Infrastrutture

Porto di Trieste, maxi hub ferroviario tra Europa e Far East

Progetto Rfi-Autorità di sistema per collegare le banchine alle stazioni di Cervignano e Villa Opicina. Obiettivo: potenziare le linee via treno per i container

di Marco Morino

Oltre 200 treni a settimana collegano il porto di Trieste con le aree produttive e industriali del Nord-Est italiano e del Centro Europa

4' di lettura

«La caratteristica principale del porto di Trieste è il fatto di essere soprattutto europeo. Ci occupiamo al 90% di un bacino di mercato che lavora per l’Europa, quella centrale, dell’Est e del Nord, di conseguenza impieghiamo molto i collegamenti ferroviari, esattamente l’opposto di ciò che avviene nel resto d’Italia e d’Europa, perché i nostri mercati di riferimento possono essere lontani anche un migliaio di chilometri».

Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, sintetizza così il legame indissolubile tra il porto di Trieste e la ferrovia. «Nel settore dei container - prosegue D’Agostino - collegato a tutto il traffico intercontinentale con il Far East, ben il 55% del movimentato che sbarca o si imbarca a Trieste usa la ferrovia. Questo indicatore è in continua crescita e già oggi supera la quota del 50% che l’Unione europea ha posto come obiettivo di trasferimento modale del traffico europeo di merci per il 2050».

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PORTO DI TRIESTE: IL BOOM DEI TRAFFICI NELL’ULTIMO QUADRIENNIO

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Lo scenario
Di container, per esempio, ne arrivano a migliaia dalla Turchia e da Trieste si inerpicano verso il Nord Europa, fino alla Scandinavia, all’Inghilterra e alla Polonia. Il porto (va ricordato che l’Autorità oltre a Trieste governa Monfalcone) si sviluppa in una logica pienamente intermodale, acquisendo quote di interporti (Cervignano e in futuro, forse, Pordenone). In questo scenario la ferrovia diventa ancora più strategica.

Il porto di Trieste è una realtà logistica delle più significative nel panorama italiano. Nel porto sono impiegati circa 2mila addetti che lavorano alla gestione delle diverse attività. Ha registrato negli anni scorsi uno degli incrementi più alti in Italia per il traffico di merci mantenendo la sua forte vocazione verso il sistema di trasporto ferroviario.

In particolare per tale modalità si è passati da circa 6mila treni annui nel 2015 ai circa 10mila del 2019, quasi raddoppiando i suoi volumi nel corso degli ultimi 4 anni (per volumi ferroviari è uno dei primi scali in Europa ed il primo tra i porti italiani). Si stima che, grazie al treno, i Tir tolti dalla strada siano circa 210mila l’anno (dato 2018). Inoltre la realtà portuale non può essere vista come astratta dal contesto circostante ma deve fare sistema con le infrastrutture a esso connesse per poter sviluppare appieno il suo potenziale.

Il progetto Trihub
Da queste considerazione condivise tra Rete Ferroviaria Italiana (gruppo Fs Italiane) e Autorità di sistema portuale nasce il concetto di Trihub.

Il Trihub è il progetto di sviluppo infrastrutturale che coinvolge e connette sistemicamente al porto di Trieste anche gli scali ferroviari limitrofi di Cervignano e Villa Opicina. Tali impianti hanno e avranno sempre più una funzione di interrelazione con le necessità del porto (ad esempio l’accumulo di merce per una situazione di congestione della infrastruttura portuale) e aiuteranno lo sviluppo e la crescita del sistema ferroviario anche a favore di uno sviluppo sostenibile. Gli investimenti di Rfi su Trieste si aggirano sui 200 milioni di euro.

Come detto l’obiettivo è quello di assecondare l’andamento di crescita del porto nei prossimi anni evitando situazioni di criticità e aprire un ponte privilegiato per i traffici tra i mercati dell’Estremo Oriente (Cina in primis) e l’Europa.

Nel dettaglio i progetti posti in essere sugli elementi del Trihub sono i seguenti:

1) la stazione di Trieste Campo Marzio, che è la principale infrastruttura a servizio del bacino portuale a ridosso delle banchine di carico e scarico portuale (molo V, VI e VII). Per Campo Marzio (110 milioni di euro di investimenti) sono state ultimati, da parte di Italferr la società di ingegneria del gruppo Fs, gli interventi per rinnovare e potenziare completamente l’impianto dotandolo di quattro binari con modulo fino a 750 metri (per incrementare la capacità di trasporto dei singoli treni); il completamento dei lavori, con attivazione per fasi, è previsto nel 2024. Inoltre la stazione sarà nuovamente collegata con Villa Opicina attraverso la “linea Transalpina”, oggi inutilizzata, di cui è previsto il ripristino nel corso del prossimo anno;

2) oltre alla stazione di Trieste Campo Marzio si sta lavorando per riattivare la dorsale portuale (Trieste Servola e Trieste Aquilinia) che potrà inviare treni direttamente verso la linea Venezia-Trieste, attraverso la riattivazione della bretella Bivio San Giacomo–Bivio Cantieri, costituendo un vero e proprio polo di generazione/attrazione delle merci complementare a Campo Marzio stesso.

Anche le altre stazioni del Trihub si rinnovano; in particolare per Villa Opicina, oltre agli interventi di ultimo miglio, è previsto l’inizio dei lavori per il nuovo piano regolatore generale già nel prossimo anno; mentre per Cervignano si sta definendo la fase progettuale del complesso degli interventi che riguarderanno lo scalo (interventi di ultimo miglio con moduli di 750 metri e allungamento asta interporto) che saranno in ogni caso preceduti da una azione di rinnovo dell’apparato che gestisce i binari dello scalo.

L’accordo con la Bei
Anche l’Unione europea sostiene lo sviluppo ferroviario del porto di Trieste. La Bei ha concesso un prestito di 39 milioni all’Autorità di sistema nell’ambito del progetto TriesteRailPort. A questi finaziamenti si aggiungono 6,5 milioni da parte della Ue con i fondi Cef (Connecting Europe Facility). L’obiettivo del progetto è l’aumento di capacità ed efficienza delle operazioni ferroviarie nell’area di servizio portuale. Durante la realizzazione dei lavori, l’occupazione crescerà di 400 addetti per anno. Due gli ambiti di intervento: la ridefinizione del layout ferroviario del porto per consentire la piena operatività degli accessi ferroviari a più treni contemporaneamente di lunghezza fino a 750 metri; il ripristino dei raccordi ferroviari industriali per le aree Wartsila ed Ex Aquila.

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