ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùTrasparenza e società civile

Più controlli interni e meno contante per i corpi intermedi

l cosiddetto Qatargate ha acceso i riflettori sulla mancanza di regolamentazione in materia di formazione e di contenuto dei bilanci di quella parte del mondo del volontariato che non ha la qualifica di Ente del terzo settore (Ets) nonché sull’individuazione di confini dell’attività dei lobbisti che, a monte, richiama l’attenzione sui trasferimenti di denaro contante.

di Federico Maurizio d'Andrea

3' di lettura

Il cosiddetto Qatargate ha acceso i riflettori sulla mancanza di regolamentazione in materia di formazione e di contenuto dei bilanci di quella parte del mondo del volontariato che non ha la qualifica di Ente del terzo settore (Ets) nonché sull’individuazione di confini dell’attività dei lobbisti che, a monte, richiama l’attenzione sui trasferimenti di denaro contante. Sono numerosi i temi che emergono dall’analisi di questi fatti: basterebbe, per citarne alcuni, ricordare quelli attinenti ai fenomeni corruttivi, di riciclaggio, della persistenza, più in generale, di attività che si collocano in zone grigie dell’ordinamento.

Tuttavia, quello su cui vi è la necessità di una riflessione attiene alle ipotesi di divieto di trasferimento di denaro contante fra soggetti diversi, perché risulta il mezzo più utilizzato nelle fattispecie criminali sopra evidenziate.

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Val la pena innanzitutto premettere che la possibilità di porre delle “soglie” - su cui, pure, a lungo si è dibattuto anche nel nostro Paese – non ha una diretta correlazione di causa-effetto con l’aumento delle attività illegali, le quali si realizzano a prescindere dall’innalzamento o dall’abbassamento della quantità di denaro contante legalmente in circolazione.

Fatta questa premessa, è opportuno chiedersi se siano condivisibili le teorie secondo le quali un utilizzo più ampio del denaro contante non solo avrebbe effetti benefici sul funzionamento dell’economia ma risulterebbe essenziale per l’inclusione dei cittadini socialmente vulnerabili, come gli anziani o le fasce della popolazione a più basso reddito. Oltre a consentire, nel rispetto della privacy, più libertà e autonomia ai singoli.

Questi importanti benefici non dovrebbero tuttavia porre in secondo piano la circostanza che, a prescindere dal fatto che il contante è lo strumento di pagamento dominante nell’area dell’euro, il mercato, per funzionare efficacemente, ha bisogno di poche e chiare disposizioni. La regola per eccellenza è quella della tutela della libera concorrenza, attraverso la diffusione di una “cultura della fiducia” che ha come presupposto la trasparenza delle transazioni e la conoscibilità dei soggetti tra cui avvengono.

Ecco perché, pur non essendo tra coloro che demonizzano l’uso del contante in sé, reputo, da un lato, preferibile l’individuazione, secondo ragionevolezza ed equità, di soglie di limitato ammontare che ne legittimino la circolazione, e, dall’altro, necessaria una sempre maggiore tracciabilità delle transazioni, a prescindere dalle soggettività interessate (siano esse persone fisiche o ciò che può rientrare nell’ambito delle cosiddetta associazioni non riconosciute).

La tutela degli interessi generali postula il deciso contrasto di ogni opacità, sia mediante previsioni specifiche che colmino le lacune normative, sia tramite una politica che suggerisca e premi la trasparenza interna dei singoli enti e organizzazioni associative che adottino codici etici, diffondano e rispettino le regole di compliance, nominino e agevolino l’effettivo lavoro degli organi di controllo interno, incaricandoli di verificare la regolarità dei finanziamenti e dei loro usi secondo le autonome previsioni statutarie, diffondano in maniera convinta i programmi di whistleblowing.

La “cultura dell’opacità” non può permeare soprattutto i cosiddetti “corpi intermedi” che – essendo finalizzati all’assolvimento di compiti costituzionali di tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la propria personalità – sono stati agevolati a livello legislativo, mediante incentivi promozionali e di autofinanziamento (crowdfunding), nonché finanziamenti pubblici e sgravi fiscali, in modo da facilitarne la operatività attraverso il coinvolgimento della società civile, e non solo mediante supporti di livello istituzionale.

Proprio perché non si vuole né si può, per singoli episodi, mettere in discussione l’importanza dei corpi intermedi, si deve rimarcare che la loro operatività deve essere contraddistinta, soprattutto internamente, da legalità, trasparenza, controllabilità. In particolare il controllo interno è divenuto, da tempo, parte integrante di qualsiasi business, e sono sempre più intollerabili quei mondi che non si occupino di assicurare l’esistenza e il rispetto di regole autonomamente dettate e finalizzate a evitare la esistenza di “entità franche” in cui tutto sembri consentito.

E l’uso del contante in quantità consistente – a prescindere dagli episodi corruttivi che, purtroppo, continuano ad accadere – non può essere un mezzo per eludere i controlli, con tutte le altre negatività, soprattutto in termini reputazionali e di affidabilità, che ne discendono.

Tracciare le proprie attività significa diffondere la cultura della fiducia e conferire dignità al comune vivere.

Non bisogna stancarsi di incrementare, con qualsiasi mezzo, quel sentimento di solidarietà che rappresenta il punto più nobile dello stare insieme e del sentirsi parte di una storia che guarda al futuro.

Corrotti e corruttori, faccendieri e riciclatori dovrebbero essere perseguiti non solo perché vivono in un contesto delinquenziale, ma perché minano, alla base, il progresso di una società.

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