Pinsami, la start up che in soli sette anni ha creato un mercato
Segnalata tra le mille aziende europee per crescita, ha portato il proprio giro d’affari da zero a 26 milioni
di Manuela Soressi
2' di lettura
La pinsa che incassa di più nella Gdo italiana arriva da Reggio Emilia, da un’azienda specializzata che in sei anni di attività è passata da zero a 17 milioni di euro di fatturato. E che arriverà a 26 milioni entro fine anno. Un’escalation rapida, quella di Pinsami, che non è passata inosservata: anche quest’anno il Financial Times l'ha inserita tra le mille aziende europee con il maggiore tasso di crescita nel periodo 2018-2021, 118esima in classifica ma prima nel settore alimentare italiano.
Pinsami è nata dalla scommessa su un prodotto pressoché sconosciuto come la pinsa da parte di quattro soci dal background professionale diverso, accomunati dalla passione per il food: scartato il primo progetto di aprire una catena di pinserie, si sono spostati sul mercato retail partendo con un’insegna locale e con un laboratorio da 100 mq. Ora hanno appena aperto uno stabilimento da 10mila mq, dopo quello da 2mila mq, e sono presenti in quasi tutte le catene. «Abbiamo “inventato” un prodotto e costruito un mercato che non esisteva e che è cresciuto insieme a noi», spiega il ceo Fabio Grillo, fondatore dell’azienda, di cui controlla il 25% del capitale insieme al socio Mauro Dalle Vacche, mentre il restante 75% appartiene dal 2021 al fondo di private equity Deutsche Invest Capital Solutions.
La pinsa, in effetti, sta conquistando gli italiani. Gustosa, leggera e digeribile, cresce a doppia cifra anno su anno e realizza quasi 45 milioni di euro di vendite solo in Gdo. L’escalation di queste basi precotte, realizzate con farine di frumento, di riso, di soia e con lievito madre, non si è fermata neppure in un anno di crisi com’è stato il 2022. Mentre il carrello della spesa si svuotava, le vendite in volume di pinsa aumentavano del 28,5% rispetto al 2021, arrivando a oltre 4.800 tonnellate. Solo Pinsami ha venduto 7,2 milioni di pezzi contro i 3,8 milioni dell’anno precedente.
Dopo il debutto nel fresco, che resta ancora il segmento più importante (62% del fatturato), l’azienda reggiana ha portato la pinsa anche nei freezer dei surgelati e sugli scaffali dei ambient. Ma si è trovata molti nuovi concorrenti, del calibro anche di Barilla. «Per questo abbiamo deciso in tempo record– afferma Grillo – di investire in un secondo stabilimento, inaugurato da poche settimane a Reggio Emilia, per raddoppiare la nostra capacità produttiva, arrivando a regime a 100mila pinse al giorno».
Quel che serve per soddisfare le richieste del mercato italiano, anche nel fuoricasa e per aumentare l’export, passato in due anni dal 10% al 40% di incidenza sul fatturato aziendale.
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