Poesie di una speranza al lumicino
“Tremalume” di Fabio Pusterla, per i tipi di Marcos y Marcos, è una raccolta variegata e pluristilistica dal deciso sperimentalismo
di Alberto Fraccacreta
2' di lettura
La nuova raccolta poetica di Fabio Pusterla prende le mosse da un neologismo, Tremalume, apparso magicamente sulla pagina: una parola dentro la quale, per ammissione dello stesso autore, «il tremore, la minaccia e la preoccupazione non eliminano affatto la piccola sopravvivenza di un lume, di una minima luce a cui affidarsi». Una traccia di speranza, dunque.
Deciso sperimentalismo
Divisa in cinque sezioni (Le sbarre, Requiem, Cielo dei vinti, Lugangeles, Angelicanze), precedute da un testo proemiale (Parola navicella parola libertà), Tremalume è una raccolta variegata e pluristilistica, nella quale all'effusione del soggetto (Dirty cage) segue un deciso sperimentalismo (Requiem per una casa di riposto lombarda), che situa la lirica di Pusterla dentro un crogiuolo di extralocalizzazione della parola e di slargo esistenziale.
Formula decolonizzatrice
Ampio spazio è dato alla formula decolonizzatrice – quanto mai opportuna sarebbe un'analisi di critica postcoloniale – grazie alla figura di Truganini, che fu l'ultima aborigena della Tasmania dopo il genocidio del popolo Palawa. Il poeta celebra questa donna con due sequenze molto interessanti, forse le più alte dell'intero libro, Frammenti di Truganini e Canzoni di Truganini: «Truganini vi guarda / con il suo colore di petraia / livido. Con il suo odore di fungaia / fetido. Con il suo dolore di risaia / arido». Agisce montalianamente, inoltre, il nome stesso di Truganini con la sua rugosa musicalità. E, in effetti, nei versi di Pusterla la nominazione ha senz'altro un posto di rilievo nel dettato. Si pensi al lemma (pseudo-)dantesco “angelicanza”: «Angelicanza profumo che mi segue / da molto tempo senza ragione apparente. / Due occorrenze nel Fiore dei contrasti / poi più nulla nell'opera maggiore, / piena invece di angeli. [...] / Non l'angelo non la sua trionfale / abbagliante figura metafisica, / non l'immagine; un'essenza, piuttosto, eventuale, / una grazia che appare insieme ad altre minori». Un ruolo altrettanto decisivo tocca alla luce, simbolo di un'agognata libertà politico-sociale: «Dentro gli anfratti occhi / aspettano il ritorno della luce. / Ti attendono pazienti / luce fuggiasca che ritornerai // luce migrante».
La luce, nelle sue molteplici qualità, è presente anche in un testo dedicato al padre poetico di Pusterla, Philippe Jaccottet, poeta franco-svizzero recentemente scomparso, al quale l'autore ticinese ha rivolto gran parte della sua attività di traduzione. Marcos y Marcos ristampa per l'occasione i Pensieri sotto le nuvole (che comprendono Alla luce d'inverno), tradotti e curati proprio da Pusterla. Il quale scrive nell'introduzione: «L'ombra e la luce, il perpetuo confronto tra due elementi antitetici che traggono ragion d'essere l'uno dall'altro, alimentandosi vicendevolmente: tale potrebbe essere lo sfondo cangiante e complesso della poesia di Philippe Jaccottet, cresciuta negli anni attorno a una ricerca severa, che si vorrebbe definire etica, se il termine non risultasse troppo ingombrante e male intonato al riserbo di cui l'autore ha sempre circondato la propria opera». Jaccottet è un poeta povero di sé, exotopico (direbbe Bachtin), sempre orientato a cercare nello splendore dell'alterità e nella modestia dell'io la modulazione esatta per entrare in contatto con il mistero dell'essere.
Fabio Pusterla, Tremalume, Marcos y Marcos, pagg. 192, € 20,00
Philippe Jaccottet, Pensieri sotto le nuvole, traduzione e cura di Fabio Pusterla, Marcos y Marcos, pagg. 272, € 20,00
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