governo diviso

Popolare Bari commissariata. Scontro nel governo

Bankitalia mette l’istituto in amministrazione straordinaria per le perdite patrimoniali e nomina Enrico Ajello e Antonio Blandini commissari. Intanto la Procura di Bari apre un nuovo fascicolo

Banca Popolare di Bari, Conte: non tuteleremo nessun banchiere

5' di lettura

La Procura di Bari ha aperto un nuovo fascicolo d'indagine (modello 45 senza indagati né ipotesi di reato) sulla Banca Popolare di Bari dopo la lettera inviata nei giorni scorsi dalla Consob che ha segnalato il mancato invio delle informazioni richieste alla banca sulla situazione dei conti. La notizia arriva da fonti vicine agli ambienti giudiziari. L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, dovrà valutare se quanto segnalato dal presidente Consob Paolo Savona configuri ipotesi di reato.

Nella mattinata di sabato 14 dicembre sul caso, motivo di forti tensioni nella maggioranza, è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte: «Siamo un po' vivaci - ha detto - ma siamo responsabili. Capisco che ci sia molta sensibilità, al limite dell'ipersensibilità sul tema banche, che è un nervo scoperto per molte forze politiche, è un tema divisivo». Su PopBari «ci sarà una convocazione» del Cdm «a breve», ha spiegato il presidente del Consiglio. Venerdì sera «abbiamo fissato gli obiettivi che vogliamo conseguire in tempi rapidi, secondo un disegno di politica coerente che avevamo in parte già impostato, non è che improvvisiamo».

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Nello specifico sulla Popolare di Bari, ha detto Conte, «interverremo attraverso uno strumento nella pancia di Invitalia, Mediocredito Centrale. Cerchiamo di fare di necessità virtù. Assicureremo a Mediocredito centrale le necessarie risorse per poi, con un fondo interbancario, intervenire per rilanciare la Pop Bari. Avremo una sorta di Banca del Sud degli investimenti a partecipazione pubblica».

La Banca d'Italia nella serata di venerdì 13 dicembre ha commissariato l’istituto di credito pugliese, disponendo lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo della Banca Popolare di Bari e la sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi degli articoli 70 e 98 del Testo Unico Bancario, in ragione delle perdite patrimoniali.

«La banca prosegue regolarmente la propria attività. La clientela può pertanto continuare ad operare presso gli sportelli con la consueta fiducia», comunica la banca pugliese nella nota.

Bankitalia ha nominato Enrico Ajello e Antonio Blandini commissari straordinari e Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso componenti del comitato di sorveglianza. A questi ultimi, si legge nella nota, è affidato il presidio della situazione aziendale, la predisposizione delle attività necessarie alla ricapitalizzazione della banca nonché la finalizzazione delle negoziazioni con i soggetti che hanno già manifestato interesse all'intervento di rilancio della banca.

La crisi del più grande istituto di credito del Mezzogiorno arriva dunque all’epilogo ormai apparso come inevitabile: commissariamento e salvataggio, con un ruolo di primo piano per il Mediocredito, banca controllata dal Mef attraverso Invitalia, affiancato dal sistema bancario italiano. Un Consiglio dei ministri con all'ordine del giorno la questione della Popolare di Bari è stato convocato in serata ed è terminato poco prima delle 23 per un’informativa del ministro Gualtieri sulle decisioni prese da Bankitalia, in un clima di forti tensioni nella maggioranza.

«Il Consiglio dei Ministri - recita una nota di Palazzo Chigi - ha espresso la determinazione ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire la piena tutela degli interessi dei risparmiatori e a rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud, in maniera pienamente compatibile con le azioni di responsabilità volte ad accertare le ragioni che hanno condotto al commissariamento della Banca».

La nota è arrivata dopo che Italia Viva aveva polemicamente disertato la riunione: «La convocazione improvvisa di un Consiglio dei ministri sulle banche - ha dichiarato Luigi Marattin, vicepresidente dei deputati di Italia Viva - senza alcuna condivisione e dopo aver espressamente escluso ogni forzatura o accelerazione su questa delicata materia, segna un gravissimo punto di rottura nel metodo e nel merito».

