L’attuazione del Piano

Pnrr Italia, revisione nel 2022. Giovannini apre: «Possibile»

Per la prima volta un membro del governo ammette l’ipotesi di un «aggiustamento», causa i rincari delle materie prime. E lancia un segnale: «Se si cambia, ruolo importante della società civile»

di Giorgio Santilli

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2' di lettura

È un fulmine a ciel sereno quello scagliato ieri dal ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini: «Il 2022 - ha detto nel corso di un seminario organizzato dal Cnel sul Recovery Plan - è un anno cruciale sotto tanti punti di vista, ma anche per una possibile revisione dei Piani di ripresa presentati dai vari Paesi, alla luce di eventi eccezionali, uno dei quali è il forte aumento dei prezzi delle materie prime, che metterà sotto pressione gli enti appaltatori e che potrebbe richiedere, a livello europeo e nazionale, un aggiustamento dei Piani presentati l’anno scorso».

Il passo avanti di Giovannini

È la prima volta che un membro del governo italiano ammette pubblicamente la possibilità - di cui finora si era parlato solo in riunioni riservate - che il Pnrr possa essere modificato. O almeno «aggiustato». Più tardi il ministero delle Infrastrutture spiegherà che si tratta di una possibilità prevista dall’articolo 21 del regolamento Ue 2021/241 che ha istituito il Next Generation Eu, ma non c’è dubbio che il ministro abbia fatto un passo avanti ipotizzando che si possa effettivamente andare in quella direzione.

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L’apertura verso il contributo delle comunità locali

Finora la linea di governo era di blindatura assoluta del Pnrr. Ma Giovannini non si è limitato a questa apertura. Ne ha fatta un’altra. «Il ruolo della società civile - ha spiegato il ministro - potrebbe essere particolarmente rilevante laddove nel secondo semestre di quest’anno si dovessero fare degli aggiustamenti». Si aprono evidentemente spazi per proposte che possano arrivare anche dal settore privato e dai cittadini sul territorio. Giovannini ha fatto anche un riferimento al dibattito pubblico che ha rilanciato proprio per dare voce ai territori. «Abbiamo rivisto le norme che, in nome comunque della semplificazione e velocizzazione delle procedure, attribuiscono al coinvolgimento delle comunità locali un ruolo centrale», ha detto ancora.

La procedura prevista dall’articolo 21

L’articolo 21 richiamato da Giovannini prevede una procedura tutt’altro che semplice, attivata dallo Stato membro e imperniata su «condizioni oggettive» che rendano necessaria la modifica, con un esito che non è affatto scontato. La proposta italiana, per altro, è tutta da costruire, anche nei contenuti. Quale dovrebbe essere l’aggiustamento, quali progetti avrebbero più risorse e quali meno? Quali progetti corrono il rischio di uscire per farne entrare altri?

Il nodo della capacità di spesa

Oltre al tema sollevato da Giovannini del rincaro dei materiali, che potrebbe impattare pesantemente sul costo delle infrastrutture inserite nel Piano, richiedendo quindi più risorse per questo genere di opere, c’è quello della capacità di spesa che già da quest’anno sarà messa a dura prova, con 27 miliardi di euro contabilizzati per il 2022. Sarà la vera prova del fuoco per l’Italia che da sempre ha grandi difficoltà su questo fronte e incontra una certa preoccupazione a Bruxelles. L’ipotesi che un pezzo del Piano sia in ritardo è tutt’altro che remota: una revisione potrebbe anche servire per eliminare, o «aggiustare», i vagoni più lenti del treno italiano.

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