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Per cominciare bene l’anno, mettiamo in fila un po’ di buone notizie. Uno: i Pinguini Tattici Nucleari, band indipendente bergamasca autrice di Irene, tra le canzoni italiane più belle degli ultimi 20 anni, hanno firmato per Sony. Due: ad aprile esce Fuori dall’hype, loro quarto album. Tre: l’album sarà preceduto dal singolo Verdura, in uscita il 18 gennaio. Quattro: da martedì 8 gennaio sono partite le «Feste pinguine di pre-ascolto», serate a Roma, Milano e Bergamo per offrire ai fan (di buona volontà) quattro estratti del nuovo disco. Ci siamo uniti alla festa. E abbiamo ragione di credere che questo disco lascerà il segno.
Pinguini «pirati», oggi «corsari»
La prima notizia circola sul web dallo scorso 4 gennaio. È bastato un teaser video lanciato sui social network con un pinguino di peluche «griffato» Wwf che si aggirava per la sede milanese di Sony Music grazie alla tecnica della stop-motion. Due righe di didascalia («Signore e signori, una notizia importante») e l’account ufficiale di Sony Music Italy taggato. Apriti cielo: c’erano fan che si complimentavano, certo, perché è difficile negare che questa per i Ptn è l’0ccasione del grande salto, ma c’era anche chi faceva una certa fatica ad accettare che i sei disallineati ragazzi delle Orobie, dopo essersi conquistati una solida reputazione sulla scena indie contemporanea, potessero passare a una major. Questioni di lana caprina, queste ultime, nell’epoca della musica liquida. Questioni magnificamente liquidate, via Facebook, dal tastierista Elio Biffi: «Prima eravamo una nave pirata. Ora siamo una nave corsara al soldo di una potenza intergalattica. Quello che posso assicurare è che l’equipaggio è sempre quello». Amen.
Pinguini «adottati», fuori dall’hype
Quanto alle «Feste pinguine di pre-ascolto», tocca aprire una breve parentesi di marketing della musica. Anche su questo versante Riccardo Zanotti e soci hanno dimostrato di avere una marcia in più. Devi lanciare un nuovo album e vuoi sottoporre alcune tracce in anteprima alla tua fanbase, e fin qui nulla di troppo nuovo sotto il sole. Nuove, tuttavia, sono le regole d’ingaggio, le modalità d’accesso ai pre-listening del Pierrot Le Fou di Roma (8 gennaio), del Rock and Roll di Milano (10 gennaio) e dell’Edoné di Bergamo (16 gennaio): per entrare non si paga un biglietto, ma bisogna compiere una buona azione e documentarla su una story di Instagram. Puoi adottare un pinguino vero attraverso il portale del Wwf, partner ufficiale dell’iniziativa, oppure aiutare la proverbiale vecchietta ad attraversare la strada, non ha importanza. Conta lo spirito che, ancora una volta, colloca i Pinguini Tattici Nucleari fuori dall’hype del momento che, qui in Italia, vede trionfare tanta «musica di merda» (nel senso dell’omonimo saggio di Carl Wilson), roba carica di superficialità, ostentazione e messaggi tutt’altro che edificanti. Risultato dell’esperimento? Le feste di pre-ascolto sono andate sold out in una manciata di ore.
Un po’ di «Verdura»
Ma come sarà questo Fuori dall’hype, disco cui i Ptn stanno lavorando negli studi Sony di via Carlo Imbonati, seguiti dal producer Fabrizio Ferraguzzo? I presupposti - ossia le quattro tracce offerte al pre-listening - sono molto buoni. Partiamo da Verdura, il singolo di lancio: non è un pezzo dei Pinguini nel senso classico dell’espressione. È una specie di finestra dalla quale i ragazzi si sporgono per parlare a un pubblico più ampio. Pop fischiettabile che ospita metafore fulminanti: «Siamo la fine del mondo di domenica mattina/ Siamo una cena a lume di candela tra due taniche di benzina/ Da quando sei partita io non ho più paura/ E riesco a ridere pure quando mangio la verdura». Con un airplay importante, il pezzo può portare questi Pinguini «che non san scappare dalla foca» lontano, molto lontano.
«Antartide», instant classic
Dove? In Antartide, perché no: Antartide di sicuro è il miglior pezzo dell’album che finora abbiamo ascoltato. Qui c’è il sound più maturo dei Pinguini, quel rock che guarda in direzione del funky e non perde mai di vista la cantabilità, c’è la storia di una ragazza inchiodata alle attese tradite come lo era la Jenny cantata da Lou Reed in Rock and Roll, la classica giovane donna occidentale sempre pronta a giurare che tra un po’ se ne andrà ma alla fine non trova mai il coraggio di farlo. Pregevoli gli inserti chitarristici della premiata ditta Nicola Buttafuoco-Lorenzo Pasini. Anche qui Zanotti infila immagini che resteranno: «E forse Dio ha creato i buchi nell’ozono per spiarti quando ti fai la doccia». Come si dice: instant classic. E non potrebbe essere altrimenti, quant’è vero che l’Antartide è la terra dei pinguini.
L’arte di essere sfigati
La title track è una ballad pianistica sull’arte di essere sfigati. Nel rock si sa che è un po’ un vezzo, c’è un’ampia letteratura a riguardo (da I’m a loser a Even the losers, passando per la Loser di Beck), ma i Pinguini ne fanno un manifesto programmatico. Senza rinunciare a prendere/si in giro: «Il Paradiso era sold out/Tutti volevano uno stadio/ Le mie ultime parole non passeranno in radio/ E ora vado ma ci tengo/ che si sappia che ho vissuto/ Sulla mia tomba scrivete/ “Belli” prima, poi “Venduto”». Se non è già una risposta ai fan che non hanno digerito il passaggio alla Sony questa...
Tutto finisce. Pure il Sashimi al Sushiko
Poi c’è Sashimi, divertissement pinguinesco classico, funky tirato con la sezione ritmica composta da Simone Pagani (basso) e Matteo Locati (batteria) in gran spolvero, svisate a go-go tra citazioni di The Rasmus e Franz Ferdinand. Storia più o meno vera di un ragazzo che affoga in un sushi bar il dolore per la ragazza che l’ha tradito mentre era in Spagna a fare l’Erasmus. Ma anche cronaca del vano tentativo di salvarlo compiuto dal cameriere del locale. Nella consapevolezza che nella vita «Tutto finisce/ Tutto finisce/ pure il sashimi al Sushiko». La storia di questo disco, comunque la pensiate, è invece appena cominciata.
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