Pordenone, fabbriche al lavoro: riparte l’export di mobili e lavatrici
Gli ordinativi dall’estero iniziano a ripartire: più cauto il mercato interno. Agrusti (Confindustria): tutti gli incentivi vanno pensati attentamente
di Barbara Ganz
4' di lettura
Il racconto dell’economia reale: dalla meccanica strumentale alle macchine agricole, dal settore dei detergenti e dei disinfettanti al distretto emiliano della ceramica.
L’«Italia in Fase 3» è un viaggio a puntate sui territori produttivi del Paese, da Bergamo a Siracusa, per raccontare l’economia reale con le voci delle imprese e degli imprenditori che si confrontano con una crisi che non ha precedenti nella storia dell’economia.
Una serie di inchieste — quella di oggi con Pordenone è la nona — che pongono l’attenzione sui molti problemi della ripartenza, sull’andamento degli ordinativi e dei consumi, sulle opportunità dell’export e sui nuovi mercati che nascono anche dalle nuove esigenze di sicurezza delle famiglie e delle imprese.
Pordenone rivede le previsioni
La previsione, fatta nei momenti peggiori, era di una perdita del 20-25% del fatturato 2020, ma queste prime settimane positive hanno già permesso di rivedere la stima dell’impatto a quota 12-15%.
Si respira ottimismo e voglia di ripartire alla FriulIntagli, sede centrale (in ampliamento) a Prata di Pordenone, stabilimenti fra questa provincia e
quella di Treviso, nel cuore del distretto del mobile del Piave: produce arredi e componenti per mobili da montare (anche per Ikea, di cui è fra i primi fornitori). «Alla fine noi abbiamo chiuso totalmente per due settimane — spiega Luca Corazza, general manager di una realtà che dà lavoro a oltre 2mila persone, e spesso, non trovando nuove leve da inserire, spinge le sue campagne di reclutamento fino alle regioni del Sud. — A maggio abbiamo realizzato la metà del nostro fatturato usuale, a giugno siamo risaliti all’80%. Abbiamo mantenuto clienti che hanno messo al primo posto la nostra affidabilità, ma siamo anche riusciti a conquistarne di nuovi, soprattutto in Europa, fra coloro che si trovavano con i fornitori di componenti da area asiatiche con lunghe chiusure».
Il riordino nelle case
Lo sguardo qui è internazionale: solo il 3% del prodotto è destinato all’Italia. La spinta maggiore «arriva dalla grande distribuzione, anche grazie alle promozioni in corso per spingere i consumi. L’effetto pandemia, osserva Corazza, ha spinto molti a riorganizzare gli spazi di casa, a programmare cambiamenti per renderla più confortevole: «E poi c’è chi ha dovuto ricavarsi lo spazio per lavorare: la nostra scrivania per home office è in assoluto il pezzo più venduto, con un balzo del 300%».
E già si guarda all’estate per recuperare ancora qualcosa: «Pensiamo di chiudere al massimo la settimana di ferragosto, nell’ottica di esserci per la clientele, soprattutto straniera, e di gestire il portafoglio ordini che va riempiendosi giorno dopo giorno».
Efficienza all’Electrolux
Anche alla Electrolux, che a Porcia produce lavatrici, il ritmo sta tornando normale. Quello friulano era uno dei siti che apparivano più minacciati al tempo — era il 2014 — della vertenza che aveva messo in discussione la stessa presenza della multinazionale in Italia. Oggi, dopo il salvataggio, questo è un caso positivo di recupero di efficienza.
E qui l’esperienza dello stabilimento cinese ha portato a introdurre le mascherine e il distanziamento in anticipo sui decreti ministeriali e abbastanza da evitare la caccia agli introvabili dispositivi di protezione, e ora è in partenza la campagna, su base volontaria, per i test sierologici, mentre il sindacato discute su straordinari e chiusure estive: «Ci siamo mossi in anticipo sull’emergenza — spiega il presidente e ad Ernesto Ferrario — e questo ha limitato il periodo di fermo. Nello stesso periodo ha accelerato il programma di e-commerce, che era comunque in fase di implementazione. Abbiamo rivisto uffici e linee di produzione, ma anche mensa e spazi comuni, per dare sicurezza: certo, il nostro è un prodotto che alla fine va montato, testato, ed è difficile pensare di svolgere ogni funzione in smart working».
Gli stessi lavoratori, molti con famiglia e bambini, hanno segnalato la difficoltà di lavorare da casa: sono oltre 2mila persone, la metà in produzione. I segnali che arrivano dal mercato sono positivi, seppure con delle differenze: «Gli ordini che arrivano dall’estero sono in crescita, mentre il mercato interno resta in difficoltà e molto prudente».
Condensato di manifattura
Settori come il legno e l’elettrodomestico hanno fatto di Pordenone la “Manchester italiana”: cotonifici, ceramica, anche televisori venivano prodotti nelle fabbriche di una provincia dall’altissimo tasso di manifattura, dove la vecchia Zanussi, da sola, valeva 12mila posti di lavoro. Nel primo trimestre 2020 la produzione ha segnato -6% congiunturale (rispetto al trimestre precedente) e -13,5% tendenziale (la variazione sullo stesso trimestre dell’anno precedente), in una regione nella quale la pandemia da nuovo coronavirus ha portato un quadro complessivamente pesantemente negativo dell’industria.
Il ruolo delle aziende che vanno controcorrente può essere decisivo per trainare la ripresa: e se l’occupazione rimane sostanzialmente stabile grazie ai provvedimenti governativi, c’è chi, oltre a lavorare a pieno ritmo, assume.
Bofrost assume
Bofrost Italia, la principale azienda italiana della vendita a domicilio di specialità alimentari surgelate e fresche, è alla ricerca di 300 persone per ampliare il proprio organico: «Le vendite Bofrost hanno segnato +42% — dice Edoardo Roncadin, presidente. — La linea Roncadin, solo pizze surgelate, è a +20-25%. Le persone rimaste a casa hanno trovato il modo di ricevere a domicilio il necessario, e pensiamo che questo trend resterà anche in futuro».
Bofrost lavora con la stessa formula — furgoncini a domicilio — anche in Germania, Benelux, Francia, Spagna e Austria. L’azienda, attivissima sul fronte del welfare, ha messo in campo buoni spesa online per i medici e gli infermieri che hanno fronteggiato l’emergenza sanitaria, raccolte di fondi per l’acquisto di materiale sanitario in 50 ospedali e un bonus in busta paga per «lo straordinario impegno messo in campo da tutti in questo periodo di elevatissima domanda di consegne a domicilio di prodotti alimentari».
Un segnale alla politica
Pordenone riparte e vuole dare un segnale, sottolinea il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, che alla politica chiede di sostenere questo sforzo con scelte e risorse adeguate: «Una intera filiera, come quella dei componenti per l’automotive, dipende dalla ripresa della produzione tedesca e del mercato, e gli incentivi vanno pensati attentamente. In generale, dopo i decreti visti finora, la tenuta va garantita da qui a marzo, aprile del 2021, quando ragionevolmente potrà iniziare una ripresa più vigorosa, virus permettendo, dentro cui potrebbe trovare anche spazio un piccolo boom economico».
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