ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl caso

Nord Stream, come si è arrivati alla pista del sabotaggio filo-ucraino. Kiev: noi non c’entriamo

Fonti dell’intelligence Usa avrebbero rivelato una nuova ipotesi sul caso del gasdotto russo

di R.Es.

I danni al Nord Stream

2' di lettura

Puntano verso gruppi filo ucraini le nuove piste di intelligence sul sabotaggio del gasdotto russo Nord Stream, nel settembre del 2022. Lo sostiene il New York Times, che cita fonti dei servizi Usa, secondo le quali non ci sarebbero prove di un coinvolgimento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky o del suo Governo. Una conferma arriva dalla Germania: gli investigatori tedeschi non hanno ancora trovato prove su chi ha ordinato e compiuto il sabotaggio, ma la pista sulla sua preparazione porterebbe in Ucraina, secondo Ard, Swr e Zeit. Kiev ieri ha di nuovo negato qualsiasi coinvolgimento.

«Non è una nostra attività, sarebbe un complimento per le nostre forze speciali ma noi non c’entriamo con quello», ha detto il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, a margine di una riunione informale dei colleghi dell’Ue a cui è stato invitato.

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L’ipotesi: sabotaggio a opera di oppositori di Putin

Le informazioni raccolte dall’intelligence Usa, scrive il New York Times, suggeriscono che il sabotaggio sia stato eseguito da oppositori del presidente russo Vladimir Putin. Senza chiarire l’identità dei membri del gruppo, né chi ha diretto o finanziato l’operazione, si sostiene che i sabotatori siano molto probabilmente cittadini ucraini o russi. Non sarebbero coinvolti americani o britannici.

Secondo i media tedeschi, il sabotaggio sarebbe stato compiuto con l’aiuto di uno yacht noleggiato da una società con sede in Polonia, apparentemente a due cittadini ucraini. Il commando sarebbe stato composto da cinque uomini e una donna, di nazionalità non accertata. Gli investigatori avrebbero localizzato la posizione dell’imbarcazione nel giorno successivo al sabotaggio. Lo yacht è stato esaminato dopo la sua riconsegna e gli investigatori avrebbero trovato tracce di esplosivo a bordo. Non viene esclusa l’ipotesi di un’operazione di depistaggio.

Le accuse di Polonia e Ucraina alla Russia

All’indomani del sabotaggio, Polonia e Ucraina hanno accusato la Russia, che puntò il dito contro Londra. I funzionari Usa affermano ora di non aver trovato prove del coinvolgimento del Governo russo.

Tra le varie ipotesi formulate in questi mesi, ce n’è una, formulata dal giornalista Usa Seymour Hersh, che mette nel mirino gli Usa, facendo leva su una frase pronunciata dal presidente Joe Biden poco prima dell’inizio del conflitto. «Se la Russia invade, se cioè carri armati e truppe attraversano il confine con l’Ucraina, allora non ci sarà più un Nord Stream 2. Porremo fine a tutto ciò», aveva detto Biden.

I gasdotti sono stati fatti saltare con esplosivi piazzati sul fondo del Mar Baltico. I funzionari citati dal New York Times ammettono che restano enormi lacune nella ricostruzione dell’accaduto, ma le informazioni ottenute potrebbero costituire il primo indizio significativo. Danimarca, Svezia e Germania stanno conducendo indagini separate.

L’eventuale coinvolgimento di Kiev potrebbe aprirebbe una crisi con gli alleati europei, in primo luogo con la Germania. Il Governo tedesco ha dichiarato che la propria indagine non ha ancora raggiunto risultati.

«Sull’incidente ci sono inchieste in corso, aspettiamo la fine delle indagini», ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby. Mosca torna a chiedere un’indagine internazionale sotto l’egida dell’Onu.

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