Pirelli debole in Borsa. Nodo cinese per il Governo, si valuta il golden power
Secondo indiscrezioni di stampa, con il nuovo "patto" a rischio la gestione italiana del gruppo. Palazzo Chigi studia il dossier
di Stefania Arcudi
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pirelli & C torna sotto i riflettori a Piazza Affari, all'indomani delle indiscrezioni di stampa, secondo cui la gestione italiana del gruppo sarebbe a rischio e il Governo italiano sarebbe pronto a valutare la Golden Power (la normativa che consente di bloccare o fissare particolare condizioni a specifiche operazioni finanziarie considerate di interesse nazionale). Secondo quanto ricostruito da Il Messaggero, infatti, nel corso del fine settimana, Pirelli, controllata dal 2015 insieme al gruppo di Stato cinese Sinochem, correrebbe «un grave rischio: l’isolamento nei mercati occidentali a causa del brusco cambio di rotta del socio cinese che, contrariamente al patto originario che prevedeva il mantenimento dell’italianità a ogni livello aziendale, ora ne vorrebbe piegare le strategie». Secondo il quotidiano, oltre a ingerenze a livello operativo, il socio cinese vorrebbe «azzerare il diritto per Camfin, la finanziaria che fa capo a Tronchetti firmataria insieme a Sinochem degli accordi, di indicare i nuovi amministratori delegati», mentre finora è sempre stata ribadita la tutela dell'italianità e la continuità del management.
Proprio per questo, come riporta La Stampa, il dossier sarebbe finito all'esame del dipartimento di palazzo Chigi che valuta il Golden Power e che domani ascolterà in audizione Pirelli e Camfin, dopo aver già sentito i rappresentanti cinesi. Questo, sempre secondo il quotidiano, «si aggiunge agli elementi già esplicitati che indicano una maggiore forza dei soci cinesi nel nuovo patto». Il nuovo patto parasociale, entrato formalmente in vigore il 22 maggio, è di fatto sospeso fino alla conclusione del procedimento di Golden Power. Una decisione sul Golden Power resta attesa entro il 23 giugno.
Gli analisti non escludono «un reshuffle dell'azionariato»
Come sottolineano gli analisti di Equita, «dai documenti raccolti emergerebbe la richiesta di ingerenza sulle strategie e l'operatività del gruppo (Sinochem avrebbe chiesto un aumento del livello di controllo politico e sulla composizione dei quadri dirigenziali oltre all'integrazione dei sistemi informatici delle controllate di Pirelli in Cina con i sistemi di Sinochem per consentire la condivisione simultanea delle informazioni) che si aggiunge alla maggiore forza dei soci cinesi nel nuovo patto (Camfin avrà un consigliere in meno)». Per questo, «in funzione dell'esito, che secondo fonti di stampa potrebbe arrivare fino alla limitazione del diritto di voto dei cinesi, non escludiamo che possa essere avviato un reshuffle dell'azionariato», sottolinea Equita.
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