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L’annuncio quasi sicuramente arriverà oggi, mercoledì 28 dicembre, quando il ministro Raffaele Fitto avrà completato il monitoraggio sugli ultimi obiettivi dei 55 che dovevano essere raggiunti entro la fine dell’anno per ricevere la terza rata di finanziamenti da 19 miliardi.
Fitto, rientrato a Roma per seguire direttamente l’attuazione di tutti gli ultimi adempimenti, resta abbottonatissimo. Nessuna dichiarazione ufficiale. Il Consiglio dei ministri che si terrà nel pomeriggio potrebbe essere l’occasione per relazionare i colleghi dell’esecutivo e confermare il taglio del traguardo di cui Giorgia Meloni certamente darà conto domani, giovedì 29 dicembre, durante la conferenza stampa di fine anno della presidente del Consiglio. Si attendono ancora gli ultimissimi tasselli che dovrebbero essere messi a posto questa mattina.
Il pressing sui ministeri per il raggiungimento degli obiettivi
Il pressing imposto nelle ultime settimane sui singoli obiettivi ai ministeri coinvolti è risultato decisivo. Il ministero dell’Università nel pomeriggio di martedì 27 dicembre ha fatto sapere attraverso una nota che sono stati «raggiunti» tutti gli obiettivi assegnati al dicastero guidato da Anna Maria Bernini, compresa «la definizione dei requisiti per l’assunzione di 262 giovani ricercatori» concordata direttamente con la Commissione. In realtà resta ancora da ultimare la procedura per l’assegnazione di alloggi universitari e un altro «piccolo aspetto». Ma l’aria che tira è di ottimismo dopo che alla vigilia di Natale il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha approvato il finanziamento di 22 progetti per potenziare le reti di distribuzione dell’energia elettrica, affinché assorbano meglio quella prodotta da fonti rinnovabili e spingano ad una maggiore elettrificazione dei consumi. Anche il dipartimento del Digitale, che aveva 12 obiettivi da centrare, ha fatto sapere di aver ultimato tutti i suoi compiti, così come l’Agricoltura e il ministero del Lavoro che il 22 dicembre ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto per l’adozione del Piano nazionale contro il sommerso.
Confronto con Bruxelles sulle prossime tappe
Il lavoro che doveva essere portato a termine per completare gli obiettivi del 2022 e ottenere la terza tranche si può quindi considerare ultimato. Un risultato niente affatto scontato e che ora darà modo al governo di proseguire il confronto con Bruxelles sulle prossime tappe. Il problema principale resta infatti l’attuazione dei progetti. Già in occasione della sua prima visita a Bruxelles Giorgia Meloni così come lo stesso Fitto hanno sottolineato che gli effetti della guerra non possono essere ignorati visto che il Pnrr è stato redatto prima. Il riferimento è anzitutto ai problemi legati al costo delle materie prime e dell’energia su cui però c’è una sostanziale disponibilità della Commissione. L’altro tema (tutto interno però) è la capacità di realizzare i progetti, di sfruttare i finanziamenti concessi nei tempi previsti dal Piano. Traguardo che al momento appare arduo visto che già nel 2022 abbiamo speso meno della metà dei 40 miliardi programmati. Su questo però ci sono pochi margini di discussione. L’ipotesi di un allungamento dei tempi, di uno slittamento del termine finale è ritenuto dalla Commissione improponibile.
Nuovo decreto sulla governance
Proprio la necessità di accelerare potrebbe comportare un nuovo decreto per rivedere la governance del Pnrr. Se ne è già parlato nelle scorse settimane ma al momento siamo ancora alla fase di studio e il decreto comunque non arriverà prima della metà di gennaio. In gioco nel prossimo semestre (al 30 giugno 2023) c’è una rata da 16 miliardi da sbloccare dopo 27 obiettivi, tra cui l’entrata in vigore della riforma della giustizia civile e penale e del codice degli appalti.
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