Più matematica e inglese, così il liceo Visconti prepara le nuove classi dirigenti
Boom di iscrizioni dopo il riconoscimento di Eduscopio. La preside Pappalardo: «Qui si intersecano modernità e passato»
di Claudio Tucci
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L’ultimo riconoscimento, in ordine di tempo, è arrivato dalle classifiche Eduscopio, targate Fondazione Agnelli, dello scorso novembre. A Roma il miglior liceo classico è diventato l’Ennio Quirino Visconti, che ha scavalcato un altro big, il Torquato Tasso. Un primato che ha prodotto subito un record: le iscrizioni al prossimo anno scolastico hanno superato quota 250 alunni. E già la dirigente scolastica, la professoressa Rita Pappalardo, 30 anni di esperienza in classe a insegnare latino e greco, al Visconti da un paio d’anni, pensa a nuove iniziative, come, ad esempio, al debutto di un nuovo corso di potenziamento della matematica (un liceo matematico), in collaborazione con l’università la «Sapienza» di Roma, per approfondire le conoscenze della matematica e delle sue applicazioni con attività interdisciplinari che coinvolgono fisica, scienze, arte, letteratura (33 ore aggiuntive, una in più a settimana, con tutta didattica laboratoriale). «Purtroppo, per ragioni di spazio, noi possiamo accogliere solo sei prime classi, circa 180 ragazzi in tutto - ha detto Pappalardo -. Ma non c’è dubbio che un numero così elevato di preferenze accordateci da genitori e ragazzi ci lusinga, e premia il lavoro della scuola e dei docenti fatto ininterrottamente anche durante il Covid».
La contaminazione arte-scienza
«Il classico è tutt’altro che un indirizzo che guarda al passato - spiega la professoressa Pappalardo -. Basta leggere il nostro Ptof (il Piano triennale dell’offerta formativa - 63 pagine dense di progetti e iniziative, ndr) per vedere come antichità e modernità si intersechino nella nostra proposta educativa a famiglie e studenti. Nei cortili e scale del Visconti passeggiava un tale Galileo Galilei, uno dei precursori della contaminazione tra sapere umanistico e sapere scientifico».Già da tempo il Visconti ha innestato nel triennio conclusivo di studio la metodologia Clil (insegnamento in inglese di una materia non linguistica), alternando discipline come filosofia, fisica, matematica, storia, a seconda delle scelte dei consigli di classe. Accanto ai percorsi tradizionali del classico, la scuola ha previsto anche due “curvature” del curricolo, proprio per potenziare l’inglese. La prima, la sezione Cambridge, dove i ragazzi si specializzano in economia in inglese e con due ore di potenziamento con un insegnante madrelingua. Poi il progetto Aureus (Arte, tUtela, Restauro, Educazione all’Uso responsabile del patrimonio artistico), dove la storia dell’arte si innesta già al primo anno, affiancando al docente titolare della disciplina, un lettore madrelingua in moduli orari crescenti nel corso del quinquennio (i laboratori di restauro sono ospitati in due sale messe a disposizione dai gesuiti, la Sala Pozzo e la splendida Cappella della Prima Primaria).
Del resto, il Visconti, 30 classi, circa 750 studenti, 64 docenti, di cui 55 stabili e una ventina tra personale tecnico-amministrativo - è situato nel cuore di Roma, a due passi da piazza Venezia, e “occupa” una parte del complesso del Collegio romano, costruito nella seconda metà del Cinquecento, che comprende la chiesa di Sant’Ignazio e altri spazi appartenenti ai gesuiti, mentre in un’altra ala ha sede il ministero della Cultura (la sede dell’istituto è riconosciuta monumento nazionale). Al Visconti hanno studiato economisti del calibro di Franco Modigliani (premio nobel), Guido Carli, Augusto Fantozzi; politici e giuristi, da Giorgio Amendola a Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini; a indimenticabili attori e registi Alberto Sordi, Monica Vitti, Lina Wertmuller, solo per fare alcuni nomi “famosi”. La scuola, accreditata al Programma Erasmus+ spinge inoltre forte la mobilità studentesca internazionale, scambi e gemellaggi con altri Paesi. Molti studenti scelgono di trascorrere un semestre all’estero, specie in paesi anglofoni, anche fuori Europa.
Il rapporto scuola-lavoro
Diversi, e innovativi, inoltre i progetti di scuola-lavoro (oggi si chiamano percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). A testimonianza di come l’ex alternanza sia centrale anche nei percorsi liceali. «Da noi i moduli sono di 90 ore nel triennio finale, a volte tuttavia le superiamo - ha aggiunto Pappalardo -. Abbiamo in piedi molte iniziative. Tra queste, un percorso con Unicredit sull’economia green e sostenibile; con la biblioteca Vallicelliana, dove, ad esempio, i nostri ragazzi entrano in contatto con i manoscritti antichi; con l’ateneo di Roma Tre sullo studio e catalogazione di materiale geologico. Nella scuola ci sono poi due laboratori, uno di fisica l’altro di chimica. In quest’ultimo, i docenti di chimica hanno fatto analizzare agli studenti la composizione del gel per sanificare le mani». Certo la pandemia, che ci auguriamo tutti finisca al più presto, ha avuto un impatto anche sulle attività del Visconti, con un ampio utilizzo delle lezioni da remoto, specie nei mesi più duri dell’emergenza sanitaria. «Non siamo partiti da zero con la didattica digitale - ha sottolineato la preside Pappalardo -. Già prima del Covid al Visconti molti docenti utilizzavano l’on line per integrare le proprie lezioni, come momento di approfondimento delle attività svolte in classe. Anche oggi proseguiamo, quando necessario, con le attività a distanza per via di contagi e quarantene. Ma sono convinta che presto torneremo alla normalità».
Il successo formativo
E la normalità, al Visconti, è una didattica curriculare «fatta in modo serio» per trasferire agli alunni conoscenze e competenze delle discipline portanti. «Chi si avvicina a un liceo classico - ha chiosato Pappalardo - lo fa perché è consapevole di acquisire un metodo di studio e capacità di approfondimento e riflessione. Noi formiamo studenti perfettamente inseriti nel mondo odierno. Basti pensare che oltre il 90% dei nostri diplomati prosegue all’università, e con ottimi risultati, come ci riconosce anche Eduscopio». L’indice della Fondazione Agnelli infatti pesa al 50% la velocità del percorso di studi, vale a dire la percentuale di crediti universitari ottenuti, e per la restante metà la qualità degli apprendimenti (la media dei voti agli esami).
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