I punti chiave
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Se il Financial Times in un articolo si dice perplesso sulla capacità del governo Meloni di cogliere l’opportunità rappresentata dal Next Generation Eu, che mette sul piatto per il nostro Paese uno stanziamento da quasi 200 miliardi di euro, le aziende italiane sembrano pensarla diversamente. Stando infatti a un report di Deloitte che fotografa il punto di vista e il grado di preparazione delle aziende italiane ed europee su NGEU, a due anni di distanza dal lancio del programma, due dirigenti italiani su tre sono convinti che l'Italia sarà in grado di onorare gli impegni e le scadenze presi con la Commissione e due terzi del sistema imprenditoriale nazionale concorda sulla necessità di aggiornare il piano alla luce delle sfide globali come il conflitto in Ucraina, la crisi energetica, l’inflazione e la crisi delle supply-chain. L’Italia, viene sottolineato nell’indagine, al momento ha un tasso di raggiungimento degli obiettivi pari al 18%, superiore alla media Ue (11%).
Il campione
La ricerca si basa su un’indagine quantitativa condotta a fine aprile 2023 in nove Paesi europei (Italia, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Spagna) su un campione di 1.000 dirigenti (Ceo e Cfo) e imprenditori, di cui 200 italiani, di aziende private.
L'opinione delle aziende italiane
Dal report viene fuori che le imprese italiane dimostrano un grado di conoscenza del programma maggiore rispetto alle loro controparti europee (solo il 12% non ne ha mai sentito parlare). Inoltre, due dirigenti italiani su tre esprimono un parere favorevole sull'impatto positivo che il programma NGEU potrebbe generare sul sistema Paese, sostenendo il recupero in termini di competitività e produttività del tessuto imprenditoriale. Per il 50% degli intervistati, le riforme e le progettualità del Pnrr influenzeranno positivamente le performance a lungo termine della loro azienda, mentre il 60% ritiene che i fondi NGEU avranno un effetto moltiplicatore sugli investimenti privati. Il 28% delle aziende sta già percependo in modo tangibile i primi benefici derivanti dall’implementazione del Pnrr.
Le priorità
Ma quali sono le aree di sviluppo prioritarie per la crescita economica del Paese, a pare dei manager italiani? Eccole: sostenibilità e transizione verde (48%), digitalizzazione delle aziende (45%), innovazione (44%) e modernizzazione del mercato del lavoro (35%).
I punti deboli
Le sfide naturalmente non mancano. Due aziende su tre si dicono interessate a prendere parte ai bandi promossi dal Pnrr (il 22% del campione ha già identificato le gare cui partecipare), ma solo il 2% ha già presentato domanda. Secondo il 57% dei manager italiani, i criteri di ammissibilità e i requisiti amministrativi/qualitativi risultano poco chiari, mentre il 44% lamenta un'eccessiva frammentazione delle informazioni, il periodo di ammissibilità della spesa risulta troppo breve (43%) e le scadenze amministrative troppo compresse (32%). Infine, circa 4 dirigenti aziendali su 10 vorrebbero un maggiore supporto da parte delle istituzioni preposte lungo tutto il processo di partecipazione ai bandi del Pnrr. Il 40% delle organizzazioni ha già allestito una task-force interna per assegnazione dei fondi e/o degli incentivi e i relativi adempimenti.
La transizione digitale
L’indagine si sofferma poi su due ambiti. Il primo è quello della transizione digitale. In questo caso, il 67% dei rispondenti concorda con gli obiettivi di trasformazione digitale dell'Ue, tanto che Pnr e misure collegate sono considerati dei veri e propri catalizzatori degli investimenti privati, con il 59% e il 62% dei dirigenti italiani intervistati che dichiara che aumenterà in modo significativo i budget dedicati all'innovazione e alla digitalizzazione nel medio termine. Il 40% delle aziende auspica però un maggiore sostegno da parte del Governo alle attività private di R&S e innovazione, incentivi e sgravi fiscali (72%), la semplificazione dell'accesso ai mercati dei capitali (25%), un quadro legislativo e regolamentare più semplice (50%).
... e quella green
Il secondo ambito finito sotto la lente della ricerca di Deloitte è la transizione green: per 2 manager su 3 le riforme e gli investimenti previsti dal Pnrr svolgeranno un ruolo chiave nel migliorare gli sforzi di sostenibilità delle proprie organizzazioni, anche grazie al potenziamento delle infrastrutture strategiche per la transizione verde. Il 27% delle aziende dichiara di aver avviato un processo di ripensamento del proprio approccio alla sostenibilità per meglio cogliere le opportunità riconducibili al Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre il 59% delle aziende aumenterà gli investimenti in ottica green. Il 48% ritiene essenziale l'accesso a misure di incentivazione fiscale, una maggiore diffusione delle fonti rinnovabili a livello nazionale (53%), un piano d'investimenti pubblici a supporto della transizione verde del sistema Paese (39%) e la semplificazione del quadro normativo (36%).
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