda e la maggior permanenza nelle aule», avverte il pediatra Italo Farnetani. «Le belle giornate con le alte temperature hanno finora facilitato la vita all’aria aperta e ridotto un po’ le possibilità di trasmissione. E ancora non vengono usati guanti, cappelli e sciarpe, che sono un tradizionale veicolo di contagio. Indipendentemente dalla numerosità dei casi, resta però sempre valido e da raccomandare il controllo settimanale, da fare il sabato per avere il tempo tecnico per intervenire».
L’invasione nel Regno Unito
Un problema comune anche fuori dai confini nazionali. Quando si parla di pidocchi, infatti, tutto il mondo è paese. E proprio a fine settembre, per esempio, un monito lo avevano lanciato alle famiglie gli infermieri scolastici del Regno Unito, in un servizio pubblicato sulla rivista ’Nursing Times’. «Siate vigili, perché sono in aumento», il messaggio. Secondo dati del Nhs (il Servizio sanitario nazionale) England, diffusi in una nota, tra il 15 e il 21 settembre ci sono state oltre 12.700 visite alla pagina di consulenza sanitaria dedicata a pidocchi e lendini, il 34% in più di quelle effettuate tra l’1 e il 7 settembre. Il picco è stato raggiunto il 18 settembre, quando in pratica si è viaggiato al ritmo di un clic ogni 39 secondi, per un totale di 2.196 accessi in un giorno. Già alcune scuole sono state colpite da un’epidemia di pidocchi subito dopo le vacanze estive. «Sono un problema comune, soprattutto tra i bambini piccoli e le famiglie a stretto contatto tra loro», ha commentato la responsabile infermieristica per l’Inghilterra, Dame Ruth May. «Una volta rilevati, non è necessario consultare un medico di famiglia, ma il trattamento dovrebbe iniziare immediatamente e tutti i membri della famiglia dovrebbero essere controllati e trattati per fermare un’ulteriore diffusione».
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