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Lo scontro fra Governo e Corte dei conti sul Pnrr si fa esplicito. Mentre Palazzo Chigi lavora agli emendamenti per prorogare lo scudo erariale e limitare i controlli dei magistrati contabili, come anticipato sul Sole 24 Ore del 27 maggio, il ministro Raffaele Fitto prende carta e penna e mette per iscritto i desiderata dell’Esecutivo: «Sarebbe auspicabile un approccio costruttivo della Corte dei conti - si legge nella nota diffusa nel primo pomeriggio -. L’attuazione del Pnrr è una sfida per tutto il Paese, tutti dobbiamo lavorare soprattutto tra istituzioni, privilegiando la prudenza e il confronto preventivo».
Nuovo scontro con la magistratura contabile
L’occasione del nuovo scontro con la magistratura contabile è offerta da un passaggio del Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica presentato giovedì scorso. Nel documento la Corte aggiorna i calcoli della relazione semestrale di fine marzo sul tasso di spesa effettiva degli interventi previsti dal piano. I dati, inevitabilmente, non offrono novità rilevanti rispetto al quadro asfittico tracciato nella relazione. Nei primi quattro mesi del 2023, calcola la Corte, sono stati spesi 1,2 miliardi sul totale dei 32,7 miliardi previsti per quest’anno. Al 4 maggio, quindi, il contatore della spesa effettiva del piano si attesta a quota 25,7 miliardi, una somma pari al 13,4% del valore complessivo in un dato che però è spinto soprattutto dai crediti d’imposta automatici mentre gli investimenti pubblici languono. Al netto di questo filone, la spesa è a 10,5 miliardi, con un tasso di realizzazione del 6,4% che dunque non mostra variazioni sostanziali rispetto al 6% indicato due mesi fa.
Fitto: solo dopo l’avvio dei lavori rendicontabili gli stati di avanzamento dei progetti
Fitto non ci sta. «L’effettiva rendicontazione delle spese 2023 è subordinata all’avvio dei lavori dei circa 110 miliardi di opere pubbliche che, secondo i cronoprogrammi del Pnrr, inizierà nel corso del 2023. Solo dopo l’avvio dei lavori sarà possibile rendicontare gli stati di avanzamento e quindi si verificherà un conseguente aumento della spesa effettivamente sostenuta. Anche per le misure a sportello l’effettiva spesa sarà realizzata a partire dalla seconda metà del 2023».
L’impatto sulla trattativa con Bruxelles
Ma non è la battaglia dei numeri il vero oggetto del contendere. A dividere Governo e magistratura è una questione più sostanziale. Nell’ottica di Palazzo Chigi le modalità di controllo della Corte alzano uno degli ostacoli più pericolosi nelle già complesse trattative con la commissione europea sul rispetto della tabella di marcia e, si conseguenza, sul riconoscimento delle rate dei finanziamenti comunitari. Questo giudizio si è consolidato dopo la delibera in cui il collegio del controllo concomitante ha contestato il mancato raggiungimento della milestone sulle stazioni di rifornimento a idrogeno per il trasporto stradale, con quella che al Governo è stata vista come un’invasione di campo.
Fitto: serve «un approccio più costruttivo»
Di qui l’auspicio di «un approccio più costruttivo», che Fitto rilancia arrivando a evocare i richiami del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul «Pnrr impegno di tutti». Ma il ministro per gli Affari europei non si limita alle petizioni di principio, e suggerisce il possibile perimetro per l’azione della Corte: «Potrebbe supportare tutti i soggetti attuatori nella fase di rendicontazione, campionamento e di verifica del raggiungimento dei risultati elaborando format, sistemi di autocontrollo che semplificherebbero i compiti» delle amministrazioni impegnate nei progetti del Piano. In questo modo, conclude Fitto, «i controlli non si sovrapporrebbero e il sistema sarebbe in grado di rispondere più efficacemente alle richieste europee».
I correttivi sullo scudo erariale
Per tradurre in pratica questa impostazione il Governo dovrebbe appunto presentare nelle prossime ore gli emendamenti chiamati a ridimensionare il controllo concomitante, ossia quello che la Corte esercita in corso d’opera con l’obiettivo di individuare gli inciampi prima che diventino insanabili. Ma il pacchetto delle norme in via di definizione a Palazzo Chigi contempla anche la nuova estensione dello scudo erariale, introdotto nel 2020 per impedire la contestazione del danno erariale per colpa grave limitandola ai casi di dolo o inerzia tale da mettere a rischio gli obiettivi dell’azione amministrativa. Un’altra norma indigesta alla Corte dei conti, che aveva lottato contro la nuova proroga: con successo, a quanto sembrava fino all’altroieri.
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