Più turisti, più responsabilità: l’importanza di chiamarsi «Patrimonio Unesco»
Nel 2021 Italia premiata con due nuove iscrizioni, gli affreschi padovani e i portici bolognesi, più una terza condivisa: la città termale di Montecatini
di Marilena Pirrelli e Giuditta Giardini
I punti chiave
8' di lettura
La 44esima riunione del Comitato del Patrimonio Mondiale, costituito in seno all'omonima Convenzione Unesco del 1972, ha il compito di esaminare le candidature presentate dagli stati per gli anni 2020 e 2021. L'Italia è stata premiata con ben due nuove iscrizioni e una terza condivisa che totalizzano 58 siti Unesco nel nostro paese: gli affreschi padovani, i portici bolognesi e la città termale di Montecatini (condivisa). La Convenzione del 1972 supera la logica del patrimonio nazionale e abbraccia quella del patrimonio mondiale, inteso come responsabilità condivisa da tutta la comunità internazionale. I criteri per l'inclusione nella lista dei world heritage sono dieci, di cui sei riguardano i patrimoni artistici e quattro quelli naturali.
Unesco, quanto ci costi?
Mentre i paesi fanno a gara per candidare i propri tesori nella lista dei World Heritage Sites a fronte di nomination non premiali, nessuno ha ben chiaro quanto valga il brand Unesco. Nel complesso i 194 stati membri versano 141.116.842 dollari. Chiaro è, invece, quanto costi all'Italia l'Unesco, si parla di 5.922.552 di dollari all'anno, cifra che non è variata nell'ultimo biennio con l'emergenza Covid. A questo si aggiungono contributi straordinari come il milione di euro che l'Italia ha versato all'organizzazione parigina per il Museo libanese Sursock di Beirut. Da quando gli Stati Uniti, il principale finanziatore delle Nazioni Unite, hanno chiuso i rubinetti e poi abbandonato l'Unesco nel 2017 per questioni legate alla politica estera trumpiana, molte teste sono saltate e molti dipartimenti sono stati ridimensionati. Oggi un rientro degli Stati Uniti nell'organizzazione parigina costerebbe circa 75 milioni di dollari di contributi.
Il valore del brand Unesco
Da uno studio della Commissione nazionale italiana per l'Unesco e Iulm, emerge come il 98% della popolazione campionata conosca l'Unesco e abbia una vaga idea di quello che faccia nell'ambito culturale. A questa crescente popolarità e turismo in potenza, fa da contraltare il fatto che i paesi con più siti Unesco hanno anche meno risorse per gestirli. La mancanza di risorse per far fronte a flussi turistici traghettati dalla nomination può portare, da un lato, ad una incapacità di mettere a punto strategie di sviluppo sostenibile legate ad alcuni siti e, dall'altro lato, per siti già noti, come Venezia, la deriva è quella dell'overtourism con ondate incontenibili che rendono invivibili i siti per i locali e penalizzano la tourist experience per chi è in visita.
La conseguenza tangibile dell'overtourism è lo spopolamento da parte di gente del posto della città lasciata in mano alle multinazionali come Airbnb. Il turismo sostenibile è frutto di una programmazione che raramente avviene e di piani di gestione. Sono le sfide che si giocano anche i siti nominati da lungo tempo, perché essere nella Lista «del prestigioso riconoscimento internazionale rappresenta anche l'occasione che consente di dialogare con molta chiarezza con gli amministratori locali per imporre decisioni nette in termini di tutela del territorio» come già spiegava il professor Walter Santagata in uno studio del 2016 per il Mibact. «Infatti, non si può avere “un marchio di qualità mondiale” se contemporaneamente non si attuano scelte coerenti per la conservazione dei centri storici e della qualità dei paesaggi».
Anche perché è evidente che la corsa fatta per raggiungere la meta ambita talvolta non dura dopo il riconoscimento se non coniugata con piani strategici di medio e lungo termine.
Il caso Noto
Crescente è il numero di studi che si propongono di valutare l'efficacia della iscrizione nella Lista Unesco del Patrimonio Mondiale dell'Umanità sia in termini di crescita economica, sia in termini di arrivi internazionali, che di impatto sulla comunità locale: non univoci sono però i risultati. Lo studio della Val di Noto condotto da Tiziana Cuccia ha verificato, a più di otto anni di distanza dalla sua iscrizione nella Lista, avvenuta nel 2002, l'impatto in termini di sviluppo locale dell'area, nonché il ruolo ricoperto dal Piano di Gestione richiesto dalla procedura Unesco.
