Pil come espressione del benessere della persona: alla Luiss il ricordo di Fitoussi
L’attualità di pensiero dell’economista francese, scomparso il 15 aprile dello scorso anno, è emersa in tutta la sua evidenza nella giornata che gli ha dedicato la Luiss, università dove ha insegnato dal 2007 in poi, coinvolgendo i vertici dell’istituto, colleghi, amici, la moglie Annie
di Nicoletta Picchio
3' di lettura
Il concetto del pil non solo come fattore numerico ma anche come espressione del benessere della persona e nella società. Tema affrontato da Jean-Paul Fitoussi già nel 2008, nella Commissione per la misurazione della performance economica e del progresso sociale, insieme a Joseph Stiglitz e Amartya Sen. E poi i rapporti tra democrazia e sviluppo economico, la teoria dell’inflazione e disoccupazione, il ruolo delle politiche macroeconomiche nel comprendere le tendenze dell'economia e dare risposte.
L’attualità di pensiero dell’economista francese, scomparso il 15 aprile dello scorso anno, è emersa in tutta la sua evidenza nella giornata che gli ha dedicato la Luiss, università dove ha insegnato dal 2007 in poi, coinvolgendo i vertici dell’istituto, colleghi, amici, la moglie Annie. Per tutti un anticipatore, che ha saputo vedere prima i grandi temi che oggi ci troviamo ad affrontare.
Benessere oltre il pil, è il tasto toccato dal presidente Luiss, Vincenzo Boccia: «è l'idea di una sostenibilità che diventa giustizia e inclusione sociale, trovando una soluzione nel confronto». Quel fattore umano che oggi è un valore prioritario, determinante nelle scelte del singolo e per la competitività delle imprese. «Serve una visione multidimensionale per far fronte al susseguirsi degli shock, disequilibri e shock ripetuti sono la normalità e non l'eccezione», ha messo in evidenza Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro, pensando a ciò che abbiamo vissuto in questi anni.
Fitoussi era un europeista convinto: «negli ultimi anni più pessimista sulla capacità dell’Europa di dare risposte. Avrebbe apprezzato la riforma del patto di stabilità, ma avrebbe voluto una maggiore attenzione sugli investimenti pubblici, mettendoli al di fuori dei limiti del deficit», ha commentato Francesco Saraceno, professore Science Po e Luiss, che ha lavorato con lui per anni.
Molti relatori, dall’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria a Mario Amendola, Università La Sapienza, a Stefano Micossi, si sono soffermati sulle critiche di Fitoussi sulle rigidità delle politiche di bilancio e di economia monetaria e sul rapporto tra politica monetaria e politica fiscale, e Tria, ricollegandosi alle riflessioni dell’economista scomparso, ha parlato di «zoppìa» dell'Europa in quanto manca una politica di bilancio europea da affiancare a quella monetaria della Bce.
Oggi il pensiero di Fitoussi sarebbe stato prezioso nel dibattito di grande attualità su quanto il rialzo dei tassi attuato dalla Bce sia la giusta risposta all’inflazione o se aumenti il rischio di recessione e quindi di disuguaglianze. «Diminuire le disuguaglianze e migliorare la società era l’oggetto dei suoi studi, un approccio particolarmente caro alla Luiss», sono state le parole del Rettore, Andrea Prencipe. «Ho avuto il privilegio di una postfazione di Fitoussi al mio libro Erostudente, in cui spiega la trasformazione della formazione nel mondo in cui viviamo. Ci ha insegnato che la fiducia è l’elemento fondamentale della società e che l’allenamento alla diversità è la chiave per vivere una buona vita», è stata la riflessione del direttore generale Luiss, Giovanni Lo Storto.
In prima fila, nell’aula The Dome della Luiss, anche l’ambasciatore francese Christian Masset. Come ha ricordato la vice presidente Paola Severino, «il lavoro insieme a Fitoussi è stato fondamentale per il consolidamento dei rapporti tra Italia e Francia, realizzatosi con il progetto dei Dialoghi italo-francesi e poi con il Trattato del Quirinale». Ed è stata la moglie, Annie, a sintetizzare con una parola il messaggio secondo lei più prezioso del marito: la libertà. «Libertà di pensiero, di espressione, ricerca, insegnamento. Libertà di dare voce a chi non ce l’ha e di permettere il confronto e lo scambio».
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