ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùil presidente dell’abi

«Più di così non possiamo fare: è ora che il bail in sia abolito»

Ieri Carige, oggi Bari: per le banche italiane anche il 2019 si chiude con un intervento «spintaneo» a sostegno di un altro istituto in crisi.

di Marco Ferrando

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4' di lettura

Ieri Carige, oggi Bari: per le banche italiane anche il 2019 si chiude con un intervento spintaneo a sostegno di un altro istituto in crisi. «Quando norme e condizioni costringono le banche a investimenti di salvataggio, lo sforzo subito è gravoso», commenta Antonio Patuelli. Tradotto: l’umore non è buono, ma anche questa volta non c’era alternativa. «Ma ora speriamo davvero che sia l’ultima», osserva il presidente dell’Abi con Il Sole 24 Ore: «Di più non possiamo fare».

Su Bari siamo alla cronaca di una crisi annunciata e tollerata a lungo, sembrerebbe. Non a caso c’è chi punta il dito contro la Vigilanza.
Premesso che non dispongo di elementi riservati, ricordo che dal 4 novembre 2014 sussiste la Vigilanza unica sul settore bancario in capo alla Bce, che la esercita direttamente sugli istituti maggiori e indirettamente su tutti gli altri. Infatti può anche avocare a sé il controllo su qualsiasi banca. Avrà un significato il fatto che in questi anni Francoforte non abbia avocato a sé la vigilanza su Bari, è un segnale di fiducia verso la Banca d’Italia di cui bisogna tenere conto prima di arrivare a improvvisate conclusioni. Inoltre leggo di una serie molto ampia e diversificata di inchieste giudiziarie già aperte su Bari, e queste saranno determinanti nel capire che cosa sia successo.

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Sta anche per partire una nuova commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche: siete preoccupati?
Non ce n’è motivo. Il mondo delle banche è da sempre il più normato e vigilato, deve essere assolutamente trasparente, una casa di vetro pur con le riservatezze che le attività finanziarie impongono. La storia italiana ci ricorda numerosi casi di commissioni sulle banche, dalla Sindona al caso Giuffrè. Sono fortemente convinto che la premessa di ogni attività economica deve essere sempre un’alta sensibilità etica, un impegno per la legalità e la lotta continua a ogni forma di illecito e di evasione fiscale.

Sì, ma l’ultima commissione è di appena due anni fa.
Bene. Vuol dire che quella nuova non opererà incominciando da zero ma con due vantaggi: i documenti prodotti dalla Commissione Casini e dalle molte motivate sentenze che intanto hanno emesso diversi tribunali, chiarendo non poco vicende di crisi bancarie.

Torniamo alla Popolare di Bari: l’intervento delle banche servirà solo a pagare i danni o c’è modo secondo lei di far ripartire l'istituto?
Vorrei premettere che lìinvestimento del Fondo interbancario è reso possibile dalla sentenza del Tribunale Ue del marzo scorso che ne riconosce la natura privata, e poi che è connesso alla conversione in legge del decreto che autorizza l'intervento dello Stato. Riguardo alla sua domanda, gli ultimi anni ci hanno dimostrato che il rilancio di un’azienda bancaria è possibile al pari di quelle industriali.

Il timore è che le risorse stanziate per Bari siano a fondo perduto.
Lo erano quelle destinate alle quattro banche del centro Italia andate in risoluzione quattro anni fa. Oggi su Carige e domani su Bari, il Fondo avrà in mano delle quote azionarie: non è una differenza da poco.

Per l’ex Popolare, e altri istituti dell’area, si torna a parlare di Banca del Sud. Lei che ne pensa?
Che il Sud Italia non può essere considerato periferia dell’Europa e quindi merita maggiori possibilità di intervento che ne accelerino lo sviluppo. Ma devono essere compatibili con le norme europee, e con le regole di un mercato che funziona dovunque con le stesse regole.

Qual è lo stato di salute dell’industria bancaria in questa fine 2019? Il settore pare maturo.
Maturo sì, ma anche molto vitale come peraltro dimostra il recente contratto di lavoro negoziato in grande concordia dalla delegazione del comitato Affari sindacali e del lavoro dell’Abi presieduto da Salvatore Poloni. I dati sono pubblici e ci parlano di una redditività stabile nonostante un quadro economico e politico assai complesso, dalla Brexit alle crisi nel bacino mediterraneo, ma il settore non è fermo. Le banche sono tutte diverse e in concorrenza tra di loro e stanno investendo molto in innovazione, hanno differenziato molto i modelli di business senza smettere di fare credito e fornire servizi parabancari in competizione anche con soggetti extra bancari.

A proposito: teme di più i nuovi concorrenti o il contesto macro? Sembra un assedio.
No, è un intreccio di collaborazione e competizione. E ci sappiamo difendere.

L’unione fa la forza: nel 2020 c’è da aspettarsi nuove fusioni?
In termini teorici il dibattito è molto aperto, se guardiamo ai fatti l’Italia è il paese che nei 5 anni di unione bancaria ha realizzato più aggregazioni di chiunque altro. E ha il numero di gruppi e banche indipendenti più ridotto rispetto alla popolazione.

La Bce finora ha spinto molto a parole e bloccato nei fatti.
La linea di Andrea Enria è nettamente in correzione di talune asperità passate della signora Nouy, quindi una rivisitazione è in atto, lo vedo, lo percepisco. C’è chiaramente la volontà di ragionare senza dogmatismi sull’esperienza di questi anni.

Vale anche per le norme sul bail in, che proprio domani compiono quattro anni.
Vale la pena di fare uno sforzo e abolirlo: è uno spauracchio inefficace. Che tra lìaltro contrasta anche con la Costituzione anche della Repubblica italiana, che prevede la tutela del risparmio anche sopra i 100mila euro.

Le fa paura una Bce senza Mario Draghi?
La Bce di oggi è un’aquila bicipite, dove l’unione monetaria è disgiunta da quella bancaria. Sulle politiche monetarie il presidente Draghi ha sempre fatto il possibile e l’immaginabile, quindi la sua assenza da Francoforte non impedirà che le sue linee vengano proseguite, come sta già avvenendo. E dal 1° gennaio il vertice sarà rafforzato dal qualificato arrivo di Fabio Panetta, che ha tutte le competenze e la sensibilità per contribuire a far dialogare i due corpi della Bce.

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