Pistola scarica e fuori tempo
La miniserie progettata da due «mostri» del cinema, Danny Boyle e Craig Pearce, sulla band inglese punk ha deluso tutti, dai musicisti alla critica: troppo didascalica, con ritratti femminili stereotipati. Ma rende lo spirito dell’epoca
di Gianluigi Rossini
2' di lettura
Il regista di Trainspotting e lo sceneggiatore di Moulin Rouge, Danny Boyle e Craig Pearce, affrontano la storia dei Sex Pistols in una miniserie in sei episodi prodotta da FX, cioè da Disney, e quindi con un ottimo budget. Sembrerebbe un incontro perfetto, e invece Pistol (da noi andrà su Disney+ dal 7 settembre) è stata accolta piuttosto male.
Il disconoscimento da parte di John Lydon, l’ex cantante dei Pistols, era ampiamente previsto: basti pensare che Boyle e Pearce si sono basati sull’autobiografia pubblicata dal chitarrista Steve Jones nel 2017 perché hanno preferito inquadrare la storia da una prospettiva laterale, in modo da contenere la nota ingestibilità di Lydon, che del gruppo era senza dubbio l’elemento geniale. Il coro di recensioni negative da parte della critica inglese e statunitense, invece, deve essere stato una doccia fredda, ma è difficile negare i moltissimi problemi che affliggono la serie e che diventano tanto più visibili quanta più familiarità si abbia con la storia dei Pistols e il movimento punk in generale.
Pistol è a volte troppo didascalica nel ripercorrere le tappe fondamentali della brevissima carriera della band, mettendo in evidenza tutti i momenti topici e i presagi di ciò che sappiamo succederà; a volte al contrario è troppo romanzata, nel modo in cui crea facili opposizioni tra poli positivi e negativi: il produttore Malcolm McLaren e Nancy Spungen come antagonisti, Vivienne Westwood e Chrissie Hynde come parte sana. In generale, i ritratti femminili sono i più irritanti: Boyle e Pearce riescono nella difficile impresa di rinchiudere le donne del punk nel binomio santa/prostituta, una mancanza di fantasia davvero difficile da perdonare.
Al netto di tutto ciò, Pistol resta molto divertente da vedere e anche molto efficace nel rendere lo spirito dei primissimi momenti del movimento punk, l’energia feroce dei concerti dei Sex Pistols, la fiammata inarrestabile che si generò creando non solo scandalo, ma un diffuso senso di pericolo.
Azzeccata la scelta di attori giovanissimi, coetanei dei membri della band nella stagione 1976/79, anche se forse l’interpretazione più entusiasmante è quella di Thomas Brodie-Sangster nei panni di McLaren, che a 29 anni sembrava il padre di Jones, Lydon e soci.
Pistol
Danny Boyle, Craig Pearce
Disney+, 7 settembre
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