ok al piano di conservazione del capitale

Popolare Bari: via libera al bilancio ed eletto il nuovo Cda

di Vincenzo Rutigliano

3' di lettura

Cartolarizzazione tranched covered di crediti in bonis per quasi 400 milioni di euro e cessione della partecipazione di controllo (73,57%) di CariOrvieto, iscritta a bilancio per 55,5 milioni, nei piani della Popolare di Bari per conservare il capitale sociale falcidiato dalle perdite, per 420,2 milioni di euro, registrate nell'esercizio 2018.

Insieme ad uno “stop and go” sulle voci di dimissioni del presidente Jacobini chieste come segno di discontinuità («Ora bisogna difendere la poltrona, ma non restarci attaccato. Non mi dimetto nel primo cda rinnovato - ha detto alla fine dell'assemblea il presidente, Marco Jacobini - ma potrei farlo nei prossimi 10 giorni in un altro cda»), per il resto nessuna sorpresa dai soci. L'assemblea, per la prima volta tenutasi a porte chiuse - segno della tensione palpabile della vigilia - ha infatti approvato a maggioranza, con quasi 30 voti contrari, il bilancio 2018 e dato il via libera al piano di conservazione del capitale sociale ridottosi, per effetto delle perdite, da 1073 a 493 milioni.

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La doppia deliberazione dell'assemblea adottata per ricostituire e conservare il capitale, è però al vaglio di Bankitalia che ha sospeso i termini della decisione perchè è in corso una ispezione della Vigilanza. Di conseguenza dovrebbe essere sospeso anche il destino della offerta vincolante presentata da Sri Global per acquisire la partecipazione di maggioranza di popolare Bari in CariOrvieto - 50 sportelli in Umbria, Lazio e Toscana, attivi per 1,4 miliardi - acquisita nel 2009. I soci hanno anche rinnovato in parte il cda, 6 consiglieri su 11, raccolti in una lista unica, 4 dei quali per scadenza triennale del mandato, e 2 perchè a suo tempo cooptati. Il primo, Vincenzo De Bustis Figarola, a dicembre 2018, in sostituzione di Giulio Sapelli, dimessosi improvvisamente dal cda, ed il secondo, Gianvito Giannelli, meno di due settimane fa.

Ora dunque nel cda, che dovrebbe riunirsi oggi pomeriggio 21 luglio, siedono l’uscente e riconfermato Franco Pignataro, oltre a Patrizia Giangualano, Francesco Ago, Modestino Di Taranto, Giulio Codacci Pisanelli, De Bustis e Gianvito Giannelli, probabile nuovo presidente, nipote di Marco Jacobini.

Tornando al bilancio approvato dai soci - tra presenze fisiche e deleghe quasi 5.000 sui 69.092 a fine 2018 - le perdite per 420,2 milioni hanno visto il Tier Capital Ratio scendere al 7,65% (11,21% nel 2017) ed il Total Capital Ratio al 10,14% (13,99% nel 2017). Dal bilancio emergono altri dati significativi nella gestione di questo gruppo che conta 291 filiali, è presente in 13 regioni, 3300 dipendenti ed è una delle 10 maggiori popolari d'Italia. La raccolta totale è scesa a 12,96 miliardi contro i 13,79 del 2017 (-6%); impieghi a clientela 7,08 miliardi contro i 7,8 del 2017(-9,3% contro la media italiana 2018 pari a +1,6%). Il rapporto sofferenze nette/impieghi è sceso dal 5,61% del 2017 al 2,84% del 2018.

Il margine di interesse ha raggiunto i 178,6 milioni contro i 193 del 2017 (-7,5%) e quello di intermediazione i 311 contro i 338 milioni del 2017 (-8%). Stabili invece gli indicatori sulle quote di mercato del gruppo che al 30 giugno 2018 - ultimi dati disponibili - sono stati, nell'Italia meridionale, pari al 6,73% per gli sportelli, al 6,01 per i depositi e del 5,78 per gli impieghi.

Il nuovo cda uscito dall'assemblea dovrà quindi guidare il gruppo in uno scenario complesso nel quale, superato oggi lo scoglio del bilancio e ad approvazione intervenuta del piano di conservazione del capitale, si potrà capire il destino del piano industriale 2019/2023, varato a gennaio scorso e che prevede, oltre alla nuova governance «inclusa la nomina di un nuovo cda», anche molto altro. Ovvero l’adozione di un modello di banca resiliente, un recupero di redditività e, tema dei temi, il percorso della trasformazione societaria con l'ipotesi della nascita di Banca spa, per un complessivo recupero del valore investito dagli azionisti,allargandone la partecipazione agli attuali soci della cooperativa.

Il tutto all'interno della scelta strategica, a questo punto necessitata, di dare inizio al percorso di integrazione «da avviare con un player di dimensioni idonee sino a raggiungere una dimensione soglia adeguata alla missione industriale persegita», si legge nelle relazioni al bilancio 2018. Dunque con altre banche popolari ma in fretta: entro il dicembre 2020 per beneficiare del credito di imposta previsto per le banche del centro sud dal Decreto Crescita.

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