2' di lettura
La priorità, per Banca Popolare di Bari, rimane il consolidamento del capitale. Ma sullo sfondo in molti, a Bari come a Roma, accarezzano l’idea di avviare un processo di consolidamento tra le banche del centro-sud, magari con la stessa popolare pugliese nel ruolo di pivot. È un piano in più tappe quello che sta mettendo in cantiere l’istituto guidato da Vincenzo De Bustis. Un progetto il cui primo atto è stato esaminato ieri dal Consiglio di amminisitrazione. Sul tavolo del board sono arrivare le linee guida del capital relief plan, ovvero del mix di azioni che serviranno a puntellare il capitale e di un rilancio sotto il profilo industriale e digitale.
Un primo passaggio, quello di ieri, al quale ne seguirà un altro lunedì prossimo. Obiettivo: arrivare all’approvazione definitiva mercoledì 30. In rampa di lancio c’è il varo di un bond subordinato che servirà a rafforzare il Total capital ratio. Ad esso si aggiungeranno alcune azioni di ottimizzazione del capitale, che serviranno a ridurre il perimetro degli attivi a rischio. Nel complesso dovrebbe trattarsi di un rafforzamento da 200 milioni di euro. Abbastanza per tenere (almeno nel breve periodo) l’istituto entro i requisiti patrimoniali imposti da Banca d’Italia, che peraltro verranno aggiornati a fine febbraio con l’invio delle lettere Srep alle banche minori. Rimane tuttavia la necessità di realizzare un’operazione di rafforzamento patrimoniale più sostanziosa, nell’ordine di almeno 300-500 milioni. Coperture necessarie a ridurre le sofferenze: la banca popolare pugliese punta a dismettere in un veicolo circa 2 miliardi di Npl, e di abbassare l’Npe ratio netto oggi al 17,6% almeno al 13-15%.
Non è un’operazione banale. Data la natura di banca popolare, l’intenzione dei vertici è di evitare un’iperdiluizione ai piccoli soci, che già fanno i conti con una forte riduzione di valore delle loro azioni: da un prezzo teorico di 7,5 euro si è scesi progressivamente a valori che oggi si attestano a 2,38 euro, determinati dai (pochi) scambi sul mercatino Hi-Mtf. Da qua l’ipotesi di separare la banca in due: da una parte la holding (che manterrebbe la natura di popolare) e sotto le attività operative in forma di Spa. Uno scenario è che a quel punto la holding diventi un potenziale aggregatore di altre popolari del Centro-Sud. Sul mercato si parla ad esempio di soggetti come Pop. Puglia e Basilicata o Pop. Ragusa. In ogni caso, l’ipotesi aggregativa, ha detto ieri la banca pugliese in un comunicato, «non potrà che rispondere ad un principio di par condicio tra i partecipanti al progetto, nel rispetto sia dei soci che delle peculiarità delle loro banche».
loading...