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«Chiamiamola rete nazionale, così finiamo l’equivoco su rete unica o non unica». Alessio Butti, sottosegretario della presidenza del consiglio con delega all’innovazione tecnologica, in audizione alla commissione Trasporti e tlc della Camera, sembra far cadere il sipario sul progetto dell’unione delle infrastrutture Tim-Open Fiber. Almeno per ora e almeno nella forma integrale finora immaginata.
La frenata del Governo sul progetto originario
Come rivelato dal Sole-24 Ore nelle settimane scorse, le preoccupazioni del governo su un’eventuale bocciatura dell’antitrust Ue hanno contribuito, insieme ad altri elementi, alla frenata del progetto originario e si potrebbe in alternativa valutare forse una rete integrata solo nelle aree a fallimento di mercato e nelle aree grigie limitatamente a quelle finanziate dal Pnrr.
Gli obiettivi
Butti, ad ogni modo, ribadisce quattro obiettivi: tutelare interessi di società e azionisti, garantire il controllo pubblico sull’infrastruttura Tim, rispettare le norme nazionali e comunitarie, preservare gli equilibri economici e occupazionali. Il sottosegretario parte dalla rete per poi parlare dei problemi sulle gare Pnrr per la connettività: «In considerazione dei ritardi sin qui accumulati - dice, evidentemente con riferimento al lavoro del governo Draghi - non siamo ancora in grado di dire se gli interventi in corso saranno effettivamente completati entro giugno 2026, come programmato a suo tempo».
Obiettivo nuovi bandi sul 5G
Sul 5G l’intenzione è, Ue permettendo, rimettere in gioco i risparmi di gara, pari a circa 900 milioni, con nuovi bandi finalizzati soprattutto alla copertura di distretti industriali, parchi naturali, aree agricole e montane e all’ampliamento dell’intervento per i “corridoi Ue” sulle strade extra-urbane.
I ritardi di Tim e Open Fiber
Nell’audizione è stato poi sollevato il problema dei ritardi di Tim e Open Fiber che si sono aggiudicate la gara “Italia a 1 Giga” per la rete in fibra ottica e fixed wireless access. Butti ha riferito di richieste di informazioni da parte di Infratel, soggetto attuatore, per avere conferma di un quadro che al momento vedrebbe Tim coprire a fine 2022 lo 0,63% dei numeri civici assegnati rispetto al target dell'1% mentre Open Fiber si fermerebbe allo 0,61%. Sostanzialmente in linea al momento, invece, l'andamento degli altri progetti Pnrr per la connettività.
Polo strategico nazionale per il cloud nazionale
Dovrebbe essere centrato anche l’obiettivo del collaudo entro il 2022 del Polo strategico nazionale per il cloud nazionale, per il quale è in corso l'asseverazione da parte di un esperto indipendente. Butti aggiunge però preoccupazioni per le possibili applicazioni del Cloud Act degli Stati Uniti in relazione ai dati ospitati nei quattro dati center del Polo. Anche in questo caso c'è una critica all'esecutivo Draghi: «Paesi come Francia, Germania e Spagna hanno adottato misure che non risulta siano state considerate dal precedente governo o se considerate sono state evitate per ragioni che dovremo evidentemente approfondire, cercando eventualmente tutte le misure di superamento necessarie».
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