la giornata dei mercati

Pil Usa limita vendite in Borsa. Milano a -0,4% con Eni pesante

di E. Micheli e A. Fontana

6' di lettura

Il calo di Eni e dei bancari porta Milano al terzo calo consecutivo in una seduta fiacca per i listini azionari europei che hanno chiuso comunque lontani dai minimi grazie al miglioramento della stima sul Pil americano del I trimestre (rivisto da +0,7% a +1,2%). Il FTSE MIBha ceduto lo 0,38%. Le vendite hanno colpito in primis Eni (-2,2%) sulla scia della netta correzione del petrolio di ieri sera, a valle del meeting Opec sui tagli alla produzione, e dopo la decisione di Exane di peggiorare la raccomandazione sul titolo. Secondo alcuni operatori ha inciso anche la prospettiva di una produzione 2017 del campo di Kashagan inferiore a quanto previsto. Tra i petroliferi giù ancora Saipem (-2%) e Tenaris (-1,5%). In calo dell'1,5% Italgas dopo che Goldman Sachs ha tolto la raccomandazione «comprare» sul titolo. Spicca il +4% di Mediaset, la migliore del Ftse Mib.

Lunedì resteranno chiuse Wall Street, Londra e Shanghai

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La prossima settimana si aprirà con una giornata anomala per i mercati finanziari vista la chiusura per festività di Shanghai, Wall Street e Londra. L'attenzione lunedì sarà puntata al discorso del presidente della Bce Mario Draghi al Parlamento europeo. A differenza degli altri listini europei, Londra ha chiuso la seduta di contrattazione in rialzo (+0,4% il Ftse100) beneficiando della correzione della sterlina e registrando un nuovo record a 7547 punti base. Le vendite sulla moneta inglese (salita a 0,8731 per un euro e scesa a 12,786 dollari) sono state originate dagli ultimi sondaggi in vista delle elezioni politiche nel Regno Unito che alimentano ipotesi di un esito incerto del voto.

Banche deboli nell'attesa soluzioni per salvataggio venete

A Milano, pressione sui bancari a cominciare da Intesa Sanpaolo (-1,6%) e Mediobanca (-1,5%). L'indice Ftse Italia Banche è arretrato dell'1,3%.

I titoli dei principali istituti hanno risentito anche dell'incertezza legata al salvataggio delle banche venete, ossia della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Gli investitori hanno iniziato a vendere le azioni del comparto soprattutto dopo che ieri è emerso che la Commissione europea ha richiesto ulteriori fondi privati, per oltre un miliardo di euro, per sostenere i due istituti, in modo da scongiurare il bail-in. Il cda della Banca Popolare di Vicenza - al termine della riunione odierna - ha «confermato la validità del piano di ristrutturazione, a suo tempo approvato e sottoposto alle competenti Autorità» e ha «preso atto delle rassicurazioni fornite dal ministro dell'Economia e delle Finanze che consentono di confidare nella rapida conclusione del processo di autorizzazione alla ricapitalizzazione precauzionale». Lo stesso ha fatto il consiglio di amministrazione di Veneto Banca esprimendo apprezzamento per l'impegno del ministro dell'Economia e riaffermando «la piena fiducia nella prospettiva dell'aggregazione con Banca Popolare di Vicenza come condizione per il rilancio delle due banche ». A Viola e a Carrus, i due a.d. degli istituti, è stato dato il mandato di verificare la posizione di Quaestio SGR, gestore del fondo Atlante (azionista al 99,3% della Banca), in merito alla sua eventuale partecipazione all'operazione di ricapitalizzazione prevista.

Ancora vendite s Ferragamo, Kepler taglia target price

E' proseguita la discesa di Salvatore Ferragamo, colpita dalle vendite ormai dallo scorso mercoledì, quando a Parigi, durante un incontro con gli analisti, i manager del gruppo hanno ribadito che per l’azienda fiorentina il 2017 sarà un anno di transizione. Quest'oggi Kepler Cheuvreux ha tagliato il target price sui titoli della maison toscana da 29 a 27,5 euro e anche altre case di investimento hanno rivisto la posizione sul titolo del gruppo fiorentino: in tre sedute le quotazioni di Ferragamo sono scese del 10% circa.

