Portovesme, riesplode la rabbia dopo la fumata nera sulla vertenza
Un’assemblea permanente è stata proclamata alla fonderia di San Gavino con tanto di tende sul tetto, piazzate da quattro operai, mentre altri tre loro colleghi si sono incatenati ai tornelli dell’impianto
di Davide Madeddu
I punti chiave
3' di lettura
Riesplode la rabbia tra gli operati di Portovesme dopo l’incontro al Mimit sulla vertenza della Portovesme srl, che ieri non ha fornito soluzioni soddisfacenti per i sindacati. Un’assemblea permanente è stata proclamata alla fonderia di San Gavino con tanto di tende sul tetto, piazzate da quattro operai, mentre altri tre loro colleghi si sono incatenati ai tornelli dell’impianto a Portovesme. La mobilitazione anticipa, in qualche modo, la riunione convocata dai sindacati per lunedì mattina sulle prospettive dei due siti industriali del Sulcis e del Medio Campidano, dove sono rischio complessivamente circa 1.450 posti di lavoro.
“La Rsu della Portovesme Srl, stabilimento di San Gavino Monreale, visto l’esito negativo dell’incontro avvenuto stamane al Mimit, la presa di posizione dell’azienda nel non riavvio degli impianti fermi o in manutenzione, la comunicazione pervenuta in questi giorni sull’apertura della Cigs, con conseguenti proposte di cassa a zero ore senza un margine di trattativa per tutti i lavoratori coinvolti e l’imminente cessazione del rapporto di lavoro degli interinali e ditte di appalto dichiara lo stato di agitazione con un’assemblea permanente all’interno dello stabilimento in attesa che l’azienda riveda la propria presa di posizione unilaterale”. È quanto si legge in una nota della rappresentanza sindacale unitaria della fonderia del Medio Campidano.
Riunione a vuoto
Ieri, l’incontro al ministero delle Imprese e Made in Italy non è servito a chiudere la partita che tre settimane fa aveva visto gli operai asserragliarsi a 150 metri si altezza nella ciminiera dell’impianto Kivcet di Portovesme per sollecitare soluzioni per la vertenza della fabbrica metallurgica del Sulcis. Nodo da sciogliere è quello dell’energia con gli alti costi che hanno spinto l’azienda che produce piombo, zinco, oro, argento rame oltre a acido solforico, a sospendere la linea piombo e fare ricorso alla cassa integrazione a rotazione per i 1200 dipendenti.
Il vertice
Nel corso dell'incontro al ministero, presieduto dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto e a cui hanno partecipato sindacati, Regione Sardegna e azienda, si è fatto il punto sulle misure in campo che prevedono un credito di imposta al 45% per i prossimi tre mesi (il resto dell'importo e durata saranno da definire nel corso del prossimo Consiglio dei ministri), le compensazioni sulla misura dell'interrompibilità (che l’azienda già utilizza) capaci di incidere per 20 euro a megawattora sul costo della bolletta. Con il risultato che davanti a una tariffa a 124 euro a megawattora si andrebbero a pagare 55 euro a megawattora. Quindi l’invito a riattivare la produzione.
L’azienda
La soluzione prospettata, per l’azienda che già utilizza la misura dell'interrompibilità e chiede soluzioni strutturali e di prospettiva (con un orizzonte di due anni almeno), non sarebbe stata ritenuta sufficiente per tornare indietro sulle decisioni. Di parere opposto i sindacati: «Ognuno – commenta a caldo Francesco Garau, segretario della Filctem Sardegna – deve assumersi le proprie responsabilità e farsi carico dei doveri. Per questo diciamo che l’azienda deve riattivare la produzione e bloccare la cig che ha aperto per i dipendenti».
Sindacati sulle barricate
A rincarare la dose Filctem, Femca e Uiltec. «Da oggi – scrivono – registriamo che a Portovesme esistono tutte le condizioni perché gli impianti produttivi riprendano l’attività. Ma è necessario che l’azienda, controllata dalla multinazionale Glencore Spa, faccia marcia indietro rispetto a una scelta unilaterale che ha messo ha rischio i livelli produttivi ed occupazionali».
Ricordando che lo stabilimento di Portovesme è «un sito d’importanza strategica nazionale ed è l’unico produttore italiano di zinco e piombo da primario», i sindacati sottolineano che «è inaccettabile che la proprietà si aspetti da parte del Governo ulteriori risorse pubbliche per ridurre il costo dell’energia, per sostenere gli ammortizzatori sociali, per garantire una ipotetica conversione industriale. La Portovesme Srl può godere di un prezzo accessibile dell’energia, della condizione energetica di interrompibilità, del mantenimento del regime agevolato del credito d’imposta. Il gruppo Glencore Spa e la società controllata in questione non hanno più alibi. Non possono che riprendere l’attività, riattivare la produzione». Per lunedì mattina è prevista l’assemblea dei dipendenti diretti che già annunciano, a partire dai prossimi giorni, l’avvio di una nuova mobilitazione.
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