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Pnrr, via libera al dossier porti ma sugli stadi stop dalla Ue

Nei vertici tra Fitto e i ministri il punto sull’ok alla terza rata e gli obiettivi di giugno. Ipotesi fondi nazionali per gli impianti di Venezia e Firenze. S&P conferma rating BBB e outlook stabile

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Bruxelles e Roma stringono sulla terza rata del Pnrr

3' di lettura

Intesa sulla revisione delle linee guida per le concessioni portuali, che incassano il via libera della Ue. Nulla da fare, invece, per gli stadi di Firenze e Venezia, che dovrebbero essere imbarcati sui fondi del piano nazionale complementare, anche se il percorso non appare scontato. Per sostituire i 148,5 milioni europei destinati all'Artemio Franchi di Firenze e al Bosco dello Sport di Venezia dovrebbero intervenire i finanziamenti domestici.

Il nuovo decreto

Ma per costruire questa supplenza occorrerà un nuovo decreto interministeriale di Economia e Interno per rimodulare lo stanziamento per i Piani urbani integrati e quindi a vincolare sugli stadi risorse che sarebbero potute andare ad altri progetti. A patto, naturalmente, di trovare un accordo non facile tra gli enti locali potenzialmente interessati. La stessa prospettiva dovrebbe interessare anche i progetti contestati sui sistemi di teleriscaldamento, su cui è già pronto un nuovo bando.

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Suona così il bilancio del negoziato tra il Governo italiano e Commissione europea per lo sblocco della terza tranche legata agli obiettivi Pnrr del secondo semestre 2022.

Ora strada libera per la terza rata dei fondi Ue

Lo sblocco del negoziato sui porti apre ufficialmente la strada alla terza rata dei fondi Ue e offre un’ottima notizia per i conti italiani, che restano sotto osservazione ma senza allarmi sui mercati internazionali. Ieri il quadro di finanza pubblica appena aggiornato dal Def ha superato l’esame di S&P Global Ratings, che in serata ha confermato la tripla B con outlook stabile sui nostri titoli di Stato. Merito di un debito che nonostante la frenata della crescita promette di continuare ad alleggerirsi nel rapporto con il Pil, in una dinamica ancorata però proprio ai risultati del Pnrr, come sottolineato in particolare da Ufficio parlamentare del bilancio e Bankitalia nelle audizioni dei giorni scorsi sul Documento di economia e finanza. La settimana prossima sarà la volta di Dbrs, mentre a maggio si pronunceranno Fitch (il 12) e Moody's (il 19), che ora colloca i BTp all'ultimo scalino prima dei bond giudicati rischiosi (non investment grade).

A tirare le fila del confronto sul Piano ieri a Palazzo Chigi è stato il ministro Raffaele Fitto, nei vertici mattutini con i colleghi Giancarlo Giorgetti (Economia), Matteo Salvini (Infrastrutture), Matteo Piantedosi (Interno) e Giuseppe Valditara (Istruzione). E proprio da quest'ultimo sono arrivati gli allarmi più intensi sugli obiettivi dei primi sei mesi di quest'anno, che dovrebbero sfociare nella quarta rata da 16 miliardi. Qui l'incognita si concentra sulla possibilità effettiva di avviare tutti i lavori per gli asili nido entro il 30 giugno, dopo aver posticipato fino al 31 maggio la scadenza italiana riducendo quindi al minimo il cuscinetto di sicurezza per le verifiche.

L’ultima revisione

Fitto ha elencato via tweet i dossier al centro dei bilaterali con i colleghi. Lo snodo decisivo per sbloccare lo stallo con la Commissione è arrivato dall'ultima revisione anticipata sul Sole 24 Ore del 19 aprile, che ha affidato nuovi compiti all'Autorità di regolazione dei trasporti. Sarà l'Authority a emanare lo schema tipo di piano economico-finanziario che dovrà essere presentato da chi ambisce alla concessione e a poter dare un parere preventivo sui Pef collegati alle varie candidature.

Oggetto del confronto anche gli altri obiettivi delle Infrastrutture al 30 giugno, in particolare quelle relative all'idrogeno stradale e ferroviario. Raggiunto il target dei 10 progetti per il rifornimento su ferrovia, è già in discussione il taglio di 5 delle 40 misure per le strade. Un panorama più generale sulle possibili rimodulazioni del Pnrr è stato invece discusso con il ministro dell'Economia, Giorgetti. Ma, a quanto trapela, sulla riscrittura del cronoprogramma si è ancora allo stadio delle «prime valutazioni», in un percorso che quindi richiederà ancora parecchie settimane.

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