Atlantia rimane sotto la lente: si guarda a mosse di Madrid

Atlantia sempre sotto la lente mentre il mercato si interroga se l'operazione di conquista della spagnola Abertis riuscirà effettivamente ad andare a buon fine. Proprio ieri il governo iberico ha indicato, tramite il ministro dei Lavori Pubblici, Inigo de la Serna, che la Spagna terrà conto dell'interesse nazionale più di ogni altra cosa nel valutare l'offerta lanciata da Atlantia. Tradotto, al di là dell’offerta messa sul piatto da Atlantia e di possibili rilanci sul prezzo, l'operazione deve ricevere la benedizione delle autorità politiche di Madrid. La stampa iberica è tornata a sottolineare come in particolare Madrid abbia potere di veto sul cambio di controllo in Hispasat, la controllata di Abertis specializzata nelle comunicazioni satellitari, e che pertanto se l'integrazione coinvolgesse anche questo asset la valutazione del governo Rajoy sarà fondamentale. Così anche i titoli di Abertis sono riportati al di sotto del prezzo messo sul piatto da Atlantia, di 16,5 euro (la società italiana, ad ogni modo, consente agli azionisti di Abertis di poter anche concambiare i propri titoli con quelli di Atlantia sulla base di un rapporto di scambio di 0,697 azioni Atlantia per ogni azione Abertis).

In Europa ancora giù gli energetici. Deboli banche e auto
Complessivamente Piazza Affari, a livello di Ftse Mib, ha accusato una contrazione dell'1,6% nell'intera settimana anche se tale performance deve tenere conto della correzione tecnica che lunedì ha interessato l'indice a causa dello stacco di dividendi da parte di 20 delle 40 big del paniere principale. Fino a questo momento quindi non si e' ancora vista quella correzione sui listini pronosticata da diversi esperti in ragione del rally messo a segno dagli indici da
inizio anno e i dati sui flussi di capitale, come quelli diffusi da Epfr, segnalano un forte interesso per l'azionario europeo con un saldo positivo per la nona settimana consecutiva. A livello settoriale, la seduta odierna e' stata caratterizzata in tutta Europa da nuove vendite sui petroliferi (-1,1% l'indice Stoxx euro energia) e dalla debolezza di banche, assicurazioni e auto.

L'economia americana corre più delle attese, +1,2% pil I trimestre

Lo spartiacque della seduta sui mercati finanziari è stata la pubblicazione del Pil americano del primo trimestre. Nel primo trimestre del 2017 l'economia Usa è cresciuta dell'1,2% annuo e non dello 0,7% come emerso dalla prima lettura di qualche settimana fa, pubblicata dal Dipartimento al Commercio americano. Il dato è migliore delle previsioni degli analisti, che attendevano una revisione al rialzo allo 0,8%. Il Pil era salito del 2,1% nel quarto trimestre 2016.

Oggi, tuttavia, è stato anche annunciato che ad aprile gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti sono calati, dopo tre rialzi consecutivi: hanno registrato un ribasso dello 0,7% a 231,17 miliardi di dollari. Ad ogni modo il rallentamento è stato meno marcato rispetto alle stime degli analisti, che si attendevano un ribasso dell'1,8%. In marzo il dato era aumentato del 2,3 (invariato rispetto alla prima stima). Escludendo gli ordini del settore trasporti il dato generale è sceso dello 0,4% ed escludendo la difesa, un'altra categoria molto volatile, sono diminuiti dello 0,8%. Gli ordini di aerei civili, che fluttuano molto, sono diminuiti del 9,2%, dopo l'aumento del 26,1% di marzo.

Euro perde quota, brusco calo della sterlina

Sul fronte dei cambi, l'euro è tornato sotto 1,12 a 1,1179 dollari poiché i
dati Usa sembrano aumentare le chance di una stretta Fed al costo del denaro a giugno. Brusco invece il calo della sterlina dopo che un sondaggio pubblicato da YouGov ha rivelato come il partito laburista sia in recupero rispetto ai conservatori. Secondo il sondaggio, al momento le intenzioni di voto danno i Tories al 43% mentre il Labour è salito al 38%. Se questo scenario venisse confermato nelle urne, il risultato potrebbe essere quello di un parlamento ancora più spaccato rispetto a quello attuale, il che non sarebbe certo una buona notizia per il primo ministro Teresa May in ottica dei negoziati con Bruxelles per il Brexit. Al momento il rapporto euro-sterlina è fissato a 0,8734 mentre il cross sterlina-dollaro oscilla a 1,2783. Il petrolio recupera un timido 0,2% a 49 dollari al barile a New York. .

Btp: spread poco mosso chiude a 176 pb, rendimento scende al 2,10%
Mercato secondario dei titoli di Stato europei senza grossi scossoni con lo spread tra BTp e Bund che si è mantenuto sui livelli della vigilia. Il differenziale di rendimento tra i BTp decennali italiani benchmark (Isin IT0005253676) e i titoli tedeschi di pari scadenza si attesta nel finale a 176 punti base, non discostandosi dai valori dell'apertura, un punto sopra la chiusura di ieri. Scende, invece, il rendimento dei titoli italiani al 2,10% rispetto al 2,12% del closing ieri.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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