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Non c’è solo il definanziamento dei grandi progetti di riqualificazione urbana, come Restart Scampia (156 milioni) e Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio (106 milioni) in Campania, oppure gli interventi nei quartieri San Berillo e Librino a Catania e l’ex Città del Ragazzo a Messina in Sicilia. Per valore finanziario, insiste al Sud quasi la metà delle misure che il Governo ha proposto di definanziare dal Pnrr. Più precisamente, investimenti per 7,6 miliardi, pari al 48% dei 15,89 miliardi eliminati dal Piano nella riscrittura italiana trasmessa il 7 agosto a Bruxelles (di quei 16 miliardi, sono stati già aggiudicati 12,3 miliardi per 42.786 progetti). Di contro, agli obiettivi in scadenza a fine anno, legati alla quinta rata, il Governo ha chiesto di aggiungere la Zes unica per il Mezzogiorno, con il suo piano di incentivi alle imprese che cuberà quasi un miliardo. Una mossa che fa scendere al 46% il definanziamento
A calcolare il peso dei tagli e degli inserti è stata la Svimez che, in audizione alle commissioni riunite Politiche Ue e Bilancio del Senato, lo scorso 19 settembre, ha invitato a rispettare anche nel “nuovo” Pnrr ora al vaglio della Commissione europea il vincolo di destinazione al Sud del 40% del totale delle risorse territorializzate e territorializzabili. Pesa la recisione netta dei Piani urbani integrati per 2,7 miliardi: nel filone rientrano l’ecoquartiere a Napoli, la Smart City Napoli Nord presentata dal Comune di Cardito, la riqualificazione di aree verdi a Bari e a Palermo. Ma conta anche la cancellazione dal Piano degli interventi diffusi da 6 miliardi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni.
La notizia positiva è che le finalità delle misure definanziate rientrano negli Obiettivi strategici del Fesr . La procedura di modifica dei programmi nazionali e regionali necessaria a garantire la copertura degli interventi definanziati è, però, molto complessa. A complicare il quadro c’è l’altro pericolo che il Mezzogiorno corre: essere penalizzato pure sul capitolo del RepowerEu, il programma per l’energia che vale 19,2 miliardi, concentrati sugli incentivi fiscali automatici per la transizione verde e l’efficientamento energetico. «Al netto delle azioni di sistema, per loro natura non territorializzabili - ha spiegato la Svimez - si stima che le regioni del Mezzogiorno dovrebbero assorbire meno del 30% delle risorse. A determinare questo risultato concorrono, in particolare, i crediti di imposta green (22%)». Al momento, in ogni caso, il nemico principale è l’incertezza. Concludere in fretta il negoziato con la Ue (il confronto è in pieno corso) e fare chiarezza sulle fonti sostitutive di finanziamento, come chiedono i sindaci, è essenziale per scongiurare lo stallo delle opere.
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