Pil, Istat migliora stime secondo trimestre 2022: +5%. Sale pressione fisco, cala potere acquisto famiglie
Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli da qui alla prima metà del 2023 «almeno 120mila piccole imprese potrebbero cessare l’attività con la perdita di oltre 370mila posti di lavoro»
I punti chiave
2' di lettura
L’Istat migliora le stime tendenziali del Pil. Nella terza stima, diffusa a 90 giorni dal trimestre di riferimento, l’Istituto ha rivisto al meglio il dato tendenziale del secondo trimestre 2022, passando da un + 4,7% a un +5%. Nel secondo trimestre del 2022 il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dell’1,1% rispetto al trimestre precedente e del 5% nei confronti del secondo trimestre del 2021.
Pil, Istat: crescita acquisita per 2022 a +3,6%
In questo modo «la variazione acquisita per il 2022 è pari al +3,6 per cento. Quella relativa ai conti trimestrali rilasciati l’1 settembre era stata del +3,5%». Lo afferma l’Istat migliorando nella sua terza stima i dati del secondo trimestre 2022. Il secondo trimestre del 2022 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al secondo trimestre del 2021.
Deficit/pil cala a 3,1% nel secondo trimestre 2022
Non solo. «Nel secondo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul Pil si è marcatamente ridotto in termini tendenziali proseguendo il suo percorso di miglioramento iniziato nel primo trimestre». Lo afferma l’Istat evidenziando che nel secondo trimestre 2022 l’indebitamento netto in rapporto al Pil è stato -3,1% (-7,6% nello stesso trimestre del 2021). Mentre l’indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,6% (-3,7% nel secondo trimestre del 2021). Il saldo corrente delle AP è stato anch’esso positivo, con un’incidenza sul Pil dello 0,8% (-0,7% nel 2021).
Pressione fisco sale al 42,4%, potere famiglie in lieve calo
La pressione fiscale nel II trimestre 2022 è stata pari al 42,4%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti del 4,1%. La propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 9,3%, in diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. A fronte di un’aumento dell’1,5% del deflatore implicito dei consumi finali delle famiglie, il potere d’acquisto delle famiglie è lievemente diminuito rispetto al trimestre precedente (-0,1%).
Sangalli, entro prima metà 2023 rischio chiusura 120mila Pmi
In questo contesto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenuto all’assemblea di Confcommercio Campania, ha avvisato che da qui alla prima metà del 2023 «almeno 120mila piccole imprese potrebbero cessare l’attività con la perdita di oltre 370mila posti di lavoro». «Sono emergenze - ha spiegato - che si sommano alla debolezza strutturale della crescita e dei consumi unita ad una eccessiva pressione fiscale, che caratterizza la nostra economia».
loading...