Più selettività sugli asset e spazio alla liquidità
di Andrea Gennai
3' di lettura
L’ambiente finanziario per gli investimenti del private banking è sempre più complesso. Il mondo obbligazionario, perno dei portafogli, è lontano da qualsiasi processo di normalizzazione. Questo rende le scelte difficili e cresce l’importanza di scegliere un professionista abile.
«Il 73% del controvalore delle emissioni obbligazionarie nel mondo - spiega Matteo Serio, socio e direttore commerciale AcomeA Sgr - rende meno dell’1%. C’è una fetta interessante che rende di più. Si tratta di emissioni non di alta qualità per questo è importante concentrarsi molto su quello che si compra. Si riesce a comporre portafogli performanti ma con volatilità più alta rispetto a quello cui l’investitore era abituato e che oggi non esiste più. Un portafoglio private tipicamente è molto esposto all’asset class obbligazionaria. Se oggi è mantenuto sul versante core, il patrimonio è destinato a perdere.
Ci sono corporate di banche, governativi di alcuni selezionati paesi emergenti, corporate “quasi governative” relative a questi ultimi. Se si inizia a investire con un 20-30% in questo tipo di titoli già si può ottenere un rendimento annuo intorno al 3% e al netto del costo di copertura delle divise». Poi c’è la componente azionaria, che soprattutto per un grande patrimonio ha un orizzonte temporale piu' lungo. Come è noto, il mercato azionario è l’unico modo per cogliere la crescita futura globale.
Ci sono però una serie di avvertenze. Oggi, così come il mondo obbligazionario è diviso in due, tra valutazioni alte e valutazioni allettanti, anche l’universo azionario mostra due categorie di massima. «Tutto quello che è andato molto bene negli ultimi tre anni - continua Serio - non ha rendimenti prospettici allettanti. È sicuramente più interessante iniziare a introdurre nei portafogli azionari, approcci come il value. Questo non vuol dire rivoluzionare i portafogli ma cominciare a diversificare verso questo stile di investimento, che ha sottoperformato negli ultimi anni ma che oggi presenta valutazioni assolutamente interessanti».
Il cambio strutturale di paradigma sui mercati finanziari induce anche a rivalutare la liquidità. Sebbene oggi restare liquidi sia un costo, vuoi per i tassi a zero e anche per l’inflazione, cresce il peso nei portafogli visti i maggiori rischi legati agli investimenti sui mercati.
«Chi deve gestire un portafoglio di un milione di euro - sottolinea Paolo Cardenà, private banker - non può prescindere dalla liquidità. Il motivo è semplice. I bond corporate investment grade in euro sono prossimi allo zero, i sovrani ancora peggio. Abbiamo strumenti in dollari, ma sono esposti al rischio cambio. Ci troviamo in un ambiente in cui abbiamo una sorta di reflazione davanti a noi». L’obbligazionario ha perso le caratteristiche di hedging ed è quindi giustificabile un posizionamento sulla liquidità più aggressivo rispetto a quanto si faceva prima.
La liquidità può essere usata per investimenti graduali oppure per mediare prezzi. «In questo momento - continua Cardenà - la liquidità si scontra con timori di aggressione, per via fiscale, dei conti correnti. C’è una certa preoccupazione tra i clienti ma non so quanto sia giustificata. È inevitabile che i portafogli siano esposti più che in passato sull’azionario partendo dal presupposto che tra i bond solo gli high yield, gli Emergenti e i subordinati bancari possono dare rendimenti interessanti. Ma sono una quota non predominante marginale delle strategie». Sull’azionario poi, come suggerisce l’esperto, è bene analizzare attentamente che tipo di azionario inserire con un occhio di riguardo ad esempio alle aziende che hanno maggiore visibilità globale e sulla capacità di produrre utili in modo sistematico.
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