Poli urbani, nove pionieri nella lotta alle emissioni
Strada ancora in salita per centrare i target dell'Obiettivo 11: energia, edilizia, mobilità ed economia circolare aprono la via
di Chiara Bussi
4' di lettura
Occupano solo il 3 per cento della superficie terrestre, ma sono responsabili del 60-80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio. Per questo le città rappresentano uno snodo cruciale nel cammino verso la sostenibilità tracciato dall’Agenda Onu 2030 per rendere gli insediamenti umani «inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili» in nome dell’Obiettivo 11. Le sfide più ardue sono il raggiungimento della neutralità climatica con interventi sui trasporti (si veda a pagina 8), ma anche la pianificazione degli insediamenti e la gestione dei rifiuti. Su questi dossier nove centri urbani sono pronti a fare da apripista con il supporto della Commissione Ue.
«Per la sostenibilità delle città - precisa Walter Vitali, ex sindaco di Bologna e coordinatore del gruppo di lavoro sul goal 11 all’Asvis - in Italia c’è ancora parecchia strada da fare. La situazione non è buona soprattutto sul fronte della riduzione delle emissioni e sui livelli di Pm10». E cita gli ultimi dati dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: nel 2021 le emissioni di CO2 sono cresciute dell’8,5%, superando di 11 milioni di tonnellate l’obiettivo stabilito per quell’anno. Un trend proseguito anche nel 2022. Mentre secondo Legambiente se fossimo nel 2030 ben 72 città sarebbero già fuorilegge per il livello di inquinamento nell’aria. Non solo. L’Italia, come evidenzia il Rapporto dell’Asvis, ha mostrato un peggioramento dell’obiettivo quantitativo che punta a raggiungere una quota del 26% del trasporto pubblico locale. «Servirà un’accelerazione - dice Vitali - per colmare il divario che separa dalla meta con un nuovo paradigma che coinvolga tutti gli attori, a cominciare dai cittadini».
A raccogliere la sfida sono le nove città pioniere, selezionate da Bruxelles tra i 100 centri europei nell’ambito della “missione” per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, in anticipo di vent’anni sui target Ue previsti dalla Legge sul clima . Grandi centri come Milano e Roma, capoluoghi di Regione come Bologna, Torino e Firenze, ma anche città di dimensioni più piccole (Bergamo, Padova, Parma e Prato). Tutti impegnati a mettere in campo azioni con un focus su energia, edilizia, mobilità sostenibile, spazio pubblico, infrastrutture ed economia circolare grazie alla leva dell’innovazione. Con la firma di un protocollo d’intesa nel 2022 i nove pionieri hanno avviato una collaborazione. «La novità della missione è lo sforzo di trasformazione sistemica dei centri urbani con un impegno collettivo, non solo a livello di istituzioni, ma della città nel suo insieme», spiega Anna Lisa Boni, assessore ai fondi Ue/Pnrr, transizione ecologica e relazioni internazionali del Comune di Bologna, che si occupa del coordinamento tra i 9 centri. Potranno ricevere finanziamenti dal programma per la ricerca Ue, Horizon Europe. Ma a questi dovranno aggiungersi fondi Ue di coesione, risorse nazionali e regionali. Al governo chiedono inoltre di razionalizzare le risorse esistenti e rivedere gli incentivi.
Per Gianluca Borghi, assessore alla sostenibilità ambientale, energetica e mobilità del Comune di Parma «siamo di fronte a una delle sfide più straordinarie mai assegnate a una dimensione locale». La città emiliana, forte «dell’82% di raccolta differenziata, 150 km di piste ciclabili, efficientamento energetico in quasi tutte le scuole ed edifici pubblici, con filiere industriali e agricole dove la sostenibilità è parte centrale di innovazione di processo e sviluppo» intende mettere in campo una governance multilivello. Saranno coinvolti i rappresentanti del mondo economico e produttivo, commerciale, associativo, culturale, sociale, sanitario ed istituzionale.
A Bergamo «entro la fine di quest’anno verrà avviata la prima comunità energetica che coinvolgerà il Comune», annuncia l’assessore all’ambiente e alla mobilità Stefano Zenoni. Tra i progetti, aggiunge «c’è anche la maggiore capillarità della rete di teleriscaldamento in nome della transizione energetica, la seconda linea tranviaria e una nuova linea di bus elettrici che collegherà la città a Dalmine e Verdellino». In un centro a forte tradizione industriale come Prato, spiega Valerio Barberis, assessore all’Urbanistica, ambiente ed economia circolare, «tra le azioni previste c’è il proseguimento del piano di riforestazione urbana per lo stoccaggio della CO2. Puntiamo, tra l’altro, sull’efficientamento energetico degli edifici e dei sistemi produttivi». Sul fronte della mobilità delle merci «nel nostro interporto stiamo sviluppando forme di distribuzione smart e sostenibile».
Gli interventi sul fronte energetico saranno una delle priorità anche per Bologna. «Il 70% delle emissioni - sottolinea Boni - proviene dagli edifici ed è da qui che intendiamo partire, con una spinta al fotovoltaico, anche per le case popolari: entro il 2030 puntiamo ad avere tutti gli edifici pubblici autonomi a livello energetico e insieme incoraggiare piani di transizione anche per quelli privati». Per coinvolgere la popolazione la città emiliana ha creato un nuovo organismo - l’assemblea dei cittadini - integrato nello Statuto del Comune: «La prima sarà proprio sul clima con proposte che verranno presentate alla comunità». Per tutte le nove città il prossimo appuntamento è il “contratto cittadino per il clima” da presentare a Bruxelles con varie finestre tra il 2023 e il 2024 in cui dovranno essere messi nero su bianco impegni, azioni e investimenti.
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