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Plusvalenze fittizie, il doping finanziario nei bilanci della Serie A. Le procure al lavoro

Il ricorso eccessivo a transazioni e scambi di calciatori ha generato in 10 anni 5,3 miliardi di ricavi e 6,2 miliardi di ammortamenti

di Marco Bellinazzo

I soldi del calcio. dall'exploit in Champions al futuro della Serie A

3' di lettura

Le plusvalenze fittizie o gonfiate sono state un doping finanziario per la Serie A negli ultimi anni. E gli effetti nei bilanci rischiano di essere gravi. Le indagini delle Procure della Repubblica intanto si moltiplicano nella Penisola sulla scia o in collegamento con l’inchiesta Prisma dei Pm torinesi sulla Juventus ora al vaglio del giudice dell’udienza preliminare.

L’intervento dei magistrati

Non è una novità che la magistratura ordinaria si occupi di vicende di questo tipo. Di solito, le verifiche sulle ipotesi di un’alterazione dolosa dei risultati di bilancio attraverso l’ipervalutazione dei cartellini si sono arenate davanti alla inesistenza di metodi oggettivi per fissare il fair value in questa tipologia di transazioni.

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A fine luglio del 2022, ad esempio, al termine di un’inchiesta per false comunicazioni sociali in relazione a plusvalenze da operazioni“incrociate” nei confronti dell’Inter (in relazione agli esercizi 2017/2018 e 2018/2019), la Procura di Milano ha disposto l’archiviazione, rilevando, che «il valore di ogni atleta non può che essere affidato alla concreta dinamica del mercato in assenza di parametri oggettivi e predeterminati».

DIECI ANNI DI CALCIOMERCATO
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L’inchiesta Prisma

Nell’ambito dell’inchiesta Prisma, i pubblici ministeri hanno invece formulato una richiesta di rinvio a giudizio anche sul versante delle plusvalenze fittizie, avendo acquisito, attraverso intercettazioni e perquisizioni, materiale ritenuto probante.

Proprio la documentazione raccolta a Torino e trasmessa per competenza territoriale ha indotto altre Procure ad attivarsi. Il filone delle partnership opache del club bianconero, su cui la Procura sportiva sta tuttora portando avanti le proprie verifiche, coinvolge club come Bologna, Cagliari, Sassuolo, Sampdoria, Atalanta e Udinese. Stando a quanto fin qui emerso alcune Procura hanno già aperto dei fascicoli e disposto accertamenti come a Cagliari, Bologna e Genova e Udine.

Le altre indagini

Intanto mercoledì 5 aprile è scattato un blitz della Guardia di Finanza ordinato dalle Procure di Roma e Tivoli che indagano su presunti casi di plusvalenze fittizie (e i relativi illeciti di carattere bilancistico e penale) relativi alle gestioni, rispettivamente, della Roma e della Lazio-Salernitana (negli anni questi due team erano oggetto della comproprietà di Claudio Lotito). Queste procedure peraltro non sono collegate all’inchiesta Prisma, ma sono state promosse autonomamente dagli inquirenti. A Napoli è da tempo a lavoro la Procura per l’affare Osimhen, per il quale peraltro è stata chiesta una proroga di 6 mesi.

C’è da dire che per contestare penalmente la sussistenza di una plusvalenza fittizia, da scambio o meno, è necessario che si verifichi il dolo di due club che consapevolmente attribuiscano un valore più altro al cartellino di uno o più tesserati per ottenere il vantaggio immediato di un surplus nel conto economico.

La giustizia sportiva nel caso della Juve ha punito invece “a monte” l’esistenza di un sistema fraudolento (desunto da intercettazioni e altri atti confessori provenienti dall’inchiesta Prisma) votato alla creazione di plusvalenze, ritenendolo di per sè sufficiente a infliggere i 15 punti di penalizzazione. Impostazione su cui è atteso per il prossimo 19 aprile il giudizio definitivo in chiave disciplinare da parte del Collegio di garanzia presso il Coni.

L’impatto delle plusvalenze

Il ricorso alle plusvalenze artificiali è un sintomo di una cronica malattia del sistema calcio che produce deficit e indebitamento. Una scorciatoia che può portare a esiti ancora più nefasti di quelli che vorrebbe evitare, come dimostrano i ripetuti fallimenti dei club negli anni scorsi.

Se la differenza positiva tra il costo a cui è iscritto a bilancio il tesserato e il prezzo di cessione genera un ricavo immediato, specie nelle cosiddette plusvalenze da scambio, il risvolto della medaglia sono gli ammortamenti dei diritti alle prestazioni pluriennali dei calciatori che zavorrano i conti degli anni successivi. Al punto che in un’ottica di sistema e di visione pluriennale non è errato affermare che le plusvalenze fittizie non determinino alcun beneficio economico. Anzi.

L’accumulo di plusvalenze

Nell’ultimo decennio se i club di Serie A hanno accumulato 5,3 miliardi di plusvalenze, infatti, nello stesso arco temporale i loro bilanci hanno dovuto sostenere il con oltre 6 miliardi di ammortamenti. Il Governo lo scorso febbraio ha varato una stretta fiscale sulle plusvalenze. Ma è evidente che senza una soluzione normativa condivisa a livello europeo e disposta in ambito Uefa che disincentivi il ricorso a questo strumento il rischio di un abuso è sempre vivo.
Specie quando calerà il clamore delle indagini e l’attenzione mediatica sul fenomeno.

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