«I ministri del Pd - ha replicato Dario Franceschini - hanno partecipato
al Consiglio dei Ministri. In ogni scelta di governo, e a maggior ragione quando si tratta di tutelare i risparmi dei cittadini, noi mettiamo doverosamente senso di responsabilità. Le minacce, le aggressioni agli alleati, le assenze per fare notizia, le lasciamo ad altri».

Anche il Movimento 5 Stelle sembra frenare sulle modalità del salvtaggio. «Abbiamo sempre detto che aiuteremo i risparmiatori, non i banchieri - ha affermato Luigi DI Maio - in questo momento c'è un problema con la Banca Popolare di Bari ma noi dobbiamo andare a vedere a chi hanno prestato i soldi: pensiamo a un decreto che aiuti i risparmiatori, non gli amici delle banche. Serve una riflessione sul decreto».

Viste le tensioni all’interno della maggioranza, si va verso un lungo weekend nel quale è probabile la convocazione di un nuovo Consiglio dei ministri per il varo del pacchetto salva-Pop. Bari. L’ipotesi prevalente è quella di un decreto di salvataggio sul modello di quello effettuato per Carige, che ha appena riconquistato i requisiti per tornare in Borsa. La terza tranche dell'aumento di capitale dell’istituto ligure si è infatti conclusa con il superamento del 10% del flottante.

Il cda della Popolare di Bari era stato convocato nel tardo pomeriggio da Banca d'Italia per provvedimenti di vigilanza, cioè per il commissariamento, come si è poi saputo in serata. Il 12 dicembre il board ha avviato le procedure per una azione di responsabilità nei confronti dell'ex amministratore delegato e di ex dirigenti dell'Istituto.

La banca sta cercando di definire un piano industriale e patrimoniale con l'assistenza di un primario advisor. Piano che, tuttavia, secondo quanto si apprende da fonti finanziarie, non sarebbe ancora completato. La banca ha un fabbisogno di capitale di un miliardo.

L’operazione di salvataggio potrebbe avvenire in tandem tra il Fondo interbancario finanziato dagli istituti italiani e l’intervento pubblico. L'istituto pugliese ha confermato nei giorni scorsi di avere avviato colloqui con il Mediocredito Centrale e ha richiesto l'aiuto del Fondo interbancario di tutela dei depositi che potrà tuttavia deliberare solo dopo aver ricevuto un piano industriale dettagliato, come è avvenuto nel caso di Carige (il Fondo ha in agenda due riunioni, il 18 e 20 dicembre).

Il candidato pubblico Mediocredito Centrale-Banca del Mezzogiorno, controllata dal ministero dell’Economia attraverso Invitalia, che il governo potrebbe dotare dei mezzi, di cui attualmente non dispone, per intervenire, quantomeno con un primo intervento tampone che ripristini requisiti patrimoniali superiori ai minimi regolamentari.

Fonti del Mef confermano questo schema di decreto portato al Consiglio dei ministri: potenziamento del Mediocredito centrale con un «primo aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della banca popolare di Bari».

La banca, che in Cda ha avviato un'azione di responsabilità verso l'ex amministratore delegato Giorgio Papa e verso due ex dirigenti, tra i quali Gianluca Jacobini, uno dei figli dell'ex presidente Marco Jacobini, ha anche comunicato le dimissioni di un consigliere, Francesco Ago, per motivi personali.

Sulla difficile situazione della banca pugliese era intervenuto in mattinata anche il premier, con toni rassicuranti smentiti però dagli sviluppi delle ore successive. «Al momento - ha detto Giuseppe Conte - non c'è nessuna necessità di intervenire con nessuna banca» italiana, smentendo le ipotesi di un decreto per mettere in sicurezza la Popolare di Bari e un possibile nuovo intervento a sostegno di Mps, decreto che invece il Consiglio dei ministri convocato in serata si appresta a varare. «Il Governo - ha però messo in chiaro - è sempre molto sensibile, segue con grande attenzione l'evoluzione del sistema creditizio».

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