Premesso che gli interventi di restauro del patrimonio culturale monumentale hanno beneficiato di canali di finanziamento pubblici stanziati precedentemente all'iscrizione nella Lista, si è assistito a una crescita della capacità ricettiva in misura notevolmente superiore a quanto avvenuto nel resto della Sicilia e dell'Italia, con un incremento delle strutture extra-alberghiere e soprattutto di b&b, anche la domanda turistica è aumentata con un effetto di livello più che di crescita persistente della domanda, i flussi turistici culturali hanno attenuato la stagionalità tipica dei flussi a scopo balneare; ma l'azione di governance locale è andata avanti molto a rilento, tuttavia ha avuto un impulso grazie alle iniziative dei singoli Comuni della Val di Noto anziché in modo concertato dall'associazione «Distretto Culturale Sud Est», costituita nel 2007 e alla cui direzione si avvicendano periodicamente i sindaci o loro delegati.
Al momento dello studio la realizzazione del sito Unesco del Val di Noto è apparso più il frutto di azioni di singoli volenterosi che fanno fatica a rendere operativo il progetto complessivo istituzionalizzandolo. In sintesi il processo di candidatura rappresenta un importante momento di coesione degli attori presenti nei territori che, tuttavia, rischia di esaurire la sua spinta al momento del raggiungimento dell'obiettivo.
Piani di gestione futuri e le sfide concrete
Per i portici di Bologna appena nominati, si legge dal Management Plan, sono 26 i progetti da attivare per la valorizzazione dei luoghi; per 19 dei 26 sono stati reperiti i fondi necessari (vedi tabella). Questi fondi sono privati, pubblici, pubblici/privati public-private-people partnerships (PPPPs) e non identificati.
Invece, per la promozione dei cicli di affreschi padovani la cifra stimata è di 100.000 euro, di cui 50.000 sono stati già destinati dal Comune di Padova, mentre i restanti 50.000 euro devono essere raccolti. I management per i due siti neo-iscritti saranno messi alla prova al rinnovo delle amministrazioni o dell'avvicendamento dei dirigenti o funzionari coinvolti nell'iter di iscrizione.
Effetto turismo
Chi attrae il brand Unesco? In generale, secondo Banca d'Italia, i turisti dei comuni compresi nel circuito dei patrimoni dell'Unesco sono per un 50% stranieri: di questi, il 75% è in Italia per una vacanza di tipo culturale. Per i turisti, rimane più frequente la scelta di alloggiare in comuni a elevata urbanizzazione, ma le presenze nei comuni minori in cui è ubicato un sito culturale Unesco mostrano una tendenza crescente.
Con le ultime nomination, il Veneto diventa la regione italiana con il maggior numero di siti Unesco - ben nove - Padova è una delle poche città al mondo a custodirne due: dal 1997 è patrimonio mondiale l'Orto Botanico dell'Università. Padova accoglie una tipologia di turista- educato, è un turismo mirato a Basilica del Santo, Palazzo della Ragione, Cappella degli Scrovegni e musei civici. Pertanto la proclamazione a “Padova Urbs picta” grazie agli affreschi realizzati tra il 1305 e il 1397 da Giotto fino a Jacopo da Verona, passando per Guariento, Giusto de Menabuoi, Altichieri da Zevio e Jacopo Avanz non agirà come moltiplicatore turistico, essendo già i siti overbooked per la maggior parte dell'anno. L'impatto potrebbe vedersi semmai nei mesi invernali. Diverso è il discorso di Bologna che dovrà inventarsi una programmazione annuale per rendere attrattivo e vivo qualcosa che ad oggi non era visitabile en tant que telle.
C'è chi acquisisce lo status e chi lo perde
Per Santagata (2016), «il brand Unesco ha dimostrato, pur con qualche incertezza ed esiti negativi, di possedere una capacità di incidenza soprattutto in riferimento a due fenomeni: il turismo culturale (con funzione di marchio attrattore e garante della qualità dei siti) e in riferimento ai siti sottoposti a fenomeni di pressione, ad esempio attraverso le procedure inerenti la World Heritage List in Danger, e il Reactive monitoring (come catalizzatore di attenzione).
Liverpool ha appena perso lo status di patrimonio mondiale dell'Unesco. Il lungomare della città del Regno Unito ha ricevuto il titolo nel 2004, ma, dopo una serie di sviluppi nell’area, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di togliere l’onore alla città natale dei Beatles. Al centro delle preoccupazioni dell’Unesco c’è un progetto di riqualificazione del lungomare da 5 miliardi di sterline (6,8 miliardi di dollari) noto come “Liverpool Waters”.
Il progetto, pilotato dal Peel Group prometteva di trasformare il lungomare in una versione britannica di Pudong di Shanghai, dove nuovi luccicanti grattacieli si affacciano su un nucleo storico. Il Comitato del Patrimonio Mondiale sostiene che il progetto Liverpool Waters, insieme ai piani per il nuovo stadio dell’Everton Football Club, “deteriorerà” l’eccezionale valore universale dell’area «attraverso un processo che sembra essere irreversibile».
L'Unesco ha aggiunto che Liverpool può richiedere nuovamente lo status di Patrimonio dell’Umanità in futuro, ma nessun sito che ha perso il suo posto nell’elenco è mai riuscito a rientrare con successo. Liverpool non è sola, è il terzo sito a perdere il suo status di patrimonio mondiale dell’Unesco. L’Oman’s Arabian Oryx Sanctuary ha perso il suo posto nella lista nel 2007 a causa del bracconaggio e della perdita dell’habitat. E, nel 2009, l’organizzazione ha rimosso la valle dell’Elba a Dresda in Germania dopo la costruzione di un ponte autostradale a quattro corsie sul fiume. Cinquantadue siti sono attualmente inclusi nell’elenco dell’organizzazione del patrimonio mondiale in pericolo.
L’organizzazione sembra lottare con le dinamiche degli ambienti urbani. Nella sua lista 14 minacce sono primarie per i siti del patrimonio: il degrado ambientale e l’inquinamento compaiono accanto all’invasione di nuove strutture e ai cambiamenti dello skyline e delle sue altezze da sviluppo residenziale o commerciale, dinamiche molto probabili in una città economicamente vivace come Liverpool. Nel 2017, Vienna è stata inserita nella lista dei siti in pericolo dopo che il progetto di una torre alta avrebbe interferito con la vista del centro storico della città.
Warnings per l'Italia
Anche l'Italia ha corso il rischio del riconoscimento Unesco nel 2014 per Villa Adriana a Tivoli dalla quale a poca distanza si progettava di costruire una discarica prima e un complesso edilizio di 191mila metri cubi progettato da Paolo Portoghesi per conto della Impreme dopo. Rischio sventato grazie al blocco del progetto urbanistico da parte del Mibact. Anche Venezia è stata minacciata di espulsione dalla WH List se non fosse arrivato il decreto legge approvato il 12 luglio che ha fissato dal primo agosto il divieto del transito delle grandi navi davanti a San Marco e sul canale della Giudecca.
Allora, quanto vale il brand Unesco?
Uno studio condotto da Rebanks Consulting Ltd per il Lake District World Heritage Project ha analizzato diversi impatti socio-economici della nomina a sito Unesco nel 2009. Il rapporto evidenzia come l'esistenza di effetti positivi economici e sociali dovuti all'ottenimento del marchio “World Heritage” dipenda in larga misura dalle motivazioni che hanno spinto gli stati o gli stakeholders locali a promuovere la candidatura.
In base all'analisi solo un 5-10% dei siti iscritti ha utilizzato l'ottenimento del marchio Unesco come strategia per valorizzare l'immagine del territorio e creare meccanismi di sviluppo sociale ed economici. La cittadina gallese Blaenavon (UK) iscritta a sito Unesco per il suo paesaggio industriale ha portato alla creazione di oltre 100 posti di lavoro nel settore delle costruzioni e della conservazione degli immobili e 65 posti di lavoro nel turismo (la sua popolazione era di poche migliaia di abitanti). Inoltre, il valore delle proprietà è cresciuto di oltre il 300% in 5 anni (molto al di sopra della media UK).
In Germania la città di Bamberg, iscritta nel 1993, ha avuto una crescita di visitatori da 255.000 nel 1993 a 400.000 nel 2008. Allo stesso modo, l'attenzione dei media a livello internazionale è cresciuta, raggiungendo 32 interviste/recensioni nel 2008, di cui l'80% trattano della città in relazione alla sua iscrizione al Patrimonio Mondiale. Tuttavia un'analisi dei siti francesi e turchi suggerisce che l'impatto dell'iscrizione alla WHL sullo sviluppo locale sia stato spesso sovrastimato, nel caso cinese invece gli studi sottolineano l'importanza di essere nella lista per lo sviluppo del turismo internazionale in Cina, secondo paese dopo l'Italia con il maggior numero di siti patrimonio dell'umanità.
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