Pomellato, dall’Academy 21 diplomati (già al lavoro)
Continua il progetto di formazione che la maison del gruppo Kering ha creato con Galdus. Intanto a Tokyo una mostra racconta il legame tra il marchio e la sua città natale
di Marta Casadei
2' di lettura
Ventuno nuovi diplomati che hanno già trovato lavoro nel settore orafo. Si è concluso ieri con la cerimonia di consegna dei diplomi il secondo ciclo di studi degli allievi della Pomellato Virtuosi Academy che l’azienda di gioielli fondata a Milano nel 1967 ha creato in collaborazione con Galdus. Un progetto che conferma l’impegno della maison, che fa parte del gruppo Kering, nella formazione di nuovi talenti: «Per noi si tratta di un tema fondamentale e su più fronti - spiega Sabina Belli, ceo di Pomellato -: dalla necessità di trasmettere l’expertise italiana alle nuove generazioni al fatto che nel nostro Paese le scuole tecnico-professionali sono percepite come di livello inferiore rispetto ai licei o alle università. Un errore che va corretto, anche a partire dalla denominazione». La Pomellato Virtuosi Academy è nata con un duplice obiettivo: «Fornire competenze, ma anche creare vocazioni», dice Belli.
Pomellato sta vivendo un momento molto positivo: «Abbiamo chiuso i primi nove mesi con una crescita sostenuta, a doppia cifra. Quando c’è da celebrare un momento particolare i gioielli sono un oggetto potente. I nostri, poi, sono emblemi dell’artigianalità italiana: sono realizzati da 100 artigiani nel nostro atelier di Milano e questo è molto apprezzato ». Specialmente dalle donne: «Una porzione importante delle vendite è assorbita dagli acquisti che le donne fanno per se stesse. I nostri gioielli si possono indossare nella quotidianità, non sono riservati alle grandi occasioni».
Il tema della versatilità dei gioielli Pomellato, del loro apparente understatement che richiama il Dna milanese, è al centro della mostra “From Milan to Tokyo, a journey of craftsmanship, creativity and design”, curata da Alba Cappellieri e in allestimento presso lo spazio espositivo Jing di Omontesando fino al 30 ottobre. «Il legame tra Pomellato e Milano è molto forte sia in termini di eleganza sia di influenza esercitata dai grandi del design e dell’architettura che vi hanno vissuto e lavorato come Gio Ponti, Gae Aulenti e Achille Castiglioni. Abbiamo voluto raccontarlo in questa mostra che sviluppa un parallelismo tra alcuni dei simboli della città come il Teatro alla Scala e i cortili milanesi».
La mostra sarà itinerante: «Rivedere Tokyo è stato bello: ho trovato una città in forma smagliante, con tanta voglia di tornare agli eventi. Sicuramente vorremo portarla in Corea del Sud, un mercato che abbiamo appena riaperto con moltissime soddisfazioni commerciali. Contempliamo anche la Cina dove abbiamo un network retail di circa 12 punti vendita molto ben situati».
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