I punti chiave
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Tra i dossier del Pnrr in affanno entrano anche le scuole innovative. Si tratta di 212 progetti per nuovi edifici scolastici altamente sostenibili che però si sono presentati zoppicanti all’appuntamento con la scadenza intermedia del 30 settembre. In pratica, secondo quanto sarebbe emerso dalle verifiche presentate in cabina di regia martedì, il 50% degli interventi gestiti in larga parte sotto la regia di Invitalia non rispettano tutti i canoni della progettazione esecutiva e hanno bisogno di correzioni più o meno profonde. Per questa ragione il ministro per il Pnrr, Raffaele Fitto, e il titolare dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, stanno lavorando a una proroga per spuntare qualche settimana aggiuntiva, sperando che basti.
Il risultato arriva a valle di una procedura piuttosto bizantina che ha visto nella scorsa legislatura il ministero dell’Istruzione, all’epoca guidato da Patrizio Bianchi, bandire un concorso di progettazione per reclutare gli architetti chiamati a disegnare le opere poi affidate alle Province, soggetti attuatori. Ma qualcosa è andato storto, non solo nelle tempistiche, con gli enti territoriali che spesso hanno visto arrivare le carte in ritardo rispetto al cronoprogramma, ma anche nella realizzazione dei progetti. Il caso mostra bene come spesso non sia facile tracciare un confine tra le responsabilità centrali e locali.
La battaglia tra sindaci e Governo
Il tema promette di animare un dibattito acceso, soprattutto all’indomani della battaglia tra sindaci e Governo sui Piani urbani integrati che si è consumata martedì a Palazzo Chigi. «Prendo atto di alcune interpretazioni della riunione», è tornato a ribadire Fitto intervenendo ieri all’assemblea nazionale dell’Unione delle Province all’Aquila. «Ma il raggiungimento dell’obiettivo sui Piani urbani integrati passa da un primo punto: bisogna realizzare per intero almeno un Piano in ognuna delle 14 città metropolitane. Tutti i miei interlocutori oggi sono ottimisti, ma io temo che non sia così». Il ministro ha rilanciato, di conseguenza, l’intenzione di introdurre nel prossimo decreto Pnrr una clausola di responsabilità sulla spesa a carico dei soggetti attuatori. «Un articolo di legge che responsabilizza tutti», ha spiegato, a partire da chi «insiste e non accetta» la proposta di spostare su altri fondi i piani integrati da 2,49 miliardi e tutti gli altri interventi per 15,89 miliardi complessivi.
La clausola
L’idea della clausola viene letta come un atto ostile dagli amministratori locali, che ne hanno sollecitato l’estensione a tutti i soggetti attuatori del Pnrr, compresi ministeri, società partecipate e agenzie statali. «Questa caccia alle colpe degli enti locali, l’unico comparto dello Stato che sta facendo il suo dovere come mostrano i numeri, non mi sembra l’atteggiamento migliore», ha ribattuto il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sempre durante l’assise Upi. Ma botta e risposta politici a parte, l’ipotesi di un rientro parziale o totale dei Piani urbani integrati solleva importanti questioni tecniche, perché imporrebbe di rivedere l’intera redistribuzione delle risorse appena proposta alla Commissione Ue. Che già sta manifestando all’Italia numerosi dubbi sul RepowerEu (si veda Il Sole 24 Ore del 29 settembre). Dubbi che investirebbero anche il ricco pacchetto di crediti d’imposta destinati a finanziare anche i bonus edilizi, limitati a giovani e famiglie meno abbienti. Il confronto è in corso, ma un eventuale ridimensionamento del Repower spiegherebbe la mezza retromarcia del Governo sui progetti delle città.
Di certo la nuova missione di Fitto a Bruxelles, da oggi a venerdì, si preannuncia densa e dovrebbe prevedere anche incontri con Céline Gauer, la responsabile Ue della task force sui Pnrr e il Commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni.
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