Rapporto 2021

Più voglia di turismo enogastronomico per il post Covid. Napoli e Bologna in testa

Dopo lo stop causato dalla pandemia, aumenta la quota di chi sceglie la meta turistica in base all’offerta di eccellenze culinarie e vinicole locali.

di Emiliano Sgambato

(nikol85 - stock.adobe.com)

4' di lettura

L'interesse verso il turismo enogastronomico è aumentato in Italia, anche durante la pandemia. Se prima del Covid era importante nella scelta della meta di viaggio per il 59% degli italiani, nel 2021 il dato è arrivato al 71% e riguarda tutte le generazioni.

È solo uno dei dati del Rapporto sul settore che Roberta Garibaldi, presidente dell'Associazione italiana turismo enogastronomico, ha presentato al Senato alla presenza del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, e del sottosegretario all'Agricoltura, Gianmarco Centinaio.

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Interesse in crescita

«La crescita è costante: se nel 2016 soltanto il 21% degli intervistati aveva svolto almeno un viaggio con principale motivazione legata a quest'ambito nei tre anni precedenti – ha spiegato Garibaldi – per poi salire al 30% del 2018 e al 45% del 2019, con l'analisi 2021 la percentuale è cresciuta fino al 55%. L'impatto della crisi innescata dal Covid pesa sul numero di esperienze fruite che diminuiscono in media del 27% rispetto 2019 e sul potere di spesa (il 31% afferma di aver destinato un budget inferiore rispetto al 2019, mentre il 27% dispone di maggiori risorse). Se la pandemia ha frenato la possibilità di vivere esperienze, la globalità dei dati ci mostra una crescente attenzione al tema enogastronomico e anche un nuovo profilo del turista».

Oltre a degustare i cibi e il vino, si è interessati alla cultura enogastronomica sia quando si è in vacanza sia riguardo al proprio luogo di residenza. Il 70% degli italiani vorrebbe conoscere di più dell'enogastronomia del proprio paese

Sud, mare e food valley

Sicilia, Emilia Romagna e Campania tra le regioni e Napoli, Bologna e Palermo tra le città sono in testa alle mete più desiderate per il turismo enogastronomico in Italia. A livello internazionale troviamo Francia, Spagna e Grecia e come città Parigi, Barcellona e Madrid.

Dagli ulivi in Liguria alle prelibatezze dell'Etna e Taormina: un altro dato interessante è l'abbinamento del viaggio di gusto con il mare. Molto apprezzate e in crescita anche le strutture tematizzate come alberghi, relais e glamping a tema vino, ulivi e cibi vari. Il 57% degli italiani ritiene interessante anche svolgere eventi business e di formazione all'interno di luoghi legati al cibo come le cantine.

«I turisti enogastronomici sono sempre di più, scoprono l'entroterra partendo dal mare (loro destinazione preferita) e appaiono sempre più consapevoli, attivi, esigenti, innovativi e attenti ai temi della sicurezza e della sostenibilità. La “maturità” acquisita – si legge in una nota – pone i viaggiatori del gusto al centro di uno scenario di sviluppo più equilibrato dei territori e ne fa le “sentinelle” di un turismo virtuoso, che contribuisce alla tutela delle risorse locali e del paesaggio, che destagionalizza e crea nuovi equilibri tra urbano e rurale».

Esperienza attiva e sostenibilità

La pandemia ha modificato le scelte del consumatore, che vuole vivere da protagonista le esperienze a diretto contatto con la natura. Alle tradizionali visite in cantina, percepite come troppo simili tra loro dal 60% dei turisti enogastronomici (+6%) e all'approccio “passivo”, si sostituisce la volontà del turista enogastronomico di prender attivamente parte alla visita, per esempio, dell'azienda vitivinicola, diventando egli stesso un elemento di quella comunità agricola (ad es. vendemmia attiva) e agendo in sintonia con la natura.

La consapevolezza acquisita delle tematiche socio-ambientali secondo il report, «trasforma il turista enogastronomico in una sorta di stakeholder del luogo e/o dell'azienda virtuosa, che opera in armonia con il suo territorio. La scelta di una destinazione diventa una sorta di “premio” alle aree e alle aziende agricole che hanno operato per lo sviluppo autentico e armonico, rivalutando e proteggendo i saperi e la cultura locale, creando nuove opportunità di lavoro soprattutto per giovani e donne. E la fidelizzazione del turista, con l'acquisto dei prodotti, appare come una logica conseguenza dell'esperienza vissuta».

In estremo sviluppo, infine, il collegamento con il benessere: il 65% dei turisti enogastronomici sarebbe interessato a frequentare percorsi e workshop nelle aziende di produzione con informazioni utili sul benessere psicofisico, il 64% vi vorrebbe praticare attività sportiva all'aria aperta. «Offerte come lo yoga, il forest bathing e la possibilità di praticare sport in ambiti rurali (palestra, trekking, bici) assumono particolare importanza nelle decisioni di visitare territori e imprese del food&beverage».

Coldiretti: il green pass per salvare i prodotti tipici

Il calo del turismo enogastronomico che comunque ha interessato il 2020 preoccupa Coldiretti, che commenta così il rapporto: «L’impatto della crisi innescata dal Covid taglia del 27% il turismo enogastronomico e mette a rischio i 5.266 prodotti alimentari tradizionali custoditi lungo tutta la Penisola da generazioni dagli agricoltori. In questo contesto è importante l'annuncio del premier Mario Draghi che dalla seconda metà di giugno sarà pronto il Green pass europeo mentre da metà maggio sarà in vigore il pass verde nazionale per i turisti italiani e stranieri».

L’Italia è leader mondiale nel turismo enogastronomico – ricorda Coldiretti – che vale oltre 5 miliardi con la ricerca dei prodotti tipici «che è diventata un ingrediente irrinunciabile delle vacanze in un Paese come l'Italia che può contare sull'agricoltura più green d'Europa con la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche, la più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie con Campagna Amica».

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