I punti chiave
5' di lettura
Attenzione alla crescita, certo, ma kennedianamente il Pil non può essere l'unico misuratore del benessere di una società: «La crescita del Pil è importante, nella consapevolezza però che serve un cambio di modello di sviluppo. Non basta più il Pil per dare un’idea del benessere sociale di una collettività. Il Pil è una priorità ma bisogna arricchirlo con l’impatto delle politiche sociali e direi anche di genere».
Pnrr: preoccupati, governo venga a riferire in aula
La segretaria del Pd Elly Schlein è alla sua prima intervista su temi economici, e dal Festival dell'Economia di Trento ci tiene inanzitutto a lanciare un appello al governo sul Pnrr, occasione di rilancio e di crescita del Paese da non perdere: «Al governo dico: invece di stare a discutere sulle scadenze che l’Ue prevede, anziché lamentarsi delle scadenze, chiediamo più risorse per una transizione che sia giusta». E ancora: «Sono lì da mesi e mesi, impiegati in una discussione che capiscono in tre sulla governance, mentre stanno perdendo di vista l’attuazione degli investimenti e ci stiamo perdendo soldi. Abbiamo chiesto di nuovo al governo di venire a riferire su quali sono le modifiche che vogliono fare sul Pnrr».
Quanto al fisco, due le proposte della segretaria dem: un accordo a livello europeo per cui le tasse si pagano dove si fanno i profitti «e non dove si fanno accordi con un governo compiacente che pensa di essere più furbo del suo vicino: si sono fatti passi avanti su quello strumento che si chiama Cbcr, che vuol dire “country by country reporting”. Cioè chiedere a chi vuole operare nel mercato europeo una maggiore trasparenza su quanti profitti fanno e quante tasse pagano in tutti i Paesi europei in cui sono operativi».
«Siamo Paese con tassa su successione più iniqua»
E la riforma fiscale a cui sta lavorando il governo Meloni? La ricetta di Schlein è il contrario della flax tax a cui tende nel quinquennio il progetto del centrodestra: da una parte occorre ridurre la tassazione sulle imprese e sui lavoratori tramite un forte taglio del cuneo fiscale e tramite la stabilizzazione di una serie di crediti di imposta sugli investimenti delle imprese attualmente provvisiori (Industria 4.0), dall'altra occorre fare una riforma del catasto e rivedere le tasse di successione in coerenza con il principio della progressività fiscale previsto dalla nostra Costituzione. «Il nostro faro è la progressività», dice la segretaria dem citando ad esempio lo scatto automatico delle aliquote all'aumentare del reddito alla tedesca (ossia un sistema ad aliquota continua al posto degli scaglioni).
L’intervista pubblica del direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini al Teatro sociale di Trento inizia un po' in ritardo per permettere alle tante persone in coda di poter fare il biglietto e sistemarsi tra platea e galleria. Sono in molti, infatti, ad accorrere per sentire la giovane segretaria del Pd che ha vinto a sorpresa le primarie dello scorso 26 febbraio battendo il favorito, il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ora ricopre il ruolo di garanzia di presidente del partito.
Molti i giovani, tra cui numerosi gli studenti universitari, e molti anche i dirigenti della vecchia guardia: in platea, tra gli altri, l'ex ministra Giovanna Melandri e l'ex senatore Giorgio Tonini, autore di una recente lettera aperta a Schlein - scritta assieme a Enrico Morando e Stefano Ceccanti – in cui si chiede di alzare il tasso di riformismo del nuovo Pd.
Servono forti investimenti pubblici
E lei, Schlein, non si sottrae e prova a dare di sé un'immagine impresa-friendly a tutela e protezione della «seconda manifattura d'Europa»: quando ammette che per ridurre l'enorme debito pubblico italiano occorre alzare il numero del denominatore – il Pil, appunto – per evitare tagli alla spesa sociale; quando rilancia la necessità di forti investimenti pubblici, anche tramite il Pnrr, per accompagnare le imprese piccole e medie verso una transizione ecologica che altrimenti non sarebbe sostenibile; quando sottolinea la necessità di ridurre il carico fiscale che grava sulle imprese e di semplificare drasticamente gli adempimenti burocratici e fiscali; quando fa notare l'assenza di un «grande piano industriale» e quando dice, a proposito dell'emergenza nella sua Emilia Romagna, che «serve una legge sul consumo del suolo» che preveda anche una semplificazione del quadro normativo.
La condanna dell’aggressione della Russia
Schlein ci tiene a ribadire che il suo Pd condanna la «scellerata e criminale» aggressione della Russia di Vladimir Putin all'Ucraina e crede nel multilateralismo oggi sotto attacco. E soprattutto ci tiene a ribadire la vocazione fortemente europeista dei dem («io sono da sempre una federalista europea, c'è bisogno di più Europa»). E su questo fronte ha gioco facile ad attaccare un governo in difficoltà nei rapporti con Bruxelles, dalla messa a terra dei progetti del Pnrr alla questione dei balneari fino alla mancata ratifica del Mes: «Sulla questione della giustizia fiscale, sulle questioni dei cambiamenti climatici, delle migrazioni, della politica estera, noi senza Europa non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo starci con un sistema di capacità di far valere i nostri interessi, capendo che molto spesso coincidono con il più alto interesse europeo. Non si fa scegliendosi per anni gli amici sbagliati e isolandosi, come sta facendo il governo di Giorgia Meloni. Che per anni si è scelta come amici i nazionalisti come Orban, che invece stanno minando alla radice i principi e i valori che sono la base su cui si fonda la nostra unione».Una linea molto in continuità con quella atlantica ed europeista impressa dal suo precedessore Enrico Letta, dunque.
Il renziano Jobs act? «Un errore»
E non a caso, al termine dell'intervista, Schlein sceglie di andare a sorpresa nella vicina sala Depero della sede della Provincia autonoma di Trento, accolta da un applauso, mentre si tiene un incontro sulla crescita sostenibile con la partecipazione del commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni. Ma una discontinuità rispetto agli anni scorsi c'è, ed è sui temi del lavoro: qui la svolta a sinistra che la segretaria ha voluto imprimere al Pd è forte e chiara. A cominciare dal renziano Jobs act, giudicato un errore («io uscii dal Pd in polemica su questo punto»). Anche se il suo superamento - ammette Schlein – non è più urgente dopo le sentenze della Consulta che ne hanno ridimenzionato la portata e che vanno semplicemente «recepite». Piuttosto, rilancia, la battaglia di oggi deve essere quella contro la precarietà: un fenomeno che colpisce soprattutto i giovani e che toglie loro la speranza del futuro e con essa anche la serenità per progettare una famiglia. «Per noi la priorità è contrastare il governo Meloni su decreto lavoro, perché sotto il taglio del cuneo che è solo temporaneo e non strutturale è nascosta una norma che invece rende strutturale la precarietà». La ricetta è quella spagnola: disboscare le tipologie di contratti precari e ridurne per legge il ricorso, soprattutto quelli di brevissima durata, e nel contempo incentivare fiscalmente i contratti a tempo indeterminato.
loading...