Pnrr: 155mila progetti dal Sud ma è a rischio la fase esecutiva
Secondo i dati di Orep aggiornati al 31 gennaio presentate proposte per 155 miliardi. Ma resta la fragilità dell'apparato amministrativo
di Nino Amadore
3' di lettura
Una corsa per avere più soldi nell’incertezza che quei soldi, poi, possano in realtà essere spesi. È quello che possiamo definire il paradosso del rapporto delle pubbliche amministrazioni con il Pnrr: un ragionamento che vale soprattutto per le pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno. La base di partenza, in questo caso, possono essere i dati elaborati da Orep (l’Osservatorio sul Recovery Plan promosso dal Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università di Roma Tor Vergata e da Promo PA Fondazione): un lavoro fatto per Confartigianato estrapolando dalla banca dati OpenCUP del ministero delle Finanze la quantità di progetti presentati dalle amministrazioni al 31 gennaio prendendo a riferimento il Cup, il Codice unico di progetto che identifica un progetto d’investimento pubblico ed è lo strumento cardine per il funzionamento del Sistema nazionale di monitoraggio degli investimenti pubblici. «La banca dati - spiegano da Orep – registra tutti i Cup Pnrr richiesti e non distingue i progetti finanziati da quelli non finanziati, però è un indicatore utile della vivacità dei territori e della dinamicità delle stazioni appaltanti». Numeri utili, dunque, a comprendere quale quanto sia stato l’impegno delle pubbliche amministrazioni.
E questi numeri ci dicono che al 31 gennaio 2023 sono stati richiesti in Italia 221.479 Cup di cui quasi il 31,8% dalle regioni del Mezzogiorno (poco più di 155mila). Il 30% dei progetti complessivi sono stati presentati a valere sulla Missione 1 Digitalizzazione, innovazione, competitività e culturale. Le componenti più interessate hanno riguardato Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (C1) e Turismo e Cultura 4.0 (C3), dove Campania, Sicilia e Lazio hanno presentato il 30% dei progetti. La Missione 2 e la Missione 5 concentrano il 26,5% dei Cup totali mentre le missione con meno progetti presentati sono M3 Infrastrutture (489) e M6 Salute (7.814). «Le regioni più dinamiche risultano Lombardia, Piemonte, Campania, Veneto, Lazio e Sicilia» spiegano da Orep.
Per quanto riguarda importi finanziari corrispondenti ai Cup richiesti evidenzia uno sforzo imponente del Paese nella presentazione dei progetti, che ammontano a circa 420 miliardi di risorse da attivare di cui il 36,8% (pari a 155,104 miliardi) dalle pubbliche amministrazioni del Sud .
Le Missioni che concentrano più del 50% delle risorse sono la Missione 2 e la Missione 3, in particolare M3C1 (Investimenti sulla rete ferroviaria) con 101.5 miliardi, M2C2 (Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile), con 87,6 miliardi e M2C4 (Tutela del territorio e della risorsa idrica) con 81,3 miliardi. Osservando gli importi per regione, si vede una distribuzione equilibrata: guidano la classifica Campania (44,9 miliardi), Lombardia (41 miliardi) e Piemonte (39,1), mentre Molise (5,8 miliardi), Trentino Alto Adige (4,5 miliardi) e Valle d'Aosta (1,1 miliardi) sono le regioni con una minor quantità di risorse per il totale di progetti presentati.
«Secondo questi risultati – dice Paolo Manfredi, responsabile progetto speciale Pnrr di Confartigianato Imprese. – le pubbliche amministrazioni meridionali, in linea con quanto fatto in altre aree del Paese, hanno dimostrato di poter essere al passo, magari recuperando progetti che giacevano nei cassetti. Non sappiamo, da questi numeri, che tipo di progetti siano, né se siano stati finanziati. Ma sappiamo che la vera sfida è quella della cantierizzazione e del completamento entro i termini fissati dal Pnrr. Consapevoli che c'è un problema enorme di risorse umane in tutta la pubblica amministrazione».
La sfida dunque è un’altra: la realizzazione delle opere. E in questo caso la maggiore criticità è quella che riguarda i comuni. Il recente studio della Fondazione con il Sud mette in risalto proprio questo aspetto. L'indice di difficoltà dei comuni elaborato dallo studio conferma che, con qualche eccezione (Carpi e Imola in Emilia, Guidonia, Aprilia e Latina nel Lazio), le difficoltà sono molto maggiori in alcune amministrazioni del Mezzogiorno. In particolare, in Campania (Giugliano, Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Napoli, Caserta, Casoria), Calabria (Catanzaro, Lamezia, Reggio Calabria, Cosenza), Sicilia (Catania, Gela, Messina, Trapani, Caltanissetta), Puglia (Foggia, Andria, Taranto, Barletta, Brindisi) e a Matera. Due fra le maggiori città italiane, Napoli e Catania, sono quindi in una posizione fra le più critiche. Con una conclusione amara per alcuni grandi comuni del Sud: «Affinché il Pnrr si possa realizzare – si legge –appare indispensabile un’immediata e forte azione di sostegno, attraverso nuove assunzioni di personale o tramite sostegni tecnici esterni assai cospicui verso i comuni di Napoli, Brindisi e Taranto, Reggio Calabria, Catania, Messina e Trapani, monitorando attentamente possibili difficoltà a Bari, Palermo e Salerno».
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