Pnrr, bocciati in blocco i primi 31 progetti siciliani. L’allarme delle imprese
La bocciatura dei progetti presentati dall’assessorato regionale alle Risorse agricole da parte del ministero per le Politiche agricole ha fatto esplodere il problema: basta il mancato rispetto di uno solo dei 23 criteri per essere esclusi. Intanto i 450 milioni in palio andranno a qualcun altro
di Nino Amadore
I punti chiave
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«Non si può far funzionare un iphone con i gettoni telefonici». La frase è di un sindacalista della Cisl ed è la sintesi perfetta, seppur metaforica, dell’idea che si ha in Sicilia della gestione attuale e futura del Pnrr. Soprattutto oggi che si registra nell’isola la bocciatura da parte del ministero delle Politiche agricole di 31 progetti ritenuti strategici: quello che è vissuto come uno smacco ma che alcuni attribuiscono alla bassa qualità dei progetti presentati. Comunque sia ci sono quasi 450 milioni che prenderanno un’altra strada.
Lui, Leonardo la Piana segretario della Cisl di Palermo e Trapani, con quella frase sottolinea il dato di difficoltà di contesto di fronte alle grandi opportunità di cui si parla tanto: «Il rischio – dice La Piana – è guardare al passato per restare sempre in una zona confort, se il Pnrr è il futuro si deve rivolgere alle nuove generazioni, senza le riforme necessarie del lavoro, del fisco, della macchina burocratica amministrativa, resterà una incompiuta come le Zes. Allora non dovremo lamentarci ‘di avere i gettoni telefonici e non riuscire a chiamare». In verità il dibattito sui fondi del Pnrr sta facendo riemergere in Sicilia vecchi e nuovi problemi o meglio problemi che sembrano nuovi ma che sono già vecchi abbastanza. Il primo è il rapporto della Regione siciliana con il governo centrale, il secondo è il coinvolgimento degli Enti locali (i Comuni) e poi a seguire l’inadeguatezza della macchina amministrativa, la governance complessiva. Ci fermiamo qui, per il momento.
Per essere esclusi basta non rispettare uno solo dei 23 criteri
La bocciatura dei progetti presentati dall’assessorato regionale alle Risorse agricole da parte del ministero per le Politiche agricole ha fatto esplodere il problema che è certamente politico ma squisitamente tecnico: basta il mancato rispetto di uno solo dei 23 criteri per essere esclusi. Almeno questa è la versione che circola. Di fatto la Sicilia, secondo l’assessore regionale Toni Scilla, perde 500 milioni per 31 progetti che riguardano i sistemi irrigui dei Consorzi di bonifica. Anche qui, però, c’è chi è andato a fare un approfondimento e ha scoperto che i progetti sarebbero 59 e il valore totale dei progetti di quasi 760 milioni. Lo ha fatto il quotidiano La Sicilia di Catania che però ha anche scoperto altro: su 149 progetti ammessi dal ministero 35 sono di Regioni del Sud con 471 milioni su 1,620 miliardi destinati al Mezzogiorno. Normale visti gli errori, si dirà. Ma Dario Cartabellotta, direttore generale del dipartimento alle Risorse agricole della Regione siciliana non è assolutamente di questo parere: «Conosco tutti quei progetti e rispettavano nella quasi totalità dei casi i criteri del bando e i requisiti della cosiddetta cantierabilità previsti dal Pnrr. E anzi aggiungo di più: presentavano sempre per le stesse regole del gioco, criteri di premialità in quanto destinati a zone interne con caratteristiche di siccità e rischio desertificazione. Ci dovranno spiegare, visto che non l’hanno fatto, perché dove piove di più e c’è meno bisogno di irrigazione arrivano i soldi del Pnrr».
La natura competitiva dei bandi Pnrr
Non vi è dubbio che la polemica continuerà e forse con altri bandi ve ne saranno di altre. Perché forse non è stato valutato nella sua gravità l’allarme, lanciato per esempio da Luca Bianchi direttore della Svimez, sulla natura compettiva dei bandi del Pnrr che mette l’intero Paese sullo stesso piano: «I Comuni siciliani si ritroveranno a competere con quelli del Nord ma i Comuni siciliani hanno le risorse per avere una progettazione che possa reggere alla competizione? A ben vedere i dati su dissesti e pre-dissesti vien da pensare che vi sia una grande difficoltà» ha detto Bianchi. Ma questo, seppur importante, è solo un aspetto di una vicenda dalle mille sfaccettature. La scorsa settimana, per esempio, il vicepresidente della Regione Gaetano Armao nel pieno di un convegno sul tema organizzato da Sicindustria ha tirato fuori un foglio con un elenco di opere previste per l’isola: «È normale che la Sicilia sappia cosa si finanzia col Pnrr leggendolo in alcuni fogli avuti grazie a un amico? Sono molto preoccupato per l'efficienza della spesa». Un modo come un altro per sottolineare lo scarso dialogo che c’è tra Palermo e Roma su questo tema rappresentando la necessità del territorio di contare di più nell’indicare quali possano essere le necessità dell’isola. Sullo sfondo, diciamo così, il tema dell’adeguatezza della macchina regionale a “sopportare” il peso del Pnrr: «Occorre porre al centro dell'agenda politica – ha detto nei giorni scorsi la vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana Angela Foti e deputata di Attiva Sicilia – la carenza di personale adeguato negli uffici tecnici aggravata da scelte come la reiterazione del blocco del turnover e dei concorsi che, negli ultimi anni anche a causa della quota cento, ha visto inesorabilmente compromessa la capacità della nostra Regione di accedere a fonti di finanziamento della programmazione».
La preoccupazione delle imprese
La preoccupazione è diffusa. «Il Pnrr è una partita troppo importante per la Sicilia, non possiamo perderla a causa di una burocrazia inadeguata – dice Roberto Franchina, delegato di Sicindustria al Pnrr –. Occorre subito creare gli organismi tecnici e politici regionali di controllo sul rispetto dei tempi e dei progetti. Negli apparati burocratici delle amministrazioni non può più esserci spazio per incompetenza, superficialità e approssimazione. I 31 progetti bocciati sono un segnale importante e da non sottovalutare: tutti dobbiamo agire e costruire per il migliore dei risultati». Per gli imprenditori occorre procedere con urgenza alla costituzione di organismi di governance tecnici e politici a livello regionale per monitorare le attività e i tempi di realizzazione dei progetti del Pnrr.
«È fondamentale – dice ancora Franchina – inoltre una verifica delle eventuali responsabilità dei singoli, e poi bisognerà assumere i provvedimenti consequenziali. Non è più tempo di giustificazioni o fumosi inni al complotto». Gregory Bongiorno, presidente di Sicindustria, che lancia la proposta di «un asse comune tra imprese e istituzioni, di un grande hub delle idee su cui far convergere le migliori energie del mondo dell'impresa e delle istituzioni per trasformare il Pnrr nella chiave di volta dello sviluppo della Sicilia. Quella del Pnrr è un'opportunità straordinaria per il rilancio del nostro territorio e arriva nella fase storica in cui l'Italia sta ripartendo. Le imprese sono pronte a fare la loro parte, occorre la collaborazione di tutti gli attori sociali».
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