I punti chiave
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Per gestire meglio il Pnrr, e riallineare la sua programmazione e quella dei fondi di coesione, nasce una nuova governance che sposta la regia del piano sotto la Presidenza del Consiglio, con una struttura nuova di zecca che ingloba quella del Mef. E per abbattere la maggior parte degli ostacoli che oggi impediscono alle opere di correre in fretta, arrivano una serie di semplificazioni che consentiranno di assegnare gli appalti più in fretta, commissariare subito i Comuni lumaca, bypassare la burocrazia delle sovrintendenze dei beni culturali.
Fitto: ok a governance e relazione, ora riorganizzazione
«Abbiamo migliorato per rendere più efficace l’azione della struttura che deve mettere in campo i progetti, non vogliamo che neanche un euro vada perduto. C’erano disfunzioni da correggere», ha detto il vicepremier Antonio Tajani presentando il primo decreto Pnrr varato dal nuovo governo. Il ministro responsabile del dossier, Raffaele Fitto, è soddisfatto «del lavoro di mesi, base di un percorso futuro» che parte anche dalla relazione sull’utilizzo dei fondi di coesione, che il ministro ha portato ai colleghi. I dati, spiega, parlano da soli e non hanno bisogno di commenti: «Ci vedono tra gli ultimi dal punto di vista dei risultati», quindi serve «un intervento che deve portare a far parlare diversi programmi. La coesione deve dialogare con il Pnrr«. Per questo riorganizzare la governance era fondamentale per rafforzarla. Non a caso, oltre a creare una nuova “struttura di missione” con quattro direzioni generali a Chigi, viene anche soppressa la vecchia Agenzia della coesione territoriale, le cui funzioni vengono attribuite al Dipartimento per le politiche di coesione sempre della Presidenza del Consiglio.
Fondi di coesione, «rimedi strutturali»
Fitto ha ricordato i numeri allarmanti sull’uso dei fondi di coesione: su 116 miliardi della programmazione 2014-2020, gli impegni sono stati pari a 67 miliardi e i pagamenti a 36 miliardi. «Bisogna porre rimedi strutturali», ha detto il ministro. Il governo punta a rendere efficiente anche l’utilizzo dei fondi europei, riallineando la programmazione di coesione, Pnrr, e Repwer EU, il nuovo piano che potrà usare fino al 7,5% dei fondi di coesione. Tutta la nuova strategia sarà pronta entro il 30 aprile, quando andranno consegnati a Bruxelles i piani Repower EU e la revisione del Pnrr.
Attuazione del cronoprogramma
Il decreto fa una sintesi delle richieste dei vari ministeri, che non vogliono rimanere indietro nell’attuazione del cronoprogramma. Per velocizzare i tempi degli appalti e contratti viene semplificato l’affidamento, che potrà avvenire anche soltanto sulla base del progetto di fattibilità tecnica ed economica. Più rapida sarà anche la tutela dei beni culturali interessati dagli interventi del piano, perché viene affidata ad una Sovrintendenza speciale, in sostituzione delle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio.
Edilizia scolastica
Sul fronte delle tlc, viene digitalizzata la procedura per l’istallazione di apparati tecnologici 4G. E sparisce l’autorizzazione preventiva per la realizzazione di infrastrutture tecnologiche. Il dl aiuta anche quegli obiettivi Pnrr che hanno avuto le maggiori difficoltà, tra cui l’edilizia scolastica (i Comuni potranno procedere con affidamenti diretti dei lavori sotto 215mila euro) e le assunzioni dei ricercatori (scatta l’esonero contributivo per le aziende che li assumono).
Rinnovabili, velocizzate e snellite le procedure
Per spingere la realizzazione di impianti che sfruttano le fonti rinnovabili di energia, vengono velocizzate e snellite le procedure, in particolare per l’installazione di sistemi fotovoltaici anche per le zone con vincolo paesaggistico anche attraverso l’utilizzo del silenzio assenso decorsi 45 giorni dalla richiesta. E per aiutare lo sviluppo dell’idrogeno verde, vengono semplificate le procedure di impatto ambientale. Infine, vengono rafforzati i poteri sostituivi: si dimezzano i tempi per commissariare un ente locale inadempiente con gli obblighi del piano